tra i balcani e l'atlantico

venerdì 13 marzo 2020

Safe Zone Italia: Prypiat, Roma e altre assenze



Se devo cercare un'analogia con quanto stiamo vivendo in questi giorni mi vengono in mente un paio di esempi.
Nel corso dei miei viaggi ho avuto occasione di visitare alcuni luoghi abbandonati il  più celebre sicuramente è Prypiat, la città fantasma nella zona rossa di Chernobyl.
In tutti questi luoghi quello che si percepisce come veramente significativo è la percezione dell'assenza.
Un'assenza, consentitemi il gioco di parole, della presenza antropica, la mancanza di quello che rende unica la città.
Perché in un posto perché in un luogo  inaccessibile è normale aspettarsi il silenzio.
Mentre in una città quello che è normale è aspettarsi il rumore o il suono della vita quotidiana.
Sembra una situazione banale ma non è così.
Innaturale è proprio il silenzio, inteso come assenza, inteso come qualcosa che non è naturale percepire.
Se si cammina per pripyat  si percepiscono  perfettamente  suoni della natura che si riprende la città.
E questo mi fa pensare a un romanzo bellissimo  After London  in cui l'autore, Jeffreys, narra della scoperta del nuovo mondo dopo una catastrofe che non precisata  lì dove Un tempo era Londra.
In questa come in molte opere di Ballard la natura si riprende la città è una sorta di rivincita nei confronti di chi ha costruito su un luogo sacro profanandolo.
In questi giorni in cui ci sentiamo tutti alieni, anime sospese in attesa che ritorni la normalità nel frattempo sono i suoni della natura che si riprendono il loro ruolo principale nella sinfonia della città.
Devo dire che mi piacciono i luoghi abbandonati, quello che mi interessa non è propriamente quello che vedo ma le storie di vita di chi prima viveva quei luoghi e che permea gli edifici, le strade, i parchi.
È quella un assenza piena di voci che se ci mettiamo in ascolto riusciamo a percepire.
anche in questi giorni questa assenza di presenza umana racconta più che in altri periodi della nostra presenza attraverso le nostre storie celate.
Quindi in questo silenzio in quest'assenza c'è comunque vita.
Oltre ai luoghi  la cui assenza dell'uomo  è dovuta a una catastrofe ci sono altri luoghi di cui percepisco una somiglianza con quanto viviamo in questi giorni.
Si tratta di luoghi in cui l'assenza dell'uomo e in un certo senso voluta  in cui partenza dell'uomo è solo temporaneo.
Sto parlando delle località turistiche estive che in molti casi in inverno si svuotano  completamente.
Nel periodo in cui ho vissuto continuativamente a Maiorca in inverno spesso  mi sono trovato  a passeggiare in alcune località in cui prevalentemente ci sono solo alberghi.
In alcune di questa località durante l'inverno non abita praticamente nessuno e  come in questi giorni era possibile sentire ogni piccolo rumore suono respiro.
Per cercare di pensare al futuro con una piccola dose di ottimismo dovremmo pensare alle nostre città come ad alcuni di questi luoghi turistici, immaginarci in un inverno di attesa pronti ad affrontare l'estate e a riprenderci i silenzi e i vuoti che ora ci sembrano incolmabili.
Animo fratelli e che sia resistenza e poi mai come oggi resilienza. 
RispondiInoltra
alle marzo 13, 2020
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