Se c'è una categoria di persone che è stata finora duramente colpita dagli effetti collaterali dalla psicosi Coronavirus, è quella comunità dei liberi viaggiatori, di cui io sento di far parte senza alcun dubbio.
Per la prima volta nella mia vita non è un confine fisico o un confine tracciato ad impedire alla comunità dei liberi viaggiatori di viaggiare per il globo, ma la semplice appartenenza ad una nazionalità unito al semplice fatto di aver solo in teoria "inalato" o "assorbito" il "super cattivo" di questa storia che tanto sa di fumetti e fantascienza.
Per la prima volta nella mia vita mi ritrovo ad avere il "passaporto sbagliato", ad essere nato nel "paese sbagliato",provenire dal "paese sbagliato".
E questo ditemi non vi ricorda qualcosa?
Mentre noi combattiamo con la realtà e le psicosi legate al virus e vediamo tutti i porti e aeroporti gradualmente chiusi come in un Risiko, e forse per la prima volta sperimentiamo l'esclusione, c'è chi alle porte dell'Europa che conta, quella che aveva addirittura ipotizzato di sentirsi unita, bussa con la forza della disperazione da mesi da anni senza essere ascoltato, ma anzi vien respinto e ora chiede con forza di entrare.
Per una volta abbiamo qualcosa in comune con questa massa di persone escluse dalla storia, quelle che De Martino mirabilmente descriverebbe in una nuova edizione de "La Fine del Mondo", il passaporto, la provenienza, la direzione sbagliata.
E così mentre queste persone che hanno perso tutto si dirigono con la forza della disperanza in direzione ostinata e contraria, noi sperimentiamo per la prima volta l'esclusione, il sospetto, il disprezzo.
Non siamo più italiani brava gente (ma non lo siamo mai stati in realtà) siamo ora untori, faciloni, inconcludenti, quasi dei primitivi che si aggrappano a credenze tipiche del sud del mondo, e forse un po' lo siamo.
Cosa ci differenzia però da queste persone in cerca di nuova vita?
La sicurezza, la speranza che tutto questo passerà e che ricominceremo di nuovo a volare, camminare, pedalare verso una meta che abbiamo scelto liberamente e che sarà solo e unicamente nostra.
Se c'è qualcosa di buono che ci deve insegnare questa emergenza, è l'apprezzare un valore incommensurabile che ha il nome di libertà, che si coniuga alla perfezione con la speranza, il rispetto, la resilienza, una nuova vita forse più piena di quella precedente.
Chissà se riflettendo profondamente in queste sere casalinghe non troveremo davvero qualcosa che di profondo ci lega con gli esclusi dalla storia di questo millennio e riusciremo a sentirli almeno per un momento toccante della nostra vita ... Fratelli.
Vi auguro di uscire da questa storia con la consapevolezza che è meraviglioso essere liberi insieme a tante altre persone libere.
Buon viaggio sempre e comunque.
Per la prima volta nella mia vita non è un confine fisico o un confine tracciato ad impedire alla comunità dei liberi viaggiatori di viaggiare per il globo, ma la semplice appartenenza ad una nazionalità unito al semplice fatto di aver solo in teoria "inalato" o "assorbito" il "super cattivo" di questa storia che tanto sa di fumetti e fantascienza.
Per la prima volta nella mia vita mi ritrovo ad avere il "passaporto sbagliato", ad essere nato nel "paese sbagliato",provenire dal "paese sbagliato".
E questo ditemi non vi ricorda qualcosa?
Mentre noi combattiamo con la realtà e le psicosi legate al virus e vediamo tutti i porti e aeroporti gradualmente chiusi come in un Risiko, e forse per la prima volta sperimentiamo l'esclusione, c'è chi alle porte dell'Europa che conta, quella che aveva addirittura ipotizzato di sentirsi unita, bussa con la forza della disperazione da mesi da anni senza essere ascoltato, ma anzi vien respinto e ora chiede con forza di entrare.
Per una volta abbiamo qualcosa in comune con questa massa di persone escluse dalla storia, quelle che De Martino mirabilmente descriverebbe in una nuova edizione de "La Fine del Mondo", il passaporto, la provenienza, la direzione sbagliata.
E così mentre queste persone che hanno perso tutto si dirigono con la forza della disperanza in direzione ostinata e contraria, noi sperimentiamo per la prima volta l'esclusione, il sospetto, il disprezzo.
Non siamo più italiani brava gente (ma non lo siamo mai stati in realtà) siamo ora untori, faciloni, inconcludenti, quasi dei primitivi che si aggrappano a credenze tipiche del sud del mondo, e forse un po' lo siamo.
Cosa ci differenzia però da queste persone in cerca di nuova vita?
La sicurezza, la speranza che tutto questo passerà e che ricominceremo di nuovo a volare, camminare, pedalare verso una meta che abbiamo scelto liberamente e che sarà solo e unicamente nostra.
Se c'è qualcosa di buono che ci deve insegnare questa emergenza, è l'apprezzare un valore incommensurabile che ha il nome di libertà, che si coniuga alla perfezione con la speranza, il rispetto, la resilienza, una nuova vita forse più piena di quella precedente.
Chissà se riflettendo profondamente in queste sere casalinghe non troveremo davvero qualcosa che di profondo ci lega con gli esclusi dalla storia di questo millennio e riusciremo a sentirli almeno per un momento toccante della nostra vita ... Fratelli.
Vi auguro di uscire da questa storia con la consapevolezza che è meraviglioso essere liberi insieme a tante altre persone libere.
Buon viaggio sempre e comunque.
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