venerdì 27 gennaio 2017

PGGV N.6 . 27.01.2017, VIAGGIO A BERLINO TRA MEMORIALI INCOMPRESI E MEMORIE DA RISCOPRIRE

             Come ogni anno per la Giornata della Memoria, 27 gennaio, propongo una mia personale riflessione sul giorno della memoria. In quasi tutte le occasioni ho preso spunto da un viaggio effettuato nei giorni precedenti in luoghi simbolo, non solo dell’Olocausto, ma dei mille olocausti che negli ultimi decenni hanno colpito e sterminato interi gruppi sociali, comunità, famiglie.
                Quest’anno sono riuscito a ritagliarmi alcuni momenti di riflessione in un recente weekend berlinese. Il luogo della memoria visitato, anzi rivisitato,  è stato il Memoriale che ricorda lo sterminio degli Ebrei perpetrato da parte dei nazisti nel corso della terribile stagione del Terzo Reich (Denkmal für die ermordeten Juden Europas).
                Tutto nella apparentemente straniante Berlino è memoria, ogni pietra narra storie mai banali, dispiace quindi trovarsi di fronte alla banalizzazione di un luogo che dovrebbe fare memoria, creare uno shock di consapevolezza  in chi vi reca.
                Shock che purtroppo se c'è riguarda semmai la "postura" dei visitanti.
                 Il Denkmal für die ermordeten Juden Europas,  che nell’intenzione dell’architetto  Peter Eisenman doveva ricordare ciò che di terribile è accaduto, è stato edificato sull'area originariamente occupata dal palazzo e dalle proprietà di Goebbels ed occupa l'intera superficie dell'isolato tra le Ebertstraße, Behrenstraße, Cora-Berliner-Straße e Hannah-Arendt-Straße; consiste in una superficie di 19.000 m² occupata da 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro, organizzate secondo una griglia ortogonale, totalmente percorribile al suo interno dai visitatori.

Le stele sono tutte larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l'altezza varia da 0,2 a 4 m. Dalla vista esterna appaiono tutte di altezze simili ma, poggiando su di un fondo variamente inclinato, le più basse lungo il perimetro esterno, "fagocitano" gradualmente il visitatore che si addentra fra esse. In base al testo di progetto di Eisenman, infatti, le stele “sono realizzate per disorientare e l'intero complesso intende rappresentare un sistema teoricamente ordinato, tale da  far perdere il contatto con la ragione umana in un'angosciante solitudine”.

                Ben tre volte negli ultimi anni ho avuto modo di visitare il Memoriale e ogni volta mi sono dovuto scontrare con l'equivocata percezione del sacro da parte di chi visita questo luogo, un esempio di  banalizzazione della memoria.
                Probabilmente, nonostante le intenzioni dell’autore, il Memoriale non riesce a catturare l’attenzione di chi è  lontano per età e per sensibilità da ciò che di terribile è accaduto. La maggior parte delle persone che visitano il Mausoleo, in gran parte giovani, infatti, percepiscono questo luogo più come un luogo di “divertimento” che come “un sistema teoricamente ordinato, che fa perdere il contatto con la ragione umana in un’angosciante solitudine”.
                Poche settimane fa, infatti,  era più facile trovare  chi si faceva i “selfie” sbucando da dietro le steli, chi poneva in cima piccoli pupazzi di neve, chi si rincorreva urlando e scherzando, che persone davvero consce del significato drammatico di quel grigio memoriale. Non ricordo in realtà, tranne me Clara e Nadia, molte persone coscienti della sacralità del luogo.

                Gran parte di questa “insensibilità” è dovuta forse anche dal fatto che molti ignorano l’esistenza del sotterraneo "Centro di documentazione ", con ingresso gratuito, dove è possibile seguire un percorso che tratta simbolicamente le vicende personali e i destini di alcune vittime dell'olocausto attraverso citazioni, immagini e voci di testimoni.
Il centro è suddiviso in sale.
Nella prima sala viene riassunta la storia della politica nazionalsocialista dello sterminio dal 1933 al 1945 attraverso testi e fotografie. Si passa poi alla Sala delle dimensioni, nella quale, disposte ordinatamente sul pavimento, vengono riportate 15 testimonianze autentiche di uomini e donne ebrei durante la persecuzione e rinvenute in varie forme (messaggi lanciati dai treni della deportazione, lettere, ecc.). Alle pareti, le cifre delle vittime dell'olocausto suddivise per nazione.
Nella Sala delle famiglie, 15 grandi pannelli riportano le origini, gli stili di vita, la cultura e il destino di altrettante famiglie ebree di tutta l'Europa caduta sotto il dominio nazista, corredati da fotografie e documenti personali. La Sala dei nomi è invece una sala vuota, nella quale vengono proiettati sulle quattro pareti e letti ad alta voce in più lingue i nomi e una breve biografia di ciascuna delle vittime ebree conosciute dello sterminio in Europa; nonostante la lista sia largamente incompleta, la sua lettura completa richiede un tempo di 6 anni, 7 mesi e 27 giorni. Nel foyer adiacente alla sala, è possibile accedere alla banca dati del Memoriale di Yad Vashem, che mette a disposizione i dati di oltre 3 milioni di perseguitati per ricerche personali.
Alle pareti della Sala dei luoghi, pannelli che descrivono con testi ed immagini i principali luoghi dello sterminio. Inoltre, schermi sui quali vengono proiettati filmati commentati 220 episodi e luoghi di deportazione e sterminio in tutta Europa. In nicchie lungo le pareti, telefoni dai quali è possibile ascoltare la descrizione e la storia dei campi della morte. Nella sala conclusiva, detta Portale dei memoriali il visitatore può usufruire di terminali informatici che aggiornano riguardo agli istituti di ricerca sull'olocausto e alle manifestazioni che si svolgono nei luoghi storici.
                Penso che una visita al centro dovrebbe essere considerata propedeutica alla visita del Memoriale in modo da consentire al visitatore di porsi nell’atteggiamento giusto nei confronti di una delle pagine più tristi della storia del mondo.
                Poco lontano dal Denkmal für die ermordeten Juden Europas, superata la Porta di Brandeburgo, ai margini del Tiergarten si trova il nuovo memoriale dedicato allo sterminio dei Sinti inaugurato nel 2012. Furono  500 mila, infatti,  i rom e sinti uccisi dal nazismo in quello che chiamano Porajmos, l’olocausto. Disegnato nel 1992 dall’artista israeliano Dani Karavan, è costituito da uno specchio d’acqua rotondo circondato da pietre rotte. Al centro galleggia una piattaforma triangolare su cui ogni giorno viene poggiato un fiore fresco. L’iscrizione sul monumento è tratta dalla poesia Auschwitz, scritta dal poeta rom Santino Spinelli.

Il Memoriale agli omosessuali perseguitati sotto il nazismo anch’esso a pochi metri dal più conosciuto Denkmal für die ermordeten Juden Europas , è stato inaugurato il 27 maggio 2008.  Progettato dagli artisti Elmgreen & Dragset.
Si tratta di un cuboide  fatto di cemento. Sul lato frontale del cuboide c'è una finestra, attraverso la quale i visitatori possono vedere un cortometraggio di due uomini che si baciano. Vicino al memoriale c'è un'insegna, in lingua tedesca e in quella inglese, dove i visitatori possono leggere, sopra, le persecuzioni durante il nazismo e, sotto, il Paragraph 175, la legge che nel corso del 1950 al 1960 mise fuori legge l'omosessualità. La legge venne riformata poi nel 1969, attenuata nel 1973 e infine annullata nel 1994.
Il percorso nella memoria a Berlino non si ferma qui naturalmente.
Tra i tanti luoghi di memoria vi invito a visitare altri due memoriali legati alla liberazione della città da parte delle controverse truppe dell'Armata Rossa.
Il Sowjetisches Ehrenmal - Treptower Park (Memoriale per i soldati sovietici al Treptower Park) è un memoriale dedicato all'Armata Rossa che si trova a Berlino all'interno del Treptower Park, nel quartiere di Alt-Treptow nella zona est della città.
Il memoriale è stato costruito fra il 1946 e il 1949 su progetto dell'architetto sovietico Yakov Belopolsky. Ospita le tombe di circa 5.000 soldati russi caduti nella battaglia di Berlino nei mesi di aprile e maggio del 1945. Il monumento è uno dei tre Memoriali Sovietici costruiti a Berlino dopo la conclusione della seconda guerra mondiale. Gli altri due si trovano nel parco del Tiergarten e nel parco di Schönholzer Heide sito nel quartiere di Pankow.
All'ingresso del memoriale è collocata la statua in granito di una donna affranta, che rappresenta la Madre Russia, circondata da statue di soldati. Il mausoleo è sormontato dall'enorme statua di un soldato che salva un bambino e poggia la propria spada su una svastica distrutta. La statua è opera dello scultore sovietico Yevgeny Vuchetich, il prototipo per il soldato era l'Eroe dell'Unione Sovietica Nikolai Ivanovič Masalov (in cirilico: Николай Иванович Масалов) nato in Siberia nell'Oblast' di Kemerovo.

Il secondo memoriale è proprio quello ospitato nel Parco Tiergarten.
Il Sowjetisches Ehrenmal, o memoriale per i soldati sovietici, si trova a ovest della Porta di Brandeburgo, lungo il Tiergarten. Inaugurato l’11 novembre 1945, è stato progettato da Lew Kerbel, Vladimir Zigal e Nikolai Sergijewski e realizzato dal Consiglio di guerra delle Forze Armate sovietiche.

Per finire questa breve passeggiata nella memoria, consiglio la visita del Campo di Concentramento di Sachnehausen appena fuori Berlino, molto meno "terribile" di Auschwitz o Mauthausen ma molto più "didattico".


Fu uno dei più grandi campi di concentramento in Germania, dove circa 30.000 prigionieri morirono per fucilazione, di stenti, di fame, di dissenteria e di polmonite, oltre che di esperimenti medici. Molti furono anche eliminati con i gas di scarico dei camion. A parte gli ebrei, i prigionieri del campo furono soprattutto detenuti politici, persone accusate di comportamenti asociali o deviati come i Rom e gli omosessuali e infine i Testimoni di Geova che rifiutarono di sostenere lo sforzo bellico tedesco. A Sachsenhausen furono inoltre uccisi gli uomini del commando dell'Operazione Musketoon, tra i quali il campione di automobilismo William Grover-Williams.
Il campo fu liberato il 22 aprile del 1945 dall'Armata Rossa, che vi trovò 3.000 persone ormai in fin di vita, dato che la maggior parte degli internati erano stati trasferiti dalle SS con le famigerate marce della morte.

 Al termine della guerra, il campo fu destinato ad accogliere circa 60.000 prigionieri di guerra tedeschi, di cui 12.000 vi morirono per malnutrizione, malattie, esaurimento fisico e psichico prima che il campo venisse definitivamente chiuso nel 1950. Oggi Sachsenhausen è aperto al pubblico: diversi edifici e costruzioni sono stati ricostruiti, come ad esempio le torri di guardia, l'entrata del campo e diverse baracche. È inoltre presente un museo che raccoglie testimonianze e lavori della vita degli internati.
Per finire un memoriale spontaneo, dedicato alle vittime della follia recente, le persone la cui vita è stata distrutta da un tir lanciato in nome di qualcosa o qualcuno che potrebbe non esistere, nel luogo dove era il mercatino di Natale al Ku'damm.
Per non dimenticare che anche questo è stato.



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