venerdì 21 dicembre 2012

Sogni di rock and roll. Mike McCready, Jeff Ament, Borja Valero, Bono, due partite mattutine e un luogo misterioso

Stanotte ho fatto un sogno che mi è sembrato lunghissimo e che ancora adesso dopo molte ore rimane vivido. Il "film" inzia a casa dei miei dove io e mio fratello riceviamo Jeff Ament e Mike McCready dei pearl jam che per un motivo ignoto hanno bisogno di un alloggio e decidono di dormire a casa nostra. Con loro ci sono anche mogli, figli e qualcuno dell'entourage. Tra le pieghe del sogno ricordo che dopo cena i due con tutto il codazzo vanno a dormire, per loro la sveglia per il giorno successivo è prevista per le 5.30.
A questo punto appare nel sogno Borja Valero che come una specie di Giacobbo mi indica un posto misterioso che ora non ricordo ma che era in penombra.
Per uno di quei salti illogici che ci sono solo nei sogni sono ora ad una partita della Roma che si gioca durante la notte. Mentre sono alla partita mi domando se i membri dei Pearl jam si sveglieranno in tempo.
Ad un certo punto la partita finisce e apprendo con sorpresa che alle ore 08.30 del mattino è prevista una partita tra le due squadre primavera dell'inter e della lazio.
E sopresa ... in attesa della partita c'è lo show di un giovanissimo Bono Vox con un suo gruppo (non gli U2) e Bono porta una benda su un occhio come i pirati.
Probabilmente non vedo la partita successiva perchè nella scena successiva sono di nuovo a casa, Jeff Ament , Mike McCready e il loro seguito sono svegli e stanno per caricare lo loro macchine con i bagagli.
Accanto a me c'è di nuovo Borja Valero a cui dico " Ma stavolta davvero non li mando via senza far loro una foto" (questo è sicuramente il rimpianto per non aver scattato la foto ad Eddie Vedder quando l'ho incontrato all'Aeroporto di Lisbona). Passo a Borja Valero una macchina fotografica e finalmente foto di gruppo e saluti...
Che dite avrò mangiato pesante?

venerdì 14 dicembre 2012

Chi è il mio Dio?

Quando ero piccolo e andavo a catechismo, oppure quando chiedevo a mia madre risposte ai miei dubbi ,mi si diceva sempre che quello che in cui credevo era in Dio d'Amore, un Dio che ha amato tanto il mondo da sacrificare suo figlio, Gesù. E io ci ho creduto, e ancora in parte ci credo anche se ormai sono sempre più lontano da un Dio con un solo nome. E' una mia scelta, vado ancora in chiesa e prego, perchè non ha senso non farlo, ma ho pregato senza alcun problema in moschee, sinagoghe e templi protestanti sentendo sempre vicino lo stesso Dio. Forse sbaglio, forse il mio è un Dio qualunquista, ma io credo in un Dio che è amore, che è accoglienza, che è gioia, che è abbraccio. E mi dispiace, al momento è molto lontano dall'idea che la Chiesa, l'islam o l'ebraismo danno di Dio e dei suoi fedeli. Forse sto andando sempre più verso un "personal jesus" e forse questo farà storcere il naso a molti che mi conscono. Ma io credo nella pace, nel rispetto, nella diversità, non sono un utopista ma credo che l'amore e la pace si costruiscano prima su questa terra e poi nel cielo. Quindi non posso accettare le parole di odio e di disprezzo che da molte parti religiose vengono proferite verso chi è diverso per razza, colore, credo, religione, sessualità. Ci sono tante cose che mi danno fastidio nel mondo che ho intorno, tra queste non c'è il vedere un uomo che bacia un uomo, o una donna che bacia una donna, posso capire che possa sorpendere, possa far rimanere interdetti, ma chi crede nella libertà che nasce dall'amore dovrebbe accettare anche questo. Si finisce per accettare più la pena di morte che una scelta sessuale, questo non è il mio mondo, questa non è la mia religione.
Sarajevo era la città delle tre religioni, delle tre fedi, della tolleranza, è caduta quando qualcuno ha iniziato a dire che i tram gialli erano solo dei musulmani e i rossi dei serbi. Ogni città rischia, secondo questo paradigma di spezzarsi di fronte all'idiozia della propaganda e dell'integralismo.
Intendiamoci non sono scevro da intolleranze, chi non ne ha, tutti mal sopportiamo qualcosa o qualcuno, ma basta essere coscienti delle nostre intolleranze e gestirle, curarle, lavorarci su e chiederci perchè proviamo quell'odio verso quella persona, quella comunità, quel colore. Riflettendo sono sicuro scopriremmo che è solo una normale reazione di difesa verso il diverso da superare nel dialogo, nel confronto.
Viaggiare apre la mente e il cuore, ogni volta che sono andato in alcuni paesi ho attraversato quartieri considerati pericolosi, frequentato persone considerate tendenzialmente pericolose, senza che mai mi sia successo nulla, fortuna, rispetto per chi rispetta? Non so ma stasera mi pongo davanti a me stesso, alla mia anima che spero immortale e mi chiedo: è ancora il mio Dio quello che dice che gli omosessuali sono un pericolo, che i preti pedofili sono meno pedofili degli altri perchè preti, che giustifica in alcuni casi la pena di morte? Dov'è quella Chiesa che ha salvato i poveri, tutti i poveri, gli offesi, tutti gli offesi, i derelitti, tutti i derelitti? Come devo considerare, secondo Benedetto XVI i miei amici gay? Malati, depravati, persone da compatire? O semplicemente persone con la loro unicità? Ormai il tabù sull'esistenza dell'omosessualità resiste solo tra i sacerdoti e i calciatori. Al momento non ci sono calciatori gay (tranne qualcuno) e non esistono sacerdoti gay (ma io sono certo di averne incontrati più di uno e non per questo erano meno sacerdoti). Sarebbe così bello lasciarci andare all'amore in tutte le sue forze senza chiederci se sia un amore sbagliato.
Di sbagliato vedo solo l'atto del rubare, dell'uccidere, dell'istigare alla morte e alla violenza.
E' sera è ora delle preghiere, del silenzio e dell'abbraccio della notte.
Ognuno di noi preghi il suo Dio che gli indichi la strada che ha un cuore.

lunedì 10 dicembre 2012

I volenterosi carnefici di Berlusconi (il blog è mio e me lo gestisco io)

Le pagine che seguono sono quello che sono uno sfogo, forse un pò incasinato, ma non ne posso più, apriamo gli occhi, le orecchie, e non il culo come fanno molti ... !!!

Qualche tempo fa ho deciso di aprire un blog, dargli un nome, un significato, una scaletta. Non sempre l'ho rispettata finora si è parlato forse poco di atlantico, qualcosa in più dei balcani e forse ancora troppo poco di viaggi. Ma tant'è il blog è mio e me lo gestisco io (chissà perchè questo slogan me ne ricorda un altro ben più famoso) ed essendo mio sono libero di scriverci quello che voglio, anche offese se il caso, salvo querele da parte della persona presunta offesa.
Tutto questo per dire che, se dico che Silvio Berlusconi è in questo momento storico, per me, l'equivalente di Hitler, e che i suoi seguaci sono i "volenterosi carnefici" della nostra povera Italia, sono cosciente di quel che dico e che è una realtà storica del tutto inappuntabile.
Mi direte, eh ma la sinistra ha governato anche peggio di lui.
E io vi rispondo, avete ragione, d'altronde la sinistra ha sempre volontariamente o involontariamente dato una mano a Berlusconi.
Ma io voglio riferirmi a questo preciso momento storico, a questi ultimi giorni in cui un uomo molto avanti negli anni e di cui poco può interessare del destino di un paese, decide di tagliare i viveri ad un morente governo di vecchi signori, ma che al momento era l'unica cosa possibile, dando una mano al boia internazionale che ha il nome di Troika per affossare del tutto un paese.
Caro Berlusconi hai ragione tu:
- gli aerei sono pieni ( ma lo sono le low cost e la gente compra i biglietti mesi prima per viaggiare, spesso umiliata da personale di volo a sua volta umiliato dal suo "padrone di lavoro")
- i ristoranti sono pieni ( ma forse sono frequentati sempre dalla stessa gente ...)
- gli italiani vanno in vacanza ( ma la gente avrà almeno diritto o no di festeggiare o solo lui?)

ergo ... la crisi non esiste, no poi però non solo esiste ma è peggiorata da quando non c'è lui.

A mio parere, a questo punto della storia, non si tratta di essere di sinistra per criticare Berlusconi, ma ammettere con obiettività che è una persona (ed è già un complimento) che non ha alcun ritegno e alcun interesse nei confronti del paese che dice di voler salvare.

Non m'interessa la sua vita privata, non mi interessa come spreca i suoi soldi, la cosa che mi fa incazzare è che ha sprecato i miei.

Sicuramente saranno in molti a votarlo, e allora io a tutti questi signori vorrei guardarli in faccia e dirgli con il vostro voto avete armato l'arma della distruzione del vostro paese, forse senza volerlo, o forse con coscienza siete tutti carnefici di voi stessi e siete tutti comunque coinvolti.

Io mi tiro fuori e inizio la mia lotta silenziosa fatta di piccoli gesti quotidiani, piccole indignazioni quotidiane  e sono certo si poter leggere sul viso di chi l'ha votato lo stesso sorriso da Joker che ha lui, sapete come sono vestiti i seguaci del Joker, sapete come si distinguono dagli altri?

Provate a guardarvi intorno, non sarà sempre facile e spesso li troverete anche dove non avreste mai pensato di trovarli.

Sono stanco anche di incazzarmi e devo rendere positiva la rabbia, cercare una via per capire ad un vecchio signore che è il tempo di pensare agli anni che restano e non a quelli che sono stati.

Perchè per tutti arriva il tempo in cui ci si piscia sotto e si balbetta il nome di chi è attorno e allora non conta quanto si è stati potenti siamo tutti uguali. 

Auguri Italia


sabato 1 dicembre 2012

Perchè scrivere ancora di viaggi?

Me lo sono chiesto in questi giorni. Ho questo blog in cui non scrivo da giugno, eppure nonostante abbia viaggiato perchè non ho avvertito in me la voglia di scrivere? perchè ho in mente tante cose ma non trovo la forza di scriverle? Stanchezza del viaggiare? Stanchezza in genere?
Non riesco a dare risposte a queste domande, però c'è un esigenza dentro di me, di chiudere tutto ciò che lasciato a metà.
Registrare le canzoni che da tempo ho pronte nel cassetto
Realizzare un documovie sulla mia ricerca a Capo Verde prima che non abbia più un senso
Chiudere il lavoro di riflessione sui balcani che da anni porto avanti e dare un senso alla mia idea di "Transbalkan Express"
Riprendere a viaggiare nel modo che più mi piace , il treno, la nave, l'elogio della lentezza.

Non sopporto più gli aerei, ma al momento non ne posso fare a meno, per raggiungere Clara a Maiorca c'è il mare da superare e la nave al momento non è la soluzione.
Non sopporto... quante cose non sopporto?
Tante

Non sopporto la trombetta di Ryanair quando arriva in anticipo sull'orario e cioè sempre, visto che gli orari vengono gonfiati
Non sopporto le primarie e chi si è offeso perchè qualcuno forse in modo colorito gli ha fatto notare che hanno partecipato ad una pagliacciata, ognuno ha diritto di pensarla come vuole è inutile offendersi
Non sopporto chi sventola vessilli in favore della Palestina dimenticandosi che tra i patrocinatori della libertà per lo stato palestinese c'è anche Casa Pound. Riuscite davvero a pensarvi insieme a quelle teste rasate a dire "Palestina libera"?
Di converso non sopporto chi pensa che Israele abbia ragione, giocare sulla cattiva coscienza dell'Europa non è una cosa "sportiva".
Non sopporto Grillo, punto.
Non sopporto la gente che alle 6.15 del mattino è già pronta per un gran premio, di sicuro si fanno di cocaina per stare così a quell'ora.
Non sopporto chi guarda l'altro come se avesse appena calpestato una merda, forse le merde siete voi e la puzza che dite di sentire nel tram è la vostra
Non sopporto, non sopporto sapete cosa più di tutto ... chi ha sempre qualcosa da dire, chi va all'esame e dice non so niente ma ha la faccia ipocrita di chi sa tutto, chi dice che è più importante la primavera araba che la morte dell'Ilva e di chi vi ruota attorno... beh fatevi un giro per l'Italia prima di guardare se la costituzione tunisina è meglio della nostra.
Non sopporto chi pensa che ciò che viene dall'occidente è male mentre ciò che viene dal sud del mondo è bene, fate un giro in Africa sono certo che qualcuno vi dirà che forse preferirebbe qualcosa di diverso da quello che ha ... il buon selvaggio non esiste o non è mai esistito... ci fa solo piacere sapere che possiamo usarlo quando "mi sentivo stanco e sono andato in Africa li ho ritrovato me stesso ... quei deserti, le tribù , i bambini". Sopresa: il deserto può essere un problema, le tribù non esitono nell'accezione che pensiamo noi opulenti occidentali, i bambini muoiono di fame ma a differenza dei nostri hanno una forza e una dignità che anche noi adulti ci sogniamo"
Penso che la storia sia ciclica e che si ripeta con infinte varianti in luoghi diversi e che è inutile scappare dalla storia pensando di vincerla, dobbiamo accettare che siamo solo ... come diceva uno dei protagonisti di un film qualche tempo fa...? l'infinitamente piccolo
Ecco se tutti noi pensassimo che siamo infinitamente piccoli e non contiamo nulla nell'immenso della storia se non diveniamo fratelli delle altre particelle che formano la società, forse avremmo una più realistica della vita che scorre.

A 41 anni penso di poter dire, prendendomene le responsabilità che:

Abu Mazen non è un eroe
Israele è solo l'ultimo prodotto del male assoluto
L'Iran è un altro prodotto del male assoluto
La Primavera Araba è stato l'ennesimo fallimento delle masse che cercano di detronizzare un profeta
Chi fa politica non può pensare al popolo perchè dal popolo è costituzionalmente e moralmente lontano
Chi si dice religioso non può aizzare un popolo all'odio
Che è ora di guardare al vicino e ascoltare con nuova attenzione chi ci sta accanto

e che ...

non reisco ad immaginare una vita senza Clara

e che ...

l'unica città in cui in questo momento potrei vivere è Sarajevo perchè è l'emblema del tutto e del contrario di tutto

e che ... lo ammetto

ho rotto abbastanza ...

Quasi quasi prendo un treno per un confine e mi perdo in una nebbia che nasconde le cose...

 

sabato 23 giugno 2012

E book on sale !!!

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sabato 19 maggio 2012

Pubblicazione dell' e - book "Oltre il turismo"

Carissimi viaggiatori riemergo dal mio silenzio per segnalarvi che dopo un periodo di profonda riflessione ho deciso di pubblicare finalmente il mio controverso lavoro di dottorato " Oltre il turismo. Scenari di mutamento nell'arcipelago di Capo Verde" il prezzo è di 3,99 euro se volete scaricatelo :-) , di seguito il link:

http://www.ultimabooks.it/oltre-il-turismo-scenari-di-mutamento-nell-arcipelago-di-capo-verde

un abbraccio e ancora buon viaggio

venerdì 17 febbraio 2012

guardando verso il mondo

Ho posizionato il tavolo del salotto in una posizione ottimale, di sbieco in modo da poter guardare, o meglio ascoltare, il mondo da quella che una volta era una scatola sonora ed ora è più che altro una sottile lastra nera, e al tempo stesso guardare una piccola porzione di mondo che sembra rimandare a viaggi invernali. Dalla finestra- balcone del mio salotto posso vedere una parte del torrione romano, un albero, una panchina dove spesso si siede qualcuno a leggere il giornale, e posso immaginare, perdendomi, che da questo punto inizi il viaggio,che a pochi passi da me ci sia l'Oceano, le isole di Capo Verde, o le città dei miei amati balcani, la gente criola e la gente "slava", e pensare a quanto siano riduttive e fuorvianti le "catalogazioni".
Dal mio angolo di mondo penso a quello che è stato, a quello che sarà, a le cose fatte, quelle rimaste sospese per un tempo indefinito, a quelle ancora da fare, sperando che ce ne siano sempre, perchè la vita finisce, quando finisce il desiderio di scoprire, di sperimentare, provare, sbagliare, perdere e vincere, qualche volta.
E intanto guardo il mio mondo perduto tra l'Atlantico e i monti dei Balcani e vorrei tanto essere in mille posti contemporaneamente e guadare in volo, come i personaggi di Chagall, osservare cosa succede senza interferire, come una sorta di vouyer dell'anima.
Ma intanto davanti a me un albero, una panchina, un torrione romano e la fantasia che crea mondi.

domenica 5 febbraio 2012

Transbalkan express: Ricordi di neve.

Neve su Roma.Oggi ne rimangono le tracce, il ghiaccio, il silenzio. Nello stereo il cd  Siamese Dream degli Smashing Pumpkins a coccolarmi l'anima, e il ricordo di altre nevi, di treni che nonostante tutto vanno avanti senza problemi verso la meta.
Aprile 2011. In piena tempesta dottorale, decido di fuggire a Belgrado per trovare nel viaggio un senso alla distruzione quotidiana del mio lavoro dottorale. A torto o a ragione non so, e francamente adesso che tutto è finito poco m'interessa. Ma ad aprile il mio cuore era spezzato come la mia voglia di credere ancora in quel percorso che mi aveva portato ad amare l'antropologia. Belgrado da subito non mi piace, sarà l'umore, dopo due giorni e un concerto dei Guano Apes, decido di realizzare un sogno nonostante il malumore, il viaggio in treno sull'espresso che da due anni unisce di nuovo Belgrado a Sarajevo. Il convoglio è formato da tre carrozze con il colore delle tre nazioni che attraverserà la Serbia, la Croazia e la Bosnia Erzegovina. Il treno parte puntuale attraversa l'immensa periferia di Novi Beograd, alcuni campi nomadi e punta verso il confine tra Serbia e Croazia, lo attraversa a Sid. In territorio Croato si ferma alle stazioni di Tovarnik e Vinkovci per poi attraversare il confine tra Croazia e Bosnia a Strizivojna Vrpolje. Due confini, due timbri sul mio passaporto. Poca gente nel treno posso fare delle foto delle stazioni, qualche breve video. Il treno sempre arrancando a 30 km all'ora si avvicina a Doboj una delle fermate più importanti in territorio bosniaco. Il controllore entra nel mio scompartimento e imbarazzato cerca di spiegarmi qualcosa, non sapendo come fare mi dice "Wagon rauss"... con un gesto inequivocabile, il vagone a Doboj verrà staccato. Cambio vagone, il treno arriva aDoboj, sono già sette ore che sono sul treno e ho fame e sete. Scendo nella stazione alla ricerca di qualcosa da mangiare o bere, ma ho paura che il treno riparta, così ritorno nello scompartimento e trovo un militare in mimetica seduto di fronte a me. Ci guardiamo lui inizialmente mi parla in bosniaco, poi in Inglese mi chiede da dove vengo, gli dico che sono italiano, lui dice di avermi notato perchè mi aggiravo spaesato nella stazione. Si chiama Semir Blazevic è militare a Doboj, è di religione musulmana ma il suo capo è di etnia serba, vanno d'accordo, nonostante tutto il suo lavoro è interessante. Divide con me una pitta al formaggio, parliamo di tutto, per ogni stazione in cui ci fermiamo mi traccia la mappa etnica della città. Gli chiedo perchè il treno quando riparte dalla stazione si ferma e fischia, e perchè lo fa spesso durante il cammino. Mi fa notare che non ci sono più i segnali che indicano la via impedita e i passaggi a livello, durante la guerra sono stati distrutti e da allora mai più riprisitinati, quindi il treno ad ogni stazione o passaggio a livello si ferma e fischia per indicare il passaggio. Il problema, dice, è di notte, spesso vengono travolti animali, qualche volta delle persone. Scende a Visoko Semir. Arrivo a Sarajevo alle 17 circa 9 ore e più dalla partenza, un  viaggio mitico, un mal di testa epico. La sera mangio in un ristorante popolare all'interno del mercato vicino la cattedrale. Crollo distrutto e...
Al mattino mi sveglio, e c'è un silenzio incredibile, la luce è abbagliante, apro le tende della stanza e... la neve, la neve copre Sarajevo, solo qualche ora prima la sera la gente era in giro quasi in maglietta. E oggi nevica, è bella Sarajevo coperta dalla neve. Rimango poche ore, il tempo di incontrare una ragazza che fa parte dell'associazione messa su da Jovan Dijviak, e di prendere un pullman nella parte serba di Sarajevo Lukavica, 40 minuti di macchina dal centro, un altro mondo, dove puoi pagare in dinari. Il pullman passa per Pale nella Repubblica Spsrska, nota per essere stata la roccaforte dei serbi di bosnia, sfiora Goradze, e poi entra in Serbia. Neve intorno, sui monti dove molta gente è morta senza capire veramente perchè.
Neve, neve anche in un altro viaggio di poche settimane fa, un viaggio ai confini tra Serbia e Bosnia in un paese inventato da un regista visionario, ma questa è un'altra storia e se avrete pazienza ve la racconterò, quando avrà urgenza di uscire dal cuore per essere donata. Non prima, non ora. Vi lascio con una canzone... buona serata.

lunedì 30 gennaio 2012

Tra una partenza e un ritorno!

Tra una partenza e un ritorno, perduto tra i balcani e le isole baleari, con un romanzo che si aggroviglia in testa da anni e che pian piano sta lasciando il limbo ma che ha sempre finali diversi, una tesi di dottorato da mettere a posto per una futura pubblicazione, cerco un posto per i mille altri progetti. Ci sarebbe quella riflessione su Mecavnik il villaggio creato da Kusturica qualche anno fa e che ho finalmente avuto la fortuna di visitare. Ci sarebbe da raccontare della neve, del fumo delle mille sigarette, dei film, della famiglia kusturica, ma mi rendo conto che a Roma non riesco a scrivere. la testa mi si blocca, si scompagina il cervello e vorrei essere altrove alla ricerca di altre storie a cui dare un volto.
Altrove già ma dove? Qual'è il mio posto nel mondo? Ho davvero un posto? E' necessario davvero averlo, o è meglio come i nomadi viaggiare fare della precarietà un arte, un modo di affrontare la vita?
Altrove oggi qualcuno è più libero tra una partenza e un ritorno.

lunedì 16 gennaio 2012


Amo Sarajevo per il caffè bosniaco, lungo, amaro, come a volte può essere la vita,
Il caffè con il consenso come lo chiama Kusturica, da bere all’aperto nel  centro della Bascarsjia aspirando anche involontariamente il fumo di mille sigarette. Qualcuno ha detto che se non li ha uccisi la guerra i bosniaci forse un giorno lo farà il fumo…
Amo Sarajevo per i suoi ponti sulla Miljacka. Una volta che sono stato lì e li ho fotografati tutti, poi ho perso la cartella con i file delle foto, sarà per quello ma ogni volta li ripercorro nella memoria e sembrano sempre più belli.
Amo Sarajevo perché su uno dei ponti c’è la targa che ricorda Moreno Locatelli che ha sfidato con i fiori in mano gli sniper e purtroppo ha perso la sua battaglia di pacifista ma ha segnato per sempre la vita di Sarajevo.
Amo Sarajevo per la Carsija, il mercato, le botteghe artigiane, i suoni, i profumi del caffè e delle spezie, il burek, i cevapcici, la birra, e la rakija.
Amo Sarajevo per il canto del muezzin che si confonde con il suono delle campane, per le fontane delle moschee, per la fontana Sebilj dove se bevi l’acqua è certo che un giorno ritornerai in quella che era chiamata la Gerusalemme d’Europa.
Amo Sarajevo per la gente aperta, sincera, vitale, nulla e nessuno è riuscito a piegarla.
Amo Sarajevo per la bellezza delle ragazze mai scontata, sempre poetica, frutto di quei contrasti che rendono unici i volti e gli sguardi.
Amo Sarajevo, perché l’uomo bosniaco sa anche piangere.
Amo Sarajevo perché la donna bosniaca sa essere forte e tagliente come una pietra.
Amo Sarajevo perché quando sono a Belgrado penso che però, in fondo, Sarajevo non è così lontana.
Amo Sarajevo perché nel tempo mi ha fatto conoscere delle persone stupende:
Bruno Palestra, presidente degli italiani di origine trentina nati e vissuti in Bosnia e che dopo uno scambio di mail ho incontrato per caso su una delle colline di Sarajevo, mentre spiegava a dei ragazzi italiani cos’era successo durante la guerra e quanto fosse forte il potere della propaganda
Marija e Kumjana con cui ho scambiato idee e ho avuto modo di vivere una grande edizione del Pravo Lijudski il festival del cinema sui diritti umani
Taisa, Anida, Amra, Samra ed Elma, con cui ho vissuto una serata incredibile a Skenderija gustando cinque litri di birra e la leggendaria partita Portogallo -  Bosnia. Porto le immagini i suoni e i colori di quella festa nel cuore e li ricordo come se non fosse passato che un attimo
Semir Blazevic. A Doboj al cambio dei vagoni del treno espresso Belgrado - Sarajevo , dopo aver cercato invano qualcosa da mangiare, con l’incubo di perdere il treno ritorno nel mio scompartimento e trovo quest’uomo in mimetica che dopo un po’ in Inglese si presenta e mi chiede da dove vengo. Si chiedeva chi fossi perché mi aveva visto spaesato nella stazione. Gli dico che ero sceso per prendere qualcosa da magiare e Semir per tutta risposta mi dice che ha preso qualcosa in più e che lo vuole dividere con me. Mi racconta la sua storia di guerra e di pace e di ogni paese che attraversiamo mi traccia la mappa etnica. Gli sono debitore di una pitta e di nuove conoscenze
Jovan Dijviak, che purtroppo ho conosciuto solo telefonicamente. Un giorno ero all’Università e ricevo una telefonata da un numero straniero, quando rispondo dall’altra parte c’è un uomo che mi dice che chiama da Sarajevo e mi chiede se parlo francese. Gli dico di no e allora chiama una ragazza che traduce quello che ci diciamo. Un grande uomo, un eroe di Sarajevo che spero un giorno di poter conoscere di persona. Forza Jovan
Emy che mi ha dato contatti utili per inseguire il mio sogno che si chiama “Transbalkan Express” e a con cui, spero, sia nata una bella e forte amicizia.
Tutti quelli che chiamo italo-bosniaci, o bosno-italici, spinti nella nostra penisola dalla guerra o da altro destino e che vivono tra due mondi, due culture, due tradizioni, due lingue, da cui ho imparato quella forma di “saudade balcanica” che non riesco a definire
Amo Sarajevo per Ilidza e Vrelo Bosne, per la natura che nasconde i segni di una guerra, forse, mai veramente terminata
Amo Sarajevo per Lukavica, l’altra Sarajevo, la porta verso la Serbia
Per questo amo Sarajevo e per mille altri motivi che non riesco a scrivere e non riescono ad emergere dal mio cuore.
La amo così tanto da sperare che mai il turismo idiota la possa veramente scoprire e che vadano alla sua ricerca solo persone capaci di saper trovare il tesoro della poesia tra i sassi della città vecchia, tra i segni di una guerra e di una pace e il cemento di palazzi che nonostante tutto si ergono orgogliosi verso il cielo.

lunedì 9 gennaio 2012

Trencin's memories

Mi dispiace che non possa scrivere questo post in slovacco, non sono mai riuscito ad imparare la lingua di questo paese che pure per anni mi ha ospitato per settimane, addirittura mesi, ma ne amo la musicalità e la dolcezza.
Ci sono giornate come queste in cui ogni cosa sembra pesare, ogni piccolo ostacolo una montagna da scalare, in giornate come queste ci si rifugia in quel luogo dell'anima in cui vivono i ricordi più belli e che il grande fumettista poeta De Matteis riprendendo il concetto del fanciullino di pascoli, definisce il "bambino dentro".
Da quel luogo "dove tutto era puro e splendente come il cielo azzurro" come urla Axl Rose in Sweet Child of Mine, ho tirato fuori queste dolci memorie e immagini che vi voglio donare.
Anche il viaggio per Trencin inziava con un treno da prendere, l'Espresso notturno per Vienna. Da lì per anni ho preso un treno che in poche ore portava a Bratislava e da Bratislava ancora un treno verso Trencin. Un viaggio lunghissimo pieno di aspettative e di attese.
Quanti ricordi, il pullman di ragazzi e famiglie cecoslovacche nel luglio del 1991 a Gaeta, una giornata intera con loro, la scoperta della diversità, di una tenerezza senza definizioni per Lucia. Le mie lettere in inglese tradotte a Lucia da Jana e quelle in tedesco di Lucia tradotte in inglese per me sempre da Jana. Un dialogo che andava oltre la difficoltà lingustica, che superava muri.
Poi il primo viaggio nel 1992, con Clara e Rosy a cui si sarebbe poi unito Michele, e l'arrivo del resto del Gruppo degli italiani, e la nascita di un grande amicizia con Annamaria e Salvatore, Bystrik, Katka. Nel mezzo la mia operazione di appendicite nell'ospedale di Trencin, Jana e la sua lotta contro la sclerosi, l'amore per un paese in cui inevitabilmente avevo lasciato anche fisicamente un pezzo di me.
E forse un amore che nasceva, gradualmente e che negli anni sarebbe stato reso vivo da lunghissime lettere e strazianti addii. Lei si chiamava Martina, e quello che ci ha legato non l'ho ancora ben capito.
Ma Trencin, il suo castello, le famiglie Bezak, Bernatkovi, Graffingerovi erano nel cuore.
Un nuovo viaggio l'anno successivo ancora momenti di paradiso e d'amore poi i miei viaggi solitari.
Ricordo un lungo viaggio a Pasqua, il freddo non solo quello fisico,qualcosa che gradualmente finisce, i cartoni animati visti in tv insieme a Siska prima della partenza.
Poi un  lungo oblio, e il ritorno negli anni 2000 prima insieme a mio fratello e Stefano, poi insieme a Francesco, poi una volta ancora da solo per rivedere Bystrik, Katka e Martina.
Poi ancora un oblio, ma nel cuore sempre di più la voglia di rammendare il filo che mi legava ad una delle mie "patrie elettive".
Quasi impossibile fino all'avvento di facebook, questa immensa rubrica telefonica e collezione di indirizzi dove cercare  persone e ricordi che pensavo persi nella memoria.
Ritrovo una vecchia agenda, all'interno gli indirizzi delle famiglie di Trencin. Provo a cercare. Trovo prima Monika poi Majka, poi Tomas poi Siska, si proprio lei la piccola Siska.
E il viaggio ricomincia stavolta in aereo fino a Bratislava con Clara per farle consocere quel pezzo di mondo di cui tanto ha sentito parlare.
Poi il mio solitario viaggio nella memoria, il treno Bratislava Trencin, l'arrivo in stazione con il fiume Vah sulla sinistra, s'intravede anche lo Stadio del Dukla Trencin. E li rivedo dopo diciotto anni, mi aspettano lì sul binario e il tempo non sembra essere passato. Due giorni incredibili ad inseguire ricordi tra le case dei Bezak e dei Graffingerovi, la promessa di rivederci ancora. Miro che mi dice: " Non far passare altri diciotto anni potresti non trovarci più...".
L'addio alla stazione dove mi accompagnano Miro e Jan, un addio tra uomini che trattengono l'emozione.
Mentre il treno corre veloce verso Bratislava mi chiedo dove sono ora Bystrik, Katka e Martina, purtroppo non sono riuscito a incontrarli. E dove è Lucia che non ho mai più incontrato per un gioco del destino ma che un giorno, tanti anni fa, ha inviato a me e Rosy la sua partecipazione di nozze.
Magari in un altro viaggio raggiungerò anche loro.
Quello che è certo è che il fiume Vah, il Detske Mestecko, il Castello, la casa nella campagna di Kubra, l'Ospedale di Trencin, non potrò mai dimenticarli e faranno sempre parte di quel luogo in cui nascondersi, rannicchiarsi quando fuori e dentro fa freddo.
Vi lascio con una canzone che ci sta tutta e che proprio di quel luogo parla e di una dolce bambina....










venerdì 6 gennaio 2012

Transbalkan express: l'idea !

Doveva essere il 2002 , un'estate torrida , e io e Stefano dopo essere stati a Bratislava e Trencin l'anno precedente insieme a mio fratello, decidiamo di visitare Budapest per poi andare Bratislava per qualche giorno. Non ricordo bene il perchè, non so se eravamo appena arrivati o stavamo partendo da Keleti pu, una delle stazioni di Budapest, quando arrivò stancamente un treno. Locomotiva e tre vagoni, nient'altro di più. Ma quello che ci colpì di più fu la varietà umana che scese da quel treno. Il controllore era un ometto basso con il naso aquilino e i capelli un pò lunghi e unti, la gente che scendeva dal treno sembrava non avere apparentemente nulla in comune: ragazze bionde e bellissime, ragazze brune e ugualmente bellissime, contadini, signore di una certa età con lo sguardo torvo, e valige tenute insieme con lo spago. Sembrava una scena d'altri tempi, vissuta sicuramente dai nostri immigrati. Tutto l'insieme ci rubò un sorriso ma io iniziai fantasticare sulle storie di vita di queste persone. Dopo qualche minuto andando a curiosare sull'orario dei treni, scoprimmo che quel treno si chiamava transbalkan express e che partiva da Tessalonicki (Salonicco) , attraversava la Serbia, la Croazia, l'Ungheria sfiorava l'Ucraina per poi finire la sua corsa a Bucarest. Quasi in viaggio ai confini dei Balcani. Quella gente così diversa in qualche modo mi sembrava rappresentare la ricchezza e la diversità umana dei Balcani, luoghi dove tutto o quasi è possibile, anche riemergere da una lunga guerra è riscoprirsi comunque fratelli, cercando di ricostruire una storia comune. Sogno da allora un viaggio sul Transbalkan express, ma a modo mio ho seguito il suo tragitto negli anni a tratti e quelli che seguiranno sono racconti, immagini, storie raccolte sulla rotta del Transbalkan express.
Fin dal viaggio circolare dell'anno successivo con Francesco.
Ma questo primo capitolo non può che essere dedicato a Stefano con cui ho visto arrivare il Transbalkan express in quella solare giornata estiva budapestina.


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