domenica 15 marzo 2020

Safe Area Italia: l'inutilità del "dove sei?"

I giorni passano, le mascherine mancano, le persone in qualche modo sopravvivono inventano nuovi modi per esorcizzare la paura, la noia, e perchè no, la paranoia.
E' evidente che la nostra vita è completamente cambiata e sarà così per lungo tempo, e cambia anche il nostro lessico familiare.
Ha perso valore ad esempio la domanda: "dove sei?".
Domanda inutile, direbbe Battisti, ed è così. Tranne per le poche persone costrette comunque a lavorare in questi giorni ha davvero perso senso chiedere : "dove sei?".
La risposta è chiaramente la stessa " a casa", e non potrebbe essere diversamente, perchè anche per chi sta trasgredendo le norme, e purtroppo non sono pochi, rivelare la propria presenza comporterebbe la configurazione di un reato.
E allora ecco che assume un valore preminente, più che mai la domanda: "come stai?". Fino a pochi giorni fa era più che altro una norma di buona educazione chiedere "come stai?", ora è la domanda per eccellenza e la risposta si colma di significato. Mai come in questo momento sono fondamentali le nostre storie di vita.
E ancora quante volte abbiamo ripetuto ai nostri vicini, cari, amici, "ti sei lavato le mani?".
Sembra quasi di essere tornati tutti bambini.
E dite la verità, quanti di voi nei messaggi inviati ci stanno pensando due volte nello scrivere "ti abbraccio"?
Mi chiedo se dopo questo periodo, che, diciamocelo con sincerità sarà più lungo di un mese, saremo ancora capaci di abbracciarci.
E chi ce lo dirà quando tornerà il tempo dell'abbraccio?
Sarà in una conferenza stampa della Protezione Civile?
E ci fideremo?
Sarà bello ricominciare a chiedere: "dove sei?", e che a questa domanda possa seguire una risposta del tipo "sono a ... (scegliete voi, cinema, teatro, libreria, ristorante...) e sentirsi rispondere subito dopo "ok a più tardi ti abbraccio".
Vi abbraccio ... Buona serata.

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