mercoledì 18 marzo 2020

Safe Area Italia: è necessario davvero perdere l'umana empatia?

In questi giorni leggo molti post che parlano di come questo virus ci cambierà. Io stesso ne ho scritto spesso.
Cambierà il nostro modo di salutare, saremo molto più "giapponesi" di prima, contenuti, almeno per i primi tempi.
Viaggeremo in modo diverso, magari più consapevole.
Prima o poi dovremo fare i conti con ciò che in questo momento abbiamo allontanato dal nostro orizzonte.
Ci sono masse di uomini disperati che premono per entrare in Europa nonostante il Coronavirus, dormono per strada, nei campi, in case abbandonate, in campi che è onesto chiamare di "concentramento". E quando sarà possibile mettere fuori il naso da casa, loro ci saranno, anzi ci sono sempre stati.
Come reagiremo, saremo capaci di capirli, vivrà in noi un nuovo umanesimo? O in questo abbrutimento dell'animo accoglieremo con indifferenza le nuove, prevedibili, drammatiche politiche dell'Europa Unità.
Aver vissuto la mancanza di libertà, la paura di perdere il bene più prezioso, la vita, ci avvicinerà o ci allontanerà da chi ogni giorno rischia di perderla?
Saremo uomini nuovi o avremo perso la nostra umanità?
Fatemelo dire apertamente e onestamente, trovo disumano che nel tentativo di salvare delle vite si perda quello che è fondamentale in una società, il rispetto dovuto a chi lascia questa terra, il privare chi sta per lasciare la vita terrena anche del conforto di pochi minuti di visita da parte delle persone con cui si è vissuta un'intera vita.
Trovo disumano che non si possa accompagnare il defunto fino alla terra che lo accoglierà.
Abbiamo letto alcune di queste frasi : " Mio padre (o mia madre) è morta sola nel letto di un ospedale".
Lui o lei non c'erano e avrebbero voluto esserci perché ci sono dei riti nelle nostre comunità che rendono completo il transito terrestre delle nostre anime. E sono riti che vanno rispettati.
Non pretendo che comprendiate il mio punto di vista, ma forse potremmo aprire uno spazio di umanità ed empatia almeno in questi casi, e lasciare che almeno per un attimo si possa accompagnare chi va via.
Restate a casa, quindi, se questo è l'unico modo che abbiamo per cercare di salvare i nostri anziani e anche noi che senza la memoria delle nostre vite non siamo nulla.
Se questo è un uomo.

Nessun commento:

Posta un commento

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...