lunedì 30 dicembre 2013

L'Isola di Brumalia. Il mio racconto per le feste e oltre!!!

Ciao a tutti,
prima di abbandonare questo 2013 vi presento la mia ultima creazione, un romanzo breve con appendice "necessaria" dal nome completo: " L'Isola di Brumalia. In appendice La storia del Cane del Wisconsin".
Leggetelo tutto fino ai titoli di fondo.
Di seguito il link dove acquistarlo:

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1044808

Basta poco che ce vo !!!
A Domani per il classico "Discorso di Fine Anno"
Damiano

mercoledì 27 novembre 2013

Prendere o lasciare? Chi entra e chi esce dall'Europa.

Negli ultimi giorni in Moldova e Ucraina l'eventuale accordo di associazione dei due paesi ex sovietici ha portato in piazza tante persone sia nei paesi di provenienza sia nella diaspora, e spesso per motivi opposti.
Mentre in Ucraina il governo del paese ha deciso di rinunciare alla firma dell'accordo con la U.E., in Moldova è forte la spinta verso l'Europa Unita, e in questo caso il governo ha preso una decisione opposta cercando di accelerare le procedure di associazione di questo piccolo paese alla U.E.
Le proteste di piazza hanno seguito orientamenti opposti: mentre in Ucraina la gente è scesa massicciamente in piazza per chiedere al governo di confermare la voglia di Europa del popolo, in Moldova in tanti sono scesi in piazza per dire no all'associazione con la U.E.
Diversa, invece, la reazione di chi vive la diaspora, decisamente a favore dell'ingresso nella U.E. del proprio paese.
Perchè tutto ciò?
Cerco di leggere questi eventi alla luce della conoscenza che ho dei due paesi, sicuramente una conoscenza non perfetta ma che è frutto dell'analisi della situazione politica negli ultimi anni.
E' chiaro che in un modo o nell'altro dietro queste spinte c'è l'ingombrante presenza del satrapo Putin che nei due paesi ha una grande influenza.
L'influenza è più forte e più evidente in Ucraina, quello che era il granaio dell'Unione Sovietica, un grande paese che Putin non può perdere, l'accesso dell'Ucraina nella U.E. significherebbe un avanzamento dei confini europei quasi fino al cuore del suo regno.
Influenza altrettanto forte e meno visibile in Moldova dove però la Russia ha ben più che un interesse culturale e politico, bensì militare e reale. L'accesso della Moldova nella U.E. comporterebbe la risoluzione in un modo o nell'altro del nodo Transnistria, il luogo in cui la Russia ha un "accesso diretto" all'Europa. Cosa succederebbe in caso di accesso della Moldova alla U.E.? La Transnistria seguirebbe nell'Europa Unita o finalmente realizzerebbe il suo sogno di unirsi anche fisicamente alla madrepatria? E cosa succederebbe in Moldova a livello sociale alla minoranza russa?
C'è un'altra cosa evidente se si conosce un po la realtà di questi paesi, la drammatica spaccatura che esiste tra giovani e anziani. I giovani vedono nell'Europa la speranza di un futuro migliore, gli anziani l'affossamento delle poche tutele che ancora resistono dal crollo del regime sovietico. E' un dato di fatto che chi ha sofferto di più sono stati gli anziani, forse i molti che protestano contro l'Europa.
Sia come sia, il vento forte che soffia alle porte dell'Europa Unita avrà sicuramente il suo peso nei prossimi mesi, cosa diversa a mio parere si si analizzano le eventuali conseguenze dei venticelli ridicoli che soffiano in due luoghi europei: la Scozia e la Catalunya.
E' di oggi la notizia della pubblicazione del libro bianco sull'Indipendenza della Scozia, un lungo libro che alla fine arriva a questa conclusione: manteniamo la regina e la sterlina, niente cambia nei rapporti con i nostri vicini, rimaniamo in Europa , però siamo indipendenti. Indipendenti da che e perchè? Soldi perduti per nulla.
Come i soldi che da anni Artur Mas "reggente" della futura Repubblica di Catalunya spende in giro per l'Europa e per il mondo per pubblicizzare il futuro Referendum per l'indipendenza che si terrà, forse, a pochi giorni da quello scozzese. Nel tempo l'ondivago Mas è passato da vedere nel Kossovo il modello di secessione fino al modello scozzese, e in un recente viaggio in India ha affermato che da sempre Gandhi è il suo riferimento per la secessione della Catalunya, offendendo così la memoria di chi ha combattuto davvero per l'indipendenza.
Ci sarebbe ancora da raccontare molto su Artur Mas, ma basta cercare sul web e si comprende la statura dell'uomo, quello che è evidente è che l'80% dei catalani l'appoggia e appoggia le sue spese per un referendum sul nulla.
E' evidente ancor di più che ciò che accade ad Est anche se in modo controverso ha un alto valore e avrà un grande impatto sull'Europa a venire, mentre ciò che accade in Scozia e Catalunya può essere solo visto come un imbroglio e una truffa nei confronti dei propri paesi.
Ma al popolo piace avere una lingua diversa, una moneta che vale quanto il doblone dell'isola di Pasqua e qualcosa con cui distrarsi dai veri problemi.
Evviva la Scozia e la Catalunya e la loro indipendenza dal nulla.

domenica 24 novembre 2013

Atlante delle isole remote. Un libro imperdibile.

Ci sono dei luoghi che sanno di poesia, di antiche storie, di libri nascosti da scoprire o da ritrovare. Uno di questi luoghi magici è la Biblioteca de Babel a Palma de Mallorca in carrer Arabì in pieno centro, un luogo in cui si rischia di passare ore a sfogliare libri vecchie e nuovi, niente a che vedere con la freddezza di un i-pad o tablet, non me ne vogliano i fautori delle nuovissime tecnologie che pure apprezzo con riserva.
Ieri mentre cercavo qualche libro interessante da leggere e da consigliare, il mio sguardo è stato attratto da un bel libro dal colore celeste brossurato, con in copertina il disegno di tre piccole isole. Il titolo poi era pura poesia: “Atlas de islas remotas”, l’Atlante delle isole remote. Sottotitolo, “cinquanta isole in cui non sono mai stato e in cui non andrò mai”.
Un Atlante ricorda tante cose, vecchie mappe, portolani, e poi quel sottotitolo così accattivante e netto.
L’autrice di questo libro è Judith Schalansky nata ad Antigua, di origine tedesca, è scrittrice e disegnatrice e grande appassionata degli atlanti fin da piccola. L’edizione spagnola è a cura delle editrici Capitan Swing e Nordica libros, prima edizione novembre 2013, in pratica una vera e propria novità. In Italia è stato pubblicato da Bompiani e costa 21,50 euro anche in questo caso brossurato http://bompiani.rcslibri.corriere.it/libro/7506_atlante_delle_isole_remote_schalansky.html
L’autrice inizia a scrivere questo libro un giorno che si trova  a guardare un atlante nella Biblioteca Statale di Berlino, è attratta da questi puntini sulla mappa, da quei nomi alcune volte improponibili oppure affascinanti come, solo a titolo di esempio: Annobon, Tromelin,Floreana, Socorro,St. Ilda.
Scrive la Schalansky: “ Ognuna di queste isole mi sembrava un mistero e una promessa … avevo l’impressione che il mondo non era ancora stato scoperto completamente … mi sentivo come se avessi preso una barca con la speranza di essere la prima ad avvistare una terra sconosciuta … ma è passato così tanto dai tempi delle scoperte … la unica possibilità che mi rimaneva era iniziare un viaggio nella biblioteca. Nella mia immaginazione , queste isole erano luoghi  paradisiaci e utopici ma … nel corso del mio viaggio non incontrai nulla di idilliaco , tutto il contrario … luoghi inquietanti  e desolati … ma con il tempo iniziai a sentirmi bene e a godere di ognuna di queste storie …
L’autrice conclude l’introduzione così: “ Questo atlante non è pertanto un manuale di geografia sennò un progetto poetico …”.
Guardando poi all’interno e scoprendo ad una ad una le isole , scopro che tra le tante isole remote la Schalansky inserisce anche l’isola di Brava nell’arcipelago di Capo Verde che ho avuto l’occasione di visitare due volte e che, per quanto sia difficile da raggiungere sicuramente non può essere considerata remota come, ad esempio, le isole di Sant’Elena  o di Amsterdam perse nel nulla dell’Oceano.
Incuriosito decido di leggere la descrizione che ne da l’autrice sulla base dei testi da lei consultati per verificare quanto la visita di una persona lontana e quindi virtuale si distacchi da una visita reale.
Andiamo a leggere qualche passo: “ … il vento la protegge dalla minacciosa montagna di fuoco che si eleva nell’isola di fronte ( l’isola di Fogo). Qui al bordo esterno dell’arcipelago le nubi scendono a poca distanza da terra e per questo piove con più frequenza … l’isola è ricchissima di vegetazione e di fiori coloratissimi … il suo cuore palpita soavemente al suono della triste morna … un lamento sul carattere assurdo della vita e l’inevitabilità del destino, che si consumerà senza rimedio una volta o l’altra … nell’aria fluttua la nostalgia per un passato perduto  in una terra remota e irrecuperabile … “.
L’autrice conclude la breve scheda poetica con la citazione della celebre canzone Sodade portata al successo mondiale dalla grande Cesaria Evora in cui si canta della nostalgia di un’altra isola Sao Nicolau ma che è divenuta con il tempo il canto struggente di tutte le genti capoverdiane costrette al caminho longi.
Poche righe su Brava ma che danno l’idea di cos’è l’isola, quanto sia poetica, impervia e terribile.
Brava è difficile da vivere. Da Vila Nova Sintra il capoluogo, il mare che pure è a pochi chilometri di distanza, a Furna dov’è il porto commerciale, non si vede quasi mai, eccetto in alcuni giorni fortunati. Quasi sempre ricoperta dalle nubi, sembra quasi sospesa sopra il mondo come le antiche città degli Dei. Sembra di vivere in un mondo a parte, con ritmi antichi.
Sono pochi i paesi importanti nell’isola e poche e malmesse sono le strade per raggiungerli. A Nossa Senhora do Monte e Cachaco situati ancora più in alto rispetto a Vila Nova Sintra, all’incirca sugli 800 mt d’altezza la prima e 600 mt il secondo, vivono alcuni dei violinisti migliori dell’arcipelago. Spesso vivono in case di pochi metri quadrati una vita umile ma colma di poesia e nostalgia.
C’è un posto magico e terribile a Brava, Faja d’Agua, il porto da cui partivano le baleniere alla volta degli Stati Uniti dove la maggior parte dei bravensi sono emigrati sognando un ritorno che spesso non è avvenuto  neanche dopo la morte. Sono tante le navi partite a mai tornate come il Palhabote Matilda, una storia incredibile che un giorno magari vi racconterò.
Tutto ricorda l’America a Brava quasi ogni casa ha al suo interno o all’esterno una bandiera degli Usa, cappellini, e altri ricordi portati da parenti o da chi ha deciso di ritornare per vivere la sua vecchiaia nel luogo in cui è nato. Spesso la gente si rivolge allo straniero per primo in inglese e solo successivamente in creolo o in portoghese. Molti neanche lo conoscono più il creolo.
Gran parte dell’isola è disabitata, non c’è l’aeroporto, i collegamenti in nave sono discontinui. C’è una nave che collega l’isola alla sua “sorella” Fogo ma non ogni giorno e dipende dal mare. Una nave a settimana collega l’isola di Brava con Praia la Capitale di capo Verde sull’isola di Santiago, ma spesso arriva anche con due tre giorni di viaggio, anche in questo caso dipende dal mare, dal destino.
Pensandoci bene anche se non del tutto remota, Brava ad una persona che la “visita” solo virtualmente, deve sembrare davvero ancora più isolata di quanto non è.
Il libro della Schalansky è uno scrigno di poesia e , a mio parere, un punto di partenza per viaggiatori anche solo virtuali che vogliano visitare isole che sembrano uscite spesso da libri fantasy.
Guardando la mappa allegata al libro noto che le più vicine a noi europei sono l’Isola di Santa Kilda nelle ebridi a 160 km dalla Scozia e le isole Soledad , Rudolf e dell’Orso nell’Oceano Glaciale Artico, e proprio Brava.
E se provassimo a raggiungerle per vedere se ha ragione la Schalansky.
Come sempre buon viaggio a tutti dovunque voi siate, ovunque andrete.


martedì 19 novembre 2013

Riflessioni di novembre (poesia)

Piove, piove finalmente, maledettamente.
Piove e la natura rinasce o si ribella?

Piove e le onde del mare s'infrangono sugli scogli
poesia o dramma?

Piove e dalla finestra di casa guardo lo spettacolo
delle gocce di pioggia cadere mentre ancora splende il sole.
Miracolo o caso?

Piove e le macchine sfrecciano
un uomo si ripara con il bavero alzato
una giornata finisce
inizia la sera
al caldo a casa
e il mondo fuori.

Il mondo fuori urla
la natura piange e si ribella
e noi siamo ancora qui
a chiederci cose inutili
a pensare a politica, tv, web.

Il mondo fuori
e noi sempre piu´dentro
chiusi nel nostro piccolo mondo
in quel bambino dentro che ci cura l'anima.

Ma il mondo fuori
puo' entrare dirompente dentro la nostra pace
portare la guerra nel nostro cuore
il vento scompagina i sentimenti
distrugge relazioni
la pioggia lava i peccati
e li travolge
portando con se innocenti.

Piove, piove e piove
pioveva anche anni fa
e non era un allarme
tutto cambia
cambia, cambia
ma perche' cambia
per che cosa?

Stasera piovera' di nuovo
il mare ruggera'
navi danzeranno nel buio
un uomo guardera' il cielo
e aspettera' la pioggia
chiedendosi
cosa la distingue dalla pioggia dei padri.

La distingue l'accoglienza della terra
divenuta dura e refrattaria
come tanti nostri cuori.

sabato 16 novembre 2013

Guinea Equatoriale – Spagna. La fredda cronaca e qualche nota a margine.



E’ iniziata da pochi minuti, chissà come finirà. Goleada della Spagna? Incredibile vittoria della squadra del piccolo e maltrattato paese africano? Poco importa, perché la partita in se per se ha poco da dire, ma molto si è detto nei giorni precedenti.
La Guinea Equatoriale è una paese democratico, nel senso che è guidato da una sola persona che di nome fa Obiang, come il giocatore della Samp, ma forse non sono parenti. E si sa che non c’è miglior democrazia di quella che prevede al comando della rivoluzione (c’è sempre una rivoluzione) l’uomo migliore.
Nel frattempo grazie ad una clamorosa papera del portiere (brasiliano) della Guinea la Spagna è passata in vantaggio con Cazorla vabbè capita !
In questo paese “mas democratico do mundo” la federazione di calcio spagnola in fretta e furia in un paio di settimane ha organizzato questa clamorosa amichevole. L’hanno fatto per soldi? Per portare almeno un giorno di felicità ad una popolazione che ha ben poco da festeggiare? Non lo sapremo mai veramente, ma intanto in Spagna tutti, davvero tutti, da destra a sinistra hanno criticato questa amichevole. Diciamo che per fare un paragone è come se si organizzasse un’amichevole in Bielorussia e il nostro capo dello stato omaggiasse Lukashenko. Oh ma è già successo e non per una partita, d’altronde Berlusconi è l’unico amico che ha in Europa, d’altronde avendo fatto del bene a tutti il Silvio perché no a Lukashenko.
Meno male che sembra che la foto con il dittatore non sia stata scattata, sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Insomma, dietro questa partita c’è un vero e proprio intrigo internazionale, mentre la nazionale guineana tutto è tranne questo, bensì la selezione del Resto del Mondo con la maglia della Guinea. Perché? Vado a leggervi alcune delle biografie dei giocatori scesi in campo stasera:
Gli unici due giocatori guineani sono tali: Ovono, Mbele  e Valeriano. I primi due sono senza squadra il terzo gioca, udite udite, nell’Inter primavera vuoi mettere !
Gli altri giocatori provengono dalle seguenti nazioni:
Evuy, Akapo, Sipo, Kily, Juvenal, Randy, Engonga, Balboa, Bolado,Belima,Nsue e Bodipo sono di origine spagnola ma hanno almeno un genitore guineano, e ci può stare. Bodipo da oggi l’addio al calcio ed è già da tempo senza squadra. I più forti del lotto sono Nsue che gioca nel Maiorca in serie B, Akapo nel Numancia , Sipo nel famoso Pandurii e Balboa nell’Estoril. Gli altri giocano nella serie D spagnola. Una menzione a parte per Engonga che è figlio di Oscar Engonga fratello di Vicente Engonga parente di un altro Engonga. Vicente Engonga è il più famoso, ha giocato e vinto anche nella selezione maggiore spagnola. Il giovane Engonga, 18 anni, è stato prelevato all’uscita della scuola a Santander e trasportato nel paese in cui non è nato e che non aveva mai visitato. Ad accoglierlo suo padre che non vedeva da cinque anni. L’allenatore della Guinea il leggendario Andoni Goicoechea passato alla storia per aver spaccato una gamba a  Maradona pensava di aver convocato il nipote di Oscar Engonga, cose che succedono.
Gli altri giocatori sono:
Il portiere Danilo, brasiliano (si è salvato dalla malaria dopo mesi tra la vita e la morte. Purtroppo il suo connazionale Rincon non ce l’ha fatta ed è morto)
Il secondo portiere Bejarano colombiano
Bermudez – equador
Dio (eh che nome e che nostalgia di Ronnie James) brasiliano
Ekanza  - Costa d’Avorio
Rivas – Colombia
Ellong  e Fideju – Camerun
Jonatas – Brasile
Nel frattempo la fredda cronaca tiro di Bolado e palla che sorvola la traversa !!!
GOOL !!! di Bermudez. Esplode lo stadio di Malabo 1-1. Pepe Reina attonito meglio giocare contro il Sassuolo !!!
Insomma nonostante tutto c’è giustizia nel calcio. Ci sarà anche nel paese? Un oppositore del regime in esilio in un intervista ha dichiarato che al momento il 45% degli abitanti della Guinea sono stati costretti ad emigrare e a scappare dal paese, chi è rimasto vive ben sotto la soglia della povertà, tranne alcuni forse. Quelli che ostentavano orgogliosamente i tablet in tribuna?
Nel frattempo Xabi Alonso  è costretto ad uscire per infortunio, Giocoechea insegna !!!
Manca poco alla fine del primo tempo  e GOOOL della Spagna … Juanfran su nuova pippata di Danilo … !!!
Esce Xabi Alonso !!!
Ah, dimenticavo la Guinea Equatoriale non ha neanche un campionato nazionale, manco San Marino, ma come Gibilterra.
Fine primo tempo !!!
Secondo tempo.
Entra un altro brasiliano che però non era nelle liste ufficiali: Da Cruz !!
Mentre scorre noiosamente la partita leggo dalla scheda paese su Wikipedia che Malabo, la capitale del paese, è situata sull’Isola di Byoko posta nel tratto di mare antistante il Cameroon. Strana scelta !!!
Le lingue ufficiali sono lo spagnolo e il francese, ma il Presidentissimo Obiang ha deciso nel 2007 di aggiungere come lingua ufficiale il portoghese in modo da poter entrare a far parte della Comunità dei paesi di Lingua Portoghese, ecco perché i brasiliani in nazionale no?
In realtà, a parte le ironie, una forma di creolo portoghese è parlata in alcuni territori del paese.
Non ci sono sport praticati agonisticamente ci aggiorna wikipedia, ma, udite udite, sono attive delle scuole di pelota.
Intanto in campo non succede praticamente nulla.  


Mancano venti minuti … punizione della Guinea … mi sta venendo sonno, la connessione è lenta … mi sa che la partita per me finisce qui.


venerdì 8 novembre 2013

Gaeta, Capo Verde, presunti gemellaggi e pregiudizi !!!

E' sera sono tornato a Gaeta per qualche giorno, sono arrivato solo da poche ore, non avuto neanche il tempo di fare due passi nella città in cui ho vissuto dal giorno in cui sono nato (anche se purtroppo sono nato a Formia perché l'ospedale a Gaeta non c'era, forse in parte non c'è più neanche adesso), la città che amo nonostante tutto, ma sono giorni che ho qualcosa da dire un po a tutti quelli che hanno postato risentimenti presumo giusti sul presunto gemellaggio tra Gaeta e Capo Verde.
Capo Verde io la conosco bene, per quattro anni sono andato per mesi nell'arcipelago per il mio studio sull'impatto del turismo di massa sulla società capoverdiana. L'ho studiato l'arcipelago, amato, a volte odiato lo ammetto, per via delle tante inefficienze, ma mai avrei pensato che potesse divenire lo sfondo di un dibattito politico, che potesse essere così banalizzato come è accaduto nei giorni scorsi.
Mi dispiace dirlo ma anche da parte di persone che identifico nella mia parte politica di riferimento (sinistra) e che reputo molto sensibili a problematiche culturali e sociali ho letto tante cose scontate e velatamente razziste (presumo senza volerlo) verso queste "dieci isole lanciate nell'atlantico".
Chi non conosce non dovrebbe dare giudizi. Io non conosco il motivo del gemellaggio e quindi al momento mi astengo dal giudizio, anche se naturalmente mi chiedo cosa possa spingere chi ha forza nuova tra i referenti a visitare un posto in cui la gente è "abbronzata". Voglio vedere, però gli atti ufficiali e non legati a questo evento,capire quel'è il legame che sviluppato questo gemellaggio prima di giudicare questo perchè motivi di gemellaggio con Capo Verde ce ne sono almeno quattro.
Il mare prima di tutto. L'arcipelago vive di mare, il mare è il suo confine, è la sua benedizione e la sua maledizione, la sua ricchezza e la causa di immense povertà.
L'emigrazione. Non molti sanno che i capoverdiani si imbarcavano sulle baleniere, lasciando per mesi, anni,  le loro famiglie alcune volte non tornando più, attraversavano l'oceano per approdare su quelle coste dove tanti gaetani ancora adesso vivono e sognano il loro paese, il Massachusets. Si dice che Moby Dick sia ambientata proprio al largo dell'isola di Brava, una stupenda e isolata isola in cui si arriva ancora adesso solo per mare e da dove sono emigrati la maggior parte degli emigranti capoverdiani. Capoverdiani e gaetani, quindi, condividono un luogo di forzata migrazione, e non è poco.
La sodade. Forse non proprio nel senso capoverdiano del termine, ma chi di noi non ha mai provato la struggente lacerante nostalgia del proprio paese, del proprio mare, della propria gente, della propria lingua.
Il turismo. E' in realtà l'unica fonte economica vera delle isole, come lo è per Gaeta, quando il turista va via Gaeta muore, ma muore pian piano anche durante la stagione estiva un po alla volta depredata e lacerata, come accade purtroppo nell'arcipelago di Capo Verde dove in nome dell'"All inclusive" si devastano interi ecosistemi. Abbiamo qualcosa da imparare dai capoverdiani in questa materia? Sicuramente. Più che un gemellaggio io avrei organizzato una missione di studio per capire come evitare errori.
Ci sarebbero molte altre cose da dire su Capo Verde, se qualcuno è interessato sono pronto a parlarne a lungo e se qualcuno ne ha voglia e ha a disposizione 0,99 euro (consiglio per gli acquisti un po interessato), è ancora in vendita il mio e-book, una rivisitazione della tesi di dottorato. Si parla di tutte le isole, della loro storia, della loro complessità, della loro cultura, poesia e letteratura lo potete trovare tra gli altri su:
http://www.ibs.it/ebook/Gallinaro-Damiano/Oltre-il-turismo/9788863698695.html . E' davvero un consiglio disinteressato, non penso di arricchirmi con questo, tanto è vero che se davvero non vi va di spendere soldi o  non potete,  dal sito della Sapienza si può scaricare gratis la tesi:
http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/1040/1/Tesi_di_Dottorato_Dr._Damiano_Gallinaro_XXII_Ciclo%5B1%5D.pdf .
Prima di chiudere solo due parole sul Festival "Sete Sois Sete Luas" anche questo uscito banalizzato e ridicolizzato dai commenti: So che non l'avete fatto a posta, ma, anche se mi pesa dirlo, se non ho capito male a fine settembre una delle tappe del festival si è svolta a Gaeta. Che l'abbia portata Mitrano può sorprendermi ma avere a Gaeta una serata di uno storico  festival internazionale del folklore e della musica etnica che esista al mondo dovrebbe essere un onore. Vi invito a leggere qualcosa dal sito ufficiale : http://www.festival7sois.eu/.
Con questo è tutto, sono sicuro che cercherete di capire il mio rammarico, ma se si conosce e si ama un luogo fa sentire tristi e arrabbiati che venga considerato solo l'occasione per una polemica politica.
Buona notte a tutti

martedì 22 ottobre 2013

Madina Mayurka 22.10.2013. Riflessioni di fine stagione.



22 ottobre , Maiorca, quasi un mese dalla fine dell’estate, pieno autunno, temperatura 26 gradi, spiaggia deserta o quasi, mare settembrino.
La pace è tornata sull’isola dopo i “disturbi turistici” dell’estate, ora la spiaggia è quasi del tutto dei residenti siano essi maiorchini o nuovi residenti.
Le orde di hooligans inglesi che hanno messo a ferro e fuoco Magaluf sono ritornati a riempire gli stadi e i pub nella nativa albione, lasciando la località turistica di calvià al suo tranquillo letargo invernale.
Anche l’Arenal, dove mi trovo oggi, è semi vuoto, sono scomparsi anche i tedeschi, il Mega Park è chiuso al termine dell’Oktober Fest e pian piano si smontano i bar dei “Balnearios”.
Qualche aereo si alza in volo dall’aeroporto di Son Sant Joan, poca cosa rispetto al traffico convulso dei mesi estivi (una partenza e un arrivo quasi ogni minuto).
La scomparsa del genere “turista” ( anche quello russo è scomparso se ne parlerà il prossimo maggio) se da una parte porta ad una “pacificazione degli arenili”, dall’altra porta ad un progressivo isolamento di Maiorca rispetto al resto dell’Europa e del Mondo.
D’estate se si guarda alla tabella delle destinazioni dei voli, è tutto un ripasso di geografia e soprattutto un mondo di scoperte, ad esempio devo ancora capire dove si trovi Vnukovo, e alcuni paesi scandivano che sembrano usciti da un libro del Signore degli Anelli o da un album dei Sigur Ros.
Da un paio di settimana sono scomparse tutte le destinazioni “esotiche” e Maiorca resta ben collegata con Barcellona e Madrid, sufficientemente collegata con Valencia , mal collegata con il resto della Spagna e del mondo.
Anche Air Berlin ha deciso di limitare all’essenziale i voli per e da la Germania, questo nonostante vivano almeno 20.000 residenti tedeschi a Maiorca. La mancanza di una progettualità turistica per il periodo invernale , la chiusura del 90% degli alberghi nell’isola, non consente di pensare a notevoli spostamenti persone verso l’isola.
Eppure Maiorca ha tutto per attrarre i turisti anche in inverno, cultura, natura, gastronomia e perché no bellissime e talvolta insperate giornate di sole. Ma è incredibile come l’isola in cui più di cinquanta anni fa nacque il turismo “all inclusive”, ancora non riesca, nonostante tutto, a liberarsi del fardello di questo figlio ingombrante e onnivoro.
L’isolamento ( la parola stessa deriva se non sbaglio da isola) è una realtà per chi vive in un pezzo di terra con il mare intorno. E’ sicuramente anche una condizione psicologica, ma ancora di più è una sensazione fisica.
C’è il mare intorno, il mare che unisce e divide, che ti fa sognare e maledire, che porta sogni e li spegne.
Superare il confine del mare è possibile solo in nave o in aereo, non ci sono altri mezzi e spesso la vita ti costringe ad essere in luogo in fretta e in un’isola la fretta non puoi permettertela.
Devi aspettare un aereo o una nave, sperare che arrivi in tempo e sperare che parta subito, all’isola non importa cosa succede nel tuo lontano paese natio, conta solo il tempo dell’isola.
L’isolamento maiorchino è mitigato dalla possibilità di avere a pochi chilometri un grande scalo aereo come Barcellona, da dove aspettando magari molte ore puoi comunque raggiungere il resto dell’Europa.
Ma non tutte le isole hanno questa fortuna.
Altre immagini, un altro arcipelago, un altro mare, l’Oceano, Capo verde, isola di Brava.
A Brava non c’è l’aeroporto, la nave da Santiago parte una volta alla settimana e non ha un giorno o un orario fisso, dipende dalle condizioni del mare. Ogni tanto c’è un piccolo “barchino” che collega il porto di Furna con la vicina isola di Fogo, ma anche questo è irregolare e il braccio di mare tra le due isole è terribile.
A Brava non importa se tu sia un uomo qualunque, un politico o un regnante, se la nave non arriva rimani lì prigioniero dell’isola in attesa che qualcosa succeda.
Poco importa se c’è qualcuno che ti attende, o se qualcuno sta per andare via forse per sempre, l’isola è l’isola e questa è la sua maledizione e la sua benedizione.
Capo Verde.
Guardo il mare di Maiorca e ogni volta mi sembra di vivere in un altro luogo, immagini si sovrappongono. La spiaggia dell’Arenal si confonde con la più bella e selvaggia spiaggia di santa Monica a Boavista (selvaggia ora un po’ di meno mi dicono dalla costruzione di un immenso Resort).  La luce accecante del sole, il vento costante, la semplicità della gente, sono lontani da questa spiaggia maiorchina, eppure sono sempre presenti e indimenticabili.
Sono anni che cerco di raccontare quello che non era possibile scrivere in una tesi di dottorato, ma ogni volta qualcosa mi blocca e non sono in grado di andare avanti.
Ma sono storie che varrebbe la pena raccontare , viaggi per mare e per aria , per terra e per la vita.
Verrà il tempo, e forse il mare mi concilierà i ricordi.
Oggi sono qui sulla lunga spiaggia dell’Arenal, Palma di Maiorca, l’estate è finita, poca gente sulla spiaggia, il sole però è alto e forte e l’acqua è fredda quanto basta.
Un po’ di foschia all’orizzonte che nasconde memorie di un altro arcipelago.
Memorie che si sovrappongono e che si inseguono come onde del mare.

martedì 15 ottobre 2013

Priebke, il rispetto, la memoria e la carità cristiana

Volevo rispettare un doveroso silenzio rispettoso di tutto e di tutti in questa triste, orrenda, grottesca e crudele vicenda, ma dentro di me, come succede spesso, si agitano mille pensieri e devo tenere a freno eventuali affermazioni che potrebbero offendere.

Ecco, offendere, offesa, sono le parole che più contraddistinguono questa storia di cento anni di vita.

La vita di Priebke è un offesa all'umanità? Lo stesso Priebke si è sentito offeso di qualcosa nella sua vita? Oppure gli unici a sentirsi veramente offesi dovrebbero essere i parenti delle vittime?

Offesa, è un offesa all'umanità, mi dispiace per chi la pensa in modo diverso, un'offesa ai diritti elementari dell'uomo e lasciatemelo dire un'offesa terribile alla carità.

Bisogna dargli sepoltura? fargli un bel funerale degno del miglior cristiano?

E perchè? Si è forse pentito di quello che ha fatto il Sig. Priebke? No, lui eseguiva ordini. Ne siamo certi?

La chiesa in alcune occasioni ha rifiutato i sacramenti a chi con profondo dolore ha deciso di mettere fine alla propria vita, ora nonostante tutto apre le porte a chi la morte l'ha ampiamente diffusa. Qual'è il peccato o il reato peggiore? Uccidersi perchè non riesce più a vivere o uccidere "per giusta causa"?

Mi tremano le mani di rabbia al pensiero di Welby, considerato quasi un criminale, si può condividere o meno la sua scelta, ma allora dov'era la carità cristiana? Dov'era nel caso di Elauna Englaro?

Non posso condividere il funerale cattolico per una bestia, questo perchè parenti di vittime di bestie come lui io ho avuto la fortuna di conoscerle.

Anni fa ho avuto la fortuna, si proprio così, la fortuna di portare avanti un pezzo di una bella ricerca sulla ricostruzione della memoria pubblica della strage di Sant'Anna di Stazzema, e ho avuto modo di guardare in faccia "il dolore degli altri" senza barriere, senza la mediazione dei mezzi di "distrazione di massa" come direbbe Pelù. E' per rispetto al loro dolore che non posso accettare tanta carità per un uomo che si è fatto bestia fino in fondo, senza neanche avere la forza di fare quel gesto, forse ipocrita, ma lo saprebbe solo lui, di pentirsi di quanto fatto.

No l'uomo è orgoglioso di quello che fa, e lui lo è stato fino in fondo.

Una canzone dei Manic Street Preachers recita: " If you tolerate this then your childrens would be next", e io non posso tolerarlo perchè la prossima giustificazione sarà per il pedofilo, per l'assassino seriale, per tutte le forme di terribile banalità del male.

Il male non ha sempre lo stesso peso e valore, una cosa è uccidere, cosa terribile, per legittima difesa, una cosa è uccidere con scienza e coscienza.

Come ha ucciso Priebke e tanti altri con lui, a cui molti conniventi hanno dato una lunga vita lontana dalle morti provocate. E allora lo seppeliscano nel suolo del paese che lo ha generato se lo vorrà, sperando che la natura lo sappia perdonare e dal suo tronco infetto nasca comunque qualcosa di buono.

La natura sa perdonare.

Quest'uomo, perchè uomo e non Dio, mi dispiace, no.

mercoledì 9 ottobre 2013

L'Europa oltre Lampedusa

Ci ho pensato bene prima di scrivere qualcosa su quanto successo a Lampedusa e ancora ci sto riflettendo mentre scrivo, devo combattere tra lo scagliarmi contro i soliti noti, prendermela con meno noti e superare i miei stessi pregiudizi e paure.
perchè dopo quello che è successo a Lampedusa, l'11 settembre dell'Europa degli indifferenti, c'è da avere paura.
Paura di chi?
Degli idioti prima di tutto. Solo un idiota può pensare che un disperato che fugge da un paese in guerra e ridotto alla fame, prima di partire si colleghi sul web per vedere dove andrà ad approdare con un barcone che non sa nenache da dove partirà, e magari si ascolti i discorsi della Boldrini e della Kyenge. Si sono mai domandati i signori quanti internet point, televisioni, radio siano in funzione a Mogadiscio, nell'intera Somalia o nell'intera Eritrea? Quanta ignoranza e eurocentrismo, finiamo per vedere il mondo solo dalla nostra poltrone non riuscendo a capire che spesso può essere diverso e drammatico più della nostra crisi.

Bisogna aver paura che un giorno la resistente e empatica fino alle lacrime popolazione di un isola coraggiosa come Lampedusa, crolli e decida di non seguire la legge del mare e lasci davvero i fratelli in balia della loro sorte. Gli eroi crollano prima o poi, e gli abitanti di Lampedusa sono eroi.

paura dei burocrati di bruxelles così lontani dal comprendere che non più di migrazione si parla ma di tragedia.

Bisogna aver paura del simile più che del diverso e del non detto che alberga in tanti di noi, ognuno di noi combatte con i propri pregiudizi e paure, chissà chi l'avrà vinta.

Bisogna aver paura dell'omologazione e del pressapochismo: quando si parla di aiutari nei loro paesi, di quali paesi stiamo parlando, quelli da dove provengono o quelli in cui transitano?

Bisogna aver paura della trama che viene tessuta dietro le figure maledette degli scafisti. Chi c'è dietro, quanta è estesa la rete di connivenze e macchinazioni? Chi ci guadagna anche in Occidente?

Bisogna avere paura certo ma anche tentare strade per cercare di affrontare questa smisurata disperazione migrante.

E allora:

- il reato di immigrazione non può esistere, è inconcepibile anche solo per la legge naturale, tutti lasciamo liberi, abbiamo un nome e un cognome un dna che ci rende unici, non nasciamo clandestini. Se una persona che è vive sul territorio italiano e che vi risiede per qualunque motivo e nazionalità commette un reato è allora e solo allora che può essere indagato e condannato, non perchè entra in un paese. La durezza delle pene deve essere condivisa da chiunque commette un reato sia esso italiano o straniero, ma essere considerato clandestino non può essere considerato un reato.

- va affrontato ogni aspetto del problema e superati diversi pregiudizi anche di livello "umanitario". E' innegabile che qualcuno guadagni qualcosa anche dall'assistenza agli ultimi, anche queste cose vanno chiarite e affrontate anche a livello comunitario.

- non serve a nulla rimandare le persone indietro in aereo o nave, ma cercare di capire cosa accade non solo nei paesi da cui provengono ma soprattutto nei paesi di transito, cercare accordi per andare in qualche modo a stanare la rete di maledetti mercanti di persone. Non mi dite che chi è riuscito a trovare e uccidere i più grandi terroristi della storia non sia in grado di colpire e minare l'organizzazione degli scafisti. Il problema è che i profughi non sono una risorsa economica e non interessano a nessuno fino a quando approdano sulle coste della fragile fortezza Europa.

Il problema è complesso ma va affrontato senza pregiudizi da ogni parte altrimenti sarà il solito confrontarsi di buonisti e presunti fascio-idioti. la realtà è più complessa e quest'ultima immane tragedia ci dovrebbe far comprendere che è tardi per le polemiche e le dichiarazioni d'intenti ed è tempo di agire andando a colpire chi si arrichisce dietro questa infamante povertà, senza se e senza ma, "senza perdere la tenerezza" come diceva un uomo morto anni fa.

lunedì 23 settembre 2013

tra i balcani e l'atlantico: Perchè viaggio ?

tra i balcani e l'atlantico: Perchè viaggio ?: Perché viaggio? Me lo chiedono in molti ma è difficile dare una risposta. Viaggio per piacere, per la voglia che ho di soddisfare ...

Perchè viaggio ?



Perché viaggio? Me lo chiedono in molti ma è difficile dare una risposta.
Viaggio per piacere, per la voglia che ho di soddisfare il mio nomadismo, di placare quella provvisa eccitazione che mi da lo scoprire il diverso.
Ma più di tutto, nel recondito della mia anima so che viaggio per tenere a bada la mia parte oscura, le mie paure, la  paura del tempo che passa, della morte mia o dei miei cari.
Ogni volta che programmo un viaggio dico a me stesso che sono vivo.
Nel viaggio, nel nomadismo dell’anima inevitabilmente si sviluppano appartenenze.
Luoghi, persone, idee ricordi ci restano nell’animo in maniera così forte da portarci a sviluppare questo senso di appartenenza  esclusivo che difficilmente si riesce a condividere.
Quello che cerco di fare è in qualche modo narrare e presentare questi nomadismi, dare una forma in qualche modo cartacea alle appartenenze nel tentativo di costruire un piccolo museo del mondo, una collezione di luoghi che mi appartengono, luoghi che per vari motivi e in tempi diversi ho chiamato “casa”.
Un asorta di geografia personale, una “g – io- grafia”, un luogo in cui si declina la mia personale mappa dei luoghi.
Bateson ci ricorda che ognuno di noi costruisce una propria mappa che spesso non coincide con il territorio.
Ognuno di noi scrive dei simboli , dei significati sul territorio e lo rende suo.
Ecco perché “G – IO- Grafie”.
In quarantadue anni di viaggio la mappa si è progressivamente colmata di simboli e significati fino a sviluppare questa forte , inesauribile voglia di sentirsi comunque a casa.
La casa è dove lascio il mio cappello, diceva Marvin Gaye, e io in alcuni luoghi ho lasciato molto di più del mio cappello.
La storia di questa ricostruzione di un idea di mondo inizia 42 anni fa circa con il primo viaggio , di cui però non ho memoria diretta , ma che mia madre mi ha spesso raccontato, un volo aereo verso la Grecia, avevo circa sei mesi.
E da allora per un motivo o per un altro, per colmare paure o palcare istinti di scoperta, non mi sono ancora fermato.
E voi perchè viaggiate?

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...