giovedì 27 agosto 2020

Coex 2020: In viaggio nella Jugosfera. Quindici anni di nomadismi balcanici. Presentazione progetto personale.

 



Damiano Gallinaro

Letteratura e video

 

2005-2020: In viaggio nella Jugosfera. Quindici anni di nomadismi balcanici.
Coex 2020_ Nemi 12 settembre 2020 ore 16-17_Palazzo Ruspoli.



 
Nell’inverno del 2005 con il primo viaggio a Gorizia iniziavo una lunga stagione di viaggi nei Balcani, principalmente nella regione che viene definita da Tim Judah “Jugosfera” e che sostanzialmente identifica il territorio che una volta conoscevamo come Jugoslavia.
Nel corso degli anni mi sono avvicinato gradualmente, come in un viaggio iniziatico, a quello che considero non solo geograficamente il cuore della ex Jugoslavia, quella Bosnia di cui si parla molto ma di cui si comprende poco.
Ma non si può comprendere davvero la Bosnia senza comprende i suoi vicini, soprattutto la Croazia e la Serbia che hanno condiviso con la prima anni di distruzione e lacerazione non solo morale ma anche fisica e culturale.
Nel corso di questi quindici lunghi anni, ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, di raccogliere storie spesso dolorose, di visitare luoghi off-road , spesso non indicati sulle mappe. E queste storie e questi luoghi sono la base di tutto ciò che come autore ho realizzato nel corso di questi anni.
Attraverso video, foto e narrazioni vi condurrò fino a Srebrenica e oltre sperando di poter condividere con voi l’essenza di un paese così vicino ma spesso così lontano.
Il viaggio è come la conoscenza ogni giorno si aggiunge un piccolo tassello, un passo, sulla via della comprensione e della condivisione.
Vi invito a viaggiare con me.
Riferimenti:
Damiano Gallinaro, L’Isola di Brumalia, 3° ed., ilmiolibro, 2019
Damiano Gallinaro, L’Uomo di Selo e altre solitudini balcaniche, Passerino ed., 2018
Damiano Gallinaro, Grand Hotel Desyatka, ilmiolibro, 2020



 
Bio  Damiano

 

Damiano Gallinaro nasce a Formia (LT) il 31.07.1971, ma da sempre vive tra Gaeta, Roma e il Mondo. Nel 1989 vince il Primo Premio Adista-Dossier Sezione Poesia con il componimento “Storie di Guerra”, il suo primo lavoro sui Balcani. Da allora la ricerca di una spiegazione ai perché di una guerra atroce lo spinge dopo la laurea in Giurisprudenza nel 1996, a percorrere le strade dell’antropologia. Nel 2011, dopo essersi laureato in Teorie e Pratiche dell’Antropologia, dopo un percorso di ricerca di tre anni, si addottora in etnologia. Nel corso degli anni ha partecipato a numerosi convegni etnologici e a vari concorsi letterari, alcune poesie sono state selezionate per importanti antologie. Oltre a tre pubblicazioni di carattere antropologico, ha il racconto lungo “l’Isola di Brumalia”, "il mio libro" editore (2014). Nel dicembre del 2016 vince il Primo Premio “Affabula. L’arte di raccontare storie”, Sezione “Racconto Breve” con un racconto di ambientazione balcanica dal titolo “L’Uomo di Selo”, pubblicato nel 2018 nella silloge dall'omonimo titolo "L'Uomo di Selo e altre solitudini balcaniche" per i tipi di Passerino Editore. Nel 2019 un suo reportage "Benvenuti in Kusturistan" viene pubblicato nel libro "Diari di Viaggio" curato dal sito "youpopcorn.net".
 

mercoledì 5 agosto 2020

Josip si è perso e non sa tornare !

Josip si è perso e non sa tornare
così dicono a Bergamo.
Dicono che ad un certo punto 
durante il periodo drammatico che è stato il Lockdown
Josip si sia completamente perduto,
e che i ricordi che pensava
neanche più gli appartenessero
siano improvvisamente emersi.
Dicono che Josip non ce la facesse più
a sentire le sirene delle ambulanze
a vedere quante persone morivano a pochi metri
da casa sua.
Dicono che Josip ad un certo punto ci ha provato,
ha provato a continuare
proprio per queste persone 
per questa gente che non poteva più vederlo giocare.
E allora nonostante il suo cuore stanco,
la sua anima pesante
ha cercato di mettere il cuore nelle scarpe
di scendere in campo
ma stancamente
si è accorto che non correva più
che qualcosa si era forse irrimediabilmente rotto dentro di lui.
Josip non era più quel giocatore che correva sulla fascia
che alcune volte dribblava anche il portiere
e depositava la palla in rete.
Josip non era più quell'uomo che cercava di raggiungere
un sogno
perchè Josip un sogno lo aveva 
come ancora lo hanno i suoi compagni
La Champions League
chissà magari addirittura una finale,
tutte cose possibili in questo anno difficile da interpretare,
magari addirittura divenire un simbolo, una leggenda
campione di una città straziata, dilaniata.
Ma sembra proprio che Josip non ce l'abbia fatta
e che alla fine ha dovuto arrendersi
arrendersi a se stesso
al suo animo ferito
a quei ricordi di un'altra incredibile terribile guerra
che ha messo contro fratelli, amici, vicini.
Josip ha deciso che non ce la faceva più
che non riusciva a dare un senso a quanto accaduto
e allora si è sentito perso
ed è tornato dove si sente a casa veramente.
Perchè non è che a Bergamo non si sentisse a casa,
non è che non sentisse l'affetto della gente
o la stima dei compagni o dell'allenatore, 
no, non era questo.
E' che a un certo punto per curarti il cuore, l'anima,
le ferite, non solo le tue, ma anche quelle di chi ti viveva vicino,
devi per forza tornare a casa.
Perchè è vero che la casa è dove ti senti bene, 
ma c'è un posto in cui vivono le tue radici , gli affetti, la storia di formazione,
ed è lì che sempre torniamo quando abbiamo la necessità di ritrovare un senso.
E allora quello che possiamo augurare a Josip è la cura dell'anima,
perchè come Josip forse, inconsapevolmente, anche tutti noi
abbiamo bisogno di ritornare alle nostre storie di formazione, alle nostre radici.
E allora noi che amiamo il calcio e non solo
che abbiamo visto morire il mondo come lo conoscevamo
forse nel suo ritorno, nel suo essere di nuovo sul campo 
possiamo trovare lo stimolo
a curare le nostre ferite.
Noi lo aspettiamo, lo aspettiamo per abbracciarlo
come si fa dopo un goal,
perchè Josip Ilicic oggi siamo tutti noi



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