lunedì 28 dicembre 2020

Pensando al futuro che verrà !

Questo era il periodo dell'anno in cui si facevano i primi progetti per l'anno a venire. Alcune volte erano solo degli abbozzi, delle previsioni, delle speranze, in molti casi si trattava di certezze. In questi ultimi giorni dell'anno con i Rockers (i due Fabio e Roberto) iniziavamo a programmare l'estate "rock" dell'anno successivo con la scelta e la prenotazione dei concerti "must see" dell'anno successivo. Era successo anche un anno fa e meno male che avevamo comprato solo i biglietti dei Pearl Jam e dei Kiss, concerti che vengono riproposti anche quest'anno ma che chiaramente potrebbero di nuovo saltare a meno di non chiedere certificazione vaccinale all'ingresso. Era poi il periodo in cui inziavo a programmare i miei viaggi in compagnia o solitari. L'anno si sarebbe apeerto con quello che è ormai da anni un classico di inizio anno, il Festival Kustendorf tra i monti al confine tra Serbia e Bosnia di cui ho già narrato in un breve Diario di Viaggio (https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/racconti/486684/diari-di-viaggio-5/?fbclid=IwAR0s-zKpGrBMHe2aarwQ6uyMTJgvBeHRgv3XzvBSalkOS571U0JxfgSfbbk) ma di cui finalmente ho qusi pronto un libro che racconta non solo il festival ma la storia di terre di confine in cui si sono incontrati e scontrati mondi diversi. Un luogo ricco di narrazioni alcune di difficile interpretazione,ma che non riescono assolutamente a "inquinare" i luoghi meravigliosi che vi invito appena possibile a visitare. Era questo il periodo dell'anno in cui, come detto, si iniziavano a programmare i viaggi. Ammetto di essere un balcanocentrico, e che molti viaggi avrebbero avuto come cuore l'ex Jugoslavia e la Bulgaria un paese scoperto quasi per caso qualche anno fa e che mi affascina sempre di più, ma ci sarebbe stato sicuramente molto altro. Ci sarebbe stato il mare, sicuramente, e qualche breve viaggio verso la Spagna che è stata per anni luogo di seconda residenza, o il Portogallo che mi affascina e mi commuove sempre. Sarebbe stato ... Mi accorgo di parlare al passato già di un anno ancora da venire, e questo non è bello, e allora guardiamo a quanto fatto comunque in un anno "sbagliato" come questo 2020. Ognuno ha esorcizzato le sue paure come ha potuto, io l'ho fatto nel modo, che penso, so fare meglio, scrivendo, spesso solo per me altre volte condividendo con gli altri paure e speranze. Da questo tentativo di condivisione sono nate alcune piccole cose che in questo finale di anno voglio ricodarvi sperando vi piaccia leggerle o rileggerle. Ho tenuto su questo blog una sorta di Diario della prima quarantena (Safe Area Italy) che inizia il 10 marzo del 2020 con il primo post sul blog (http://trabalcanieatlantico.blogspot.com/2020/03/safe-area-italia-la-vita-quotidiana-ai.html) e che continua per una paio di mesi in modo come sempre frammentario. Ho deciso di aderire all'iniziativa della Professoressa Anna Iuso donando il Diario all'Archivio della Quarantena i cui materiali saranno custoditi nel Laboratorio di Antropologia delle immagini e dei suoni Diego Carpitella (https://www.uniroma1.it/it/notizia/racconta-la-tua-quarantena-diventa-parte-della-storia-di-questo-presente?fbclid=IwAR1lw4XyNtOsIsWxQZiIlOk_agk3MNgL8gGv32KlUgN8dvg7CmPpiAlHu_s) a memoria di quanto vissuto. Sempre in abito antropologico ho scritto anche una breve riflessione sulla perdita di senso, partendo da un brano tratto da quel meraviglioso libro di De Martino, "La Fine del Mondo", che propone chiavi di lettura anche per il nostro presente. Il contributo "La fine del mondo come lo conosciamo" lo trovate sulla pagina dell'ANPIA (https://anpia.it/la-fine-del-mondo-come-lo-conosciamo/). La riflessione su quanto stavamo vivendo si è legata alla solidarietà. E' stato un piacere e un onore contribuire a due volumi pubblicati dalla casa editrice Infinito Edizioni di Luca Leone i cui proventi sono andati e ancora possono essere dati in beneficienza. Il racconto "Cenere" è stato inserito nell'antologia "Il Prima e il Dopo" (https://www.infinitoedizioni.it/news/dal-contest-il-prima-e-il-dopo-disponibile-le-book/) i cui proventi vanno all'associazione Agop onlus associazione di oncologia pediatrica (https://www.agoponlus.com/?gclid=Cj0KCQiA_qD_BRDiARIsANjZ2LBuy9x0fwCWiq_VRWr45gazCFPxClAmNcdOQAm6TocJjFoYif9HQlAaAsNSEALw_wcB). Una seconda riflessione che riprende una frase ben conosciuta del giornalista sportivo Ezio Luzzi "Nel periodo non collegato" è stata pubblicata nell'e-book "Vicini e Lontani. Riflessioni dopo la tempesta" (https://www.infinitoedizioni.it/prodotto/vicini-e-lontani-e-bookemozioni-dopo-la-tempesta/) i cui proventi vanno all'associazione Spid Club primo gruppo di nuoto per ragazzi con disabilità fondato in Bosnia nel 2015. Esorcizzando le paure e immaginando mondi uronici sono ritornato a parlare dei miei amati fumetti e lo devo anche da una grande persona, Mario Benenati, che dopo aver recuperato alcune mie vecchie recensioni per Glamazonia, mi ha spinto a scrivere ancora di fumetti e a partecipare ad un grande progetto in memoria di Gianni Rodari. Durante il lockdown di marzo-maggio 2020, ho iniziato a rileggere tutte le opere dell'Universo Eternauta e sul sito di Fumettomania trovate in quattro densissime puntate la mia analisi di opere in alcuni casi ancora inedite in Italia (https://www.fumettomaniafactory.net/il-primo-eternauta-storia-di-un-capolavoro-di-un-romanzo-incompiuto-e-la-costruzione-di-un-nuovo-mondo/). Il mio contributo invece all'interno del progetto per i 100 anni di Rodari lo trovate invece qui https://www.fumettomaniafactory.net/rodari-il-pioniere-e-il-partito-cronaca-di-una-scoperta/. Due racconti brevi a cui sono molto legato sono stati pubblicati su due siti web e spero trovino presto pubblicazione cartacea. Il primo è frutto di una partecipazione ad un progetto meraviglioso. L'associazione culturale Civico Zero acquista all'asta un pacco di rullini mai sviluppati e scopre che si tratta di foto di una famiglia vissuta nella conurbazione di Randstad (una serie di paesi compresi tra Amterdam e Rotterdam) negli anni sessanta del novecento. L'Associazione al fine di raccogliere fondi per lo sviluppo delle tante foto, ha la bellissima idea di indire un concorso. Ad ogni partecipante verrà inviata una foto e da quella foto lo scrittore dovrà "inventare" una storia. La mia s'intitola "Oltre la tenda" ed è una piccola storia di donne alle prese con ricordi dolorosi e riconciliazioni mancate la trovate qui https://randstad1969.com/2020/10/26/oltre-la-tenda-di-damiano-gallinaro/). Un'altra storia di dolore e violenza archetipo di tante storie vere di donne violate e abusate durante i mai dimenticati conflitti in terra ex Jugoslava è quella che è ospitata dalle pagine di Sguardo ad Est, "Sale e Argento. La Storia di Mirjana" (http://www.sguardoadest.it/new_blog/sale-e-argento-la-storia-di-mirjana/). Tante sono però ancora le piccole, grandi cose che ancora restano nel cassetto in attesa di essere pubblicate, ma ho imparato che non bisogna avere fretta ogni cosa ha il suo tempo. E così sul finire di quest'anno difficile con la mia amica Nadia (A me mi piace viaggiare https://www.facebook.com/amemipiaceviaggiare) stiamo lavorando sul mio nuovo sito personale in cui troverete tutto il mio mondo. E poi segnatevi questa data 1 febbraio 2020, un mio lavoro esce dal circuito dell'autopubbicazione e trova un suo degno posto nel mondo editoriale (non che l'autoproduzione non lo sia ma questo è una riflessione per un altro post), stay tuned. E' tutto o quasi, qualcosa dimentico di sicuro. Vi auguro, non so in realtà cosa augurarvi realmente, vi auguro di "ritonare a vivere", di riassaporare la libertà che tanto davamo per scontata, di respirare a pieni polmoni l'aria di mare e di abbracciare di nuovo chi vi ama. Buon viaggio nel 2021.

sabato 19 dicembre 2020

Vlada, Ciro e il miracolo di Natale

Vlada si accende la sigaretta e guarda nel buio della notte che viene, prende il visore ad infrarossi e scruta nel buio alla ricerca di qualcosa. E' una sera come tante, tranquilla senza molto da dire, lunghe ore l'aspettano da passare nella notte. Ad un certo punto si volta e sente un rumore tra i cespugli, sa benissimo chi è. "Ehi Ciro", esclama Vlada, "anche oggi tardi eh ? Cos'è MIlena ti ha trattenuto più del dovuto?" Ciro getta la sigaretta: " Eh sai amico è così ... Milena è una donna che quando ti prende non ti lascia più ". "Stai attento amico ... non posso coprirti sempre ... e poi ha un marito no? "Ah non è un problema ... il marito lavora sempre alle miniere ... e torna solo il fine settimana e io il fine settimana sono sempre da un'altra parte" , ride sornione " qui come va? Tutto tranquillo?". Vlada sarcastico: " Mi fa piacere che ti interessi anche di questo ... ". Vlada riprende il visore e guarda nel buio sospirando: " Come sempre ... d'altronde chi vuoi che attraversi questo confine posto nel nulla ... che divide tre paesi ... in una notte come questa ... è davvero impensabile ... " guarda nel vuoto poi si scuote: " a proposito ... hai portato la Rakja?". Ciro estrae qualcosa da una sacca: " Si si ... chiaro ... tutto pronto ... la famosa Rakja di Milena però te lo dico fratello ... troppo alcool ti farà male ... ". Vlada sorride: " Da quand’è siamo fratelli ... a te invece il troppo sesso ti farà ammazzare ...". Ciro si siede sulla scomoda sedia in ferro e si stiracchia: " Una volta eravamo fratelli ricordi?". Vlada: " Una volta ... hai nostalgia della stella rossa?". " La squadra di calcio " ride Ciro. Vlada scuote il capo: " E dai che hai capito ...". Il tempo passa tra uno scherzo e l'altro, una barzelletta e qualche riflessione seria indotta dalla rakja, cose da soldati, così per passare il tempo, qualche filmato su youtube, o su altri portali che qui è meglio non menzionare. Le palpebre ogni tanto si appesantiscono, l'aria diventa più fredda e la stufetta non riesce più a riscaldare, neppure l'alcool sembra fare effetto. Qualcosa sta cambiando nell'aria e Vlada lo percepisce. "Ehi Ciro sento che qualcosa cambia nell'aria". Ciro che si era assopito si scuote: "Si? Cos'è ti duole il ginocchio ferito a Foca?" Vlada scuote il capo: " No ... sul serio ... c'è qualcosa di strano nell'aria ... qualcosa di impercettibile come se qualcosa stesse per accadere ... ". Ciro si alza e si avvicina al vetro: "Dai dai ... passami il visore ti faccio contento ... scruterò ancora nel nulla come sempre ...". Ciro prende il visore se lo porta al viso e per un lungo, lunghissimo tempo guarda in quello che loro hanno sempre considerato il nulla. "Vlada ..." "Si..." "Mi sa che avevi ragione ... non riuscirai ad immaginare cosa sto guardando nel visore ..." Vlada si fa passare il congegno e guarda anche lui in quello che hanno sempre considerato "il vuoto", e che ora sembra essere colmato dalla presenza di sei forme vitali rilevate dall'infrarosso, apparentemente umane e che avanzano nel buio. "MI sembra incredibile Ciro ... c'è gente che viene verso di noi ...". "Che siano animali?" riflette Ciro. "Ma no guarda ... sono forme umane te lo assicuro ... e si avvicinano eh ..." Ciro d'istinto mette mano al suo fucile si cala il cappello esce dalla garitta e lo punta nell'oscurità, Vlada invece resta nella garitta, in attesa di capire cosa stia accadendo davvero. E alla fine avviene qualcosa, miracolo, disgrazia, sorpresa, umano e inumano allo stesso tempo. Alcune persone emergono dal buio cosmico di questo bosco ancestrale su un percorso che neanche i camionisti preferiscono e pochi contadini attraversano. Vlada e Ciro si guardano e comprendono come la loro vita sta per cambiare del tutto. Ciro si scuote: "Ma chi sono queste persone?" Vlada leggermente infastidito: " Ah guarda Ciro non riesco a capire, sono ancora troppo lontane ... proviamo a spaventarli, proviamo ad urlare ..." Così nel cuore della notte iniziano ad urlare nel buio, intimando l'alt, cercando in qualche modo di far comprendere che stanno per attraversare una frontiera, perchè forse non se ne rendono neanche conto, ma la frontiera esiste anche in piena montagna. Poi quel che accade è sospeso nei ricordi di questi uomini resi duri dalla vita militare, più delle volte apatici, che non riescono a dare un senso alla loro vita, e si trascinano giornalmente tra alccol e donne. Quel che sta per accadere cambierà la loro vita apparentemente in modo impercettibile ma in modo irreversibile. Quelle che si trovano davanti sono sei persone " Sono due donne ... due bambini e due uomini ..." esclama Vlada sorpreso. "Da dove possono essere partiti? Il primo villaggio nei dintorni è a una ventina di chilometri e poi li conosciamo tutti ... chi di loro si metterebbe in marcia a piedi di notte? " . Vlada non parla, più guarda nel vuoto abbracciando il suo fucile in preda ad un forte presentimento. Improvvisamente uno degli uomini si pianta davanti a Vlada, si inginocchia per terra e alza le mani, poi è la volta del secondo uomo che giunge le mani in segno di preghiera e quasi stramazza al suolo e poi le due donne velate che si avvicinano e infine una bambina e un bambino piccoli, impauriti, infreddoliti da una notte che è sempre più fredda al confine del nulla. Ed eccoli davanti a questi due militari la cui vita sta per cambiare. "Vlada" esordisce Ciro rompendo il silenzio "penso siano migranti profughi ... non so ... dobbiamo chiamare qualcuno ... ". Ciro sorride amaro: " E chi vuoi che chiamiamo ... il Comandante? Neanche ci crederà e se ci crede sono solo problemi ... guarda sono distrutti ...". Vlada scuote il capo : "Si ma ... il nostro dovere ... è chiamare il Comandante ... devono essere ... come dire ... respinti ... non possiamo ospitarli ... il nostro paese non ha neanche dei centri adatti ... non si è mai visto che dei rifugiati passino per il nostro paese ... ma lo sanno dove sono finiti? Si saranno sicuramente sbagliati ...". Ciro china il capo e getta il mozzicone di sigaretta: " Beh ... forse sbagliando strada sono capitati nel posto giusto ... ". Vlada è sorpreso: " Che vuoi dire su ... sii realistico". Ciro lo guarda con serietà: " Hai forse dimenticato il dovere di accoglienza che da sempre è sacro tra le nostre genti? Nessuno deve sentirsi straniero e abbandonato se attraversa il nostro suolo." Vlada scuote il capo: " Non ... non ho dimenticato ... ho solo paura per loro e chiaramente paura per noi ...". Nel frattempo davanti a loro i due uomini non si sono mossi, uno è ancora a mani giunte l'altro quasi prono per terra, i bambini presto iniziano a piangere, le donne li stringono a se. E questi due militari il cui unico pensiero era su come avrebbero passato il giorno libero da li a poche ore sembrano come scuotersi da un sogno o da un incubo, e si avvicinano in modo guardingo a queste persone Ciro con il fucile spianato, Vlada con il visore penzolante dal collo. Si avvicinano e cercano di parlare con questa gente venuta dal nulla, tentano nella loro lingua, ma i due uomini guardano impauriti, sembrano non capire, poi tentano con uno stentano inglese, chiedono da dove vengono e dove sono diretti. Uno degli uomini sussurra: "Afghanistan". Ciro ha un groppo in gola: "Afghanistan ... da così lontano ... incredibile ...", e pure lui che è un uomo che molto ha già vissuto, ha vissuto sulla propria pelle l'odio e il pregiudizio il dolore, ha un attimo di esitazione, si gira verso Vlada che è quasi paralizzato e che sembra abbia le lacrime agli occhi, ma forse è il freddo della notte, e non riesce a pronunciare altro. "Noi abbiamo il dovere ... li dovere di avvisare che questa gente è qui ..." ribadisce Vlada ora però sempre meno sicuro. Vlada è il superiore diretto di Ciro, tocca a lui decidere, sta per prendere la radio ma si volta di nuovo verso Ciro e poi inaspettatamente dice nella sua lingua agli sventurati "Hajde", “forza seguitemi”, e li invita ad entrare nella piccola garitta dove alloggiano durante il turno. I due uomini si guardano in modo interrogativo, non sanno se possono fidarsi, poi guardano le donne che stringono i bimbi e allora decidono di accettare l'invito del militare. Nella garitta non fa caldo, ma neanche freddo, i due uomini si guardano intorno, ci sono dei nudi di donne alle pareti, istintivamente coprono gli occhi dei bimbi, mentre i militari imbarazzati cercano goffamente di coprirli o di strapparli dalle pareti. Una delle due donne seppur a capo chino sorride, non deve avere molti più anni di Vlada e Ciro. I due bambini si siedono per terra, guardano i bicchieri e la grappa, non ci sono biscotti ne latte, uno dei due uomini fa segno di avere fame. Ciro si scuote: " Biscotti si ... ora chiamo ...". Vlada lo blocca: "Chi il Comandante? e gli dici che abbiamo bisogno di biscotti?" Ciro continua: " Si certo guarda ... qui avamposto Est a Base ..." "Avanti", una voce gracchiante dall'altro lato dell'etere. "Comandante abbiamo bisogno di ... biscotti ... latte ..." Una risata decisa e sonora dall'altra parte prelude al seguito: " E da quanto hai bisogno di biscotti Ciro ... non ti basta il tuo che inzuppi sempre nel latte degli altri... ? Che cosa vi siete bevuti? cos'è magari volete anche del formaggio pane , una bella scampagnata vero?" Ciro si porta le mani al viso: "Signore venga qui e capirà ...". Dall'altra parte un grugnito: " Se mi state prendendo per il culo stavolta vi mando dove sapete ... sono stanco di sopportare le vostre stranezze ... sto per venire li e spero proprio che abbiate un vero motivo per tutto questo ... ah e sia ben chiaro che non ho biscotti ne latte..." I due militari restano in attesa, mentre gli ospiti imprevisti in silenzio cercano di capire dove sono finiti. I bambini sono curiosi e così iniziano a giocare con alcuni oggetti che si trovano all'interno della garitta. Vlada e Ciro cercano di evitare il peggio e i bimbi intimoriti ritornano nel loro angolo. Dopo qualche decina di minuti arriva una macchina e ne scende il Comandante di Guarnigione, lo sguardo tra l'assonnato e il severo, accompagnato dal suo attendente. Guarda i due e scuote il capo, poi guarda verso la garitta e resta di pietra. Si avvicina, apre la porta e guarda a lungo in silenzio i sei malcapitati, difficile comprendere cosa passi per la sua mente, sembra quasi avere difficoltà a reprimere qualcosa che sale dal profondo. Senza voltare il capo chiama con un segno Vlada e Ciro che si avvicinano timorosi:" Chi sono ?" Ciro parla in modo diretto: " Chi sono signore? Provi a immaginarlo ... per quanto possa sembrare impossibile che siano arrivati fin qui." Il Comandante scuote il capo: " Avranno sbagliato strada ... nessuno viene nel nostro paese a chiedere asilo, passerebbero solo dalla padella alla brace ... non abbiamo neanche un vero paese ... non sappiamo neanche noi chi siamo ... ditemi qualcosa in più ..." Ciro ironico: " Perchè non prova a chiederlo a loro ...". Il Comandante lo guarda: " Sei sempre il solito idiota ..." Vlada si avvicina al Comandante: "Che facciamo ora?" L'uomo è interdetto guarda i due bambini, poi le due donne e quei due uomini umiliati e ricorda qualcosa che da sempre cerca di cacciare via nel profondo del suo animo, sbuffa, abbassa il capo poi si rivolge verso i due militari: " E' Natale quasi no ... tu Vlada non sei cattolico?". Vlada annuisce. Si rivolge verso Ciro: " Fai così va dalla tua amica Melania ...". Ciro si inalbera: " Ma Signore cosa vuole insinuare ...". Il Comandante sorride: " Ma se lo sanno tutti ... comprese le pietre ... tranne il marito che ha la testa e il cuore duro come la pietra ..." guarda di nuovo di bambini " va da lei e fatti dare qualcosa da mangiare e da bere e delle coperte ... e ... domani li voglio lontani da qui ...". Vlada si avvicina al Comandante: " ma Signore se lo scopre qualcuno?". "Sono io quel qualcuno che dovrebbe scoprirlo no? Quindi ..." il Comandante guarda di nuovo verso le sei persone e poi di nuovo Vlada e Ciro "voi non ricordate ... io si ... se avessimo avuto anche noi qualcuno pronto ad aiutarci chissà se non fosse finita in modo differente .... E' vero portiamo delle divise e siamo in qualche modo addestrati ad offendere ... ma chi c'è da offendere stanotte qui? La vita stessa è stata già offesa ... possiamo solo guadarci un pezzo di purgatorio se qualcuno ci crede ... stanotte ...". Vlada si allontana guarda Ciro e lo invita ad andare. Ciro quasi corre verso il case sparse a ridosso del confine. Dopo una mezz'ora arriva Melania, bella come un Madonna che porta ai disperati pane e speranze. I miliari si allontanano, il Comandante dice: " Lasciamo che sia la grazia e la dolcezza dell'essere madre a prendersi cura di loro ... ci sono momenti in cui ci si può fare solo da parte ...". Ciro e Vlada guardano quell'uomo che hanno spesso mal giudicato e si guardano a vicenda, sono forse migliori di quanto vogliono apparire. Melania si volta verso Ciro ha il volto raggiate di chi è pronta ad amare sempre. E arriva l'alba e con se il Natale. Ciro pone una mano sulla spalla di Vlada " Buon Natale fratello". Vlada non risponde per lui rispondono gli occhi colmi di lacrime. Dopo qualche minuto Vlada riesce a parlare: " Non sta accadendo vero? Lo stiamo sognando sarà stata la troppa rakja ...". Il Comandante si appresta ad andare via : " vedila come vuoi Vlada ... a me sembra solo un grande miracolo , ma tra poco per questa gente l'incubo continuerà mentre noi saremo nel caldo del letto ... ma per qualche ora ... beh ... che sia Natale anche per loro che ci credano o no ...". L'alba sorge piena di colori tenui e speranze appena fiorite, Vlada prende il suo sacco e raccoglie le sue cose, Ciro passa il braccio sulle spalle di Milena, mentre davanti a loro sei esseri umani si apprestano ad un nuovo giorno di cammino cercando una via verso un domani migliore, sperando di incontrare ancora uomini di buona coscienza. Che sia Natale sempre, anche oggi, anche in questo tempo sbandato e sospeso. Perchè a volte i miracoli accadono.

lunedì 7 dicembre 2020

Skrei: in viaggio con Valentina Tamborra nelle terre estreme.

" A Skirda in antica lingua vichinga significa viaggiare, migrare, muoversi in avanti, da questa espressione deriva il termine Skrei". Lo skrei è anche un particolare tipo di merluzzo norvegese che compie ogni anno una vera e propria migrazione nel Mare di Barents verso acque più calde della costa norvegese. Ed è proprio il viaggio al seguito non solo dello Skrei ma soprattutto dei coraggiosi e tenaci pescatori norvegesi quello che negli ultimi anni ha impegnato Valentina Tamborra. Ho conosciuto Valentina quasi per caso ( ma poi esiste davvero il caso? O due persone sono per qualche motivo destinate a incontrarsi?) in occasione di un convegno sulle culture del mondo nella Bassa Bergamasca, così colpita a marzo scorso dalla terribile pandemia che stiamo vivendo. Quello che mi ha colpito subito di Valentina è la profondità dello sguardo che trasmette anche ai suoi lavori, che hanno uno sguardo etnografico. Dovevamo anche tentare di portare avanti insieme un progetto, ma alla fine anche per la mia mancanza di tempo non se n'è fatto nulla ma non si può mai dire, ma ho continuato a seguire Valentina nel suo viaggio, anzi nei suoi viaggi affascinato dal mondo che ci raccontava. Valentina ci racconta una storia di migrazione , di ricerca , di scoperta che parte addirittura da Venezia, perchè veneziano era Pietro Querini che nel 1432 naufragò con il suo equipaggio alle Lofoten scoprendo un mondo fantastico. Valentina si fa accompagnare nel viaggio da un discendente di Querini descrivendo un viaggio che è quanto mai attuale e che partendo dall'Archivio Vaticano tocca Venezia , Svolvaer, Henningsvaer e infine l'isola di Rost , l'isola più a Nord della contea di Nordland. Skrei è anche una Mostra che è stata inaugurata a Milano presso la Fondazione Stelline il 3 novembre e al momento solo "sospesa" come il tempo che stiamo vivendo, in attesa di riprendere il suo viaggio. Qui trovate i link :https://stelline.it/it/la-fondazione/mostre/skrei-il-viaggio-03 22112020, mentre a questo link a questo link trovate una bella presentazione della mostra https://www.youtube.com/watch?v=gmoW06FWZus trovate un bel video della presentazione della mostra. Il viaggio di Valentina continua e chissà dove ci porterà nei prossimi mesi, seguite gli aggiornamenti sul suo sito ufficiale www.valentinatamborra.com Spero di avervi incuriosito. Se volete acquistare il bellissimo libro fotografico di Valentina ecco il link: https://www.silvanaeditoriale.it/libro/9788836647026. Buon viaggio sempre.

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...