martedì 26 gennaio 2021

Kustendorf 2021: riflessioni a margine di un'edizione speciale

Si è conclusa ieri la quattordicesima edizione del Festival Kustendorf creato dal regista Emir Kusturica nel "suo" villaggio tra i monti al confine tra Serbia e Bosnia. Lasciando da parte considerazioni e riflessioni sulle scelte operate negli ultimi venti anni dal regista di origini bosniache (o sarebbe meglio dire jugoslave) di cui parlerò diffusamente in un libro che sto terminando in questi giorni, c'è da dire che il festival è qualcosa di unico sia per la location che per il ricco programma che ogni anno propone. Sono stato ospite del Festival ben 6 volte negli ultimi 10 anni e posso di affermare di essere un profondo conoscitore dello spirito dei luoghi del festival. Ed è proprio questo che è mancato, come manca in tutti gli eventi che ormai stiamo vivendo nella nostra realtà ovattata. Mi sono mancati i monti, la neve, il silenzio, ma anche le birre e le rakija bevute parlando di cinema e di vita con gli amici divenuti un punto di riferimento nel mio mondo balcanico. E chiaramente la visione dei film ne ha risentito. Come ha sottolineato Alba Rorwacher giurata nella sezione dei corti dei nuovi registi in competizione, anche se vedere un film da casa, rende possibile tornare indietro, rivedere scene e prendere appunti, quel che manca è il "vivere" la visione del film insieme ad altre persone che rende unica la visione di film ai festival. Soprattutto in un festival come il Kustendorf dove tutto si svolge in un villaggio in legno di poche decine di case e dove puoi incontrare e parlare di sogni e celluloide con i grandi del Cinema. Questa edizione si è alla fine contraddistita per la presenza del solo "Generale nel suo Labirinto", Emir Kusturica, che ha svolto la funzione di demiurgo delle opere prime di nuovi interessanti registi provenienti in gran parte dal mondo balcanico. Non entro nel merito della rassegna, sarebbe difficile parlare dei corti in modo compiuto, chi vuole può informarsi sulla pagina del Festival che linkerò i fondo, voglio soffermarmi invece su un breve documentario che ha realizzato proprio il Professore in quella che è possiamo considerare la cerimonia di apertura del festival. In un delicato documentario "La Nostra eroina", il regista racconta la storia della sua "vicina" (nel senso meraviglioso del termine balcanico) Radmila Tosic, una donna forte che ha deciso, in seguito a quanto accaduto di terribile a Visegrad durante le guerre che hanno dilaniato la ex Jugoslavia, di ricominciare a vivere tra i monti, proprio vicino a dove in seguito il regista ho fondato il suo piccolo regno. Radmila, come molte e molti, ha sofferto lo srdicamento dal suo paese natale, la morte del marito ucciso da una granata a Goradze e che non ha mai più rivisto, e quel senso di non sentirsi più parte del mondo che molti hanno vissuto a seguito del dramma jugoslavo. La storia di Radmila è un storia di resilienza interessante da "leggere" nelle sue sfaccettature e perchè no anche uno spot per il regista, Radmila, infatti, afferma: "Da quando c'è il Professore qui,tutto è più bello". E in qualche modo ci sta. Ci sarebbe molto da dire, come accennato, da approfondire sulle scelte non condivise del regista, ma quello che mi interessava era portarvi a scoprire un luogo ancora poco conosciuto e un Festival davvero particolare, sperando che il prossimo anno ci si possa ritrovare ancora "in presenza" a discutere di film, e della vita che comunque è la cosa fantastica che ci è stata donata e che va narrata con tutte le sue mille sfumature. Sretan Put http://www.kustendorf-filmandmusicfestival.org/2021/

lunedì 11 gennaio 2021

La Valla (La Barriera): un viaggio in una Spagna tradita (tra distopie e storia )

Negli ultimii giorni molti avranno avuto la possibilità di vedere "La Valla", "La Barriera" in italiano, restando sopresi quasi dalla chiaroveggenza dei creatori della serie. Siamo nel 2045 in una Spagna distopica governata da un governo fascistoide che si trova a combattere un nemico invisibile, un noravirus di gran virulenza capace di infettare le persone e portarle alla morte in poco tempo. In una Madrid in cui vige il coprifuoco, la delazione, e la violenza delle istituzioni, una famiglia lotta contro i propri fantasmi e quelli di un popolo, ma nasconde un segreto che potrà rivelarsi decisivo nella lotta contro il virus. Non vi racconto molto di più perchè mi piacerebbe che la guardaste perchè ne vale davvero la pena. Attori in stato di grazia, ottima regia e fotografia e storia che cattura fino alla fine (sicuri poi che sia finita?). Sarebbe facile parlarvi del virus, di quelle che sono le aderenze con quello che stiamo vivendo (in realtà ci sarebbe da rilevare che ben pochi portano la mascherina nella finzione), invece quello di cui voglio raccontarvi è quello che la storia fa comprendere senza mai renderlo paese. Se si guarda alla Madrid del 2045 i segni, i colori, le stesse divise dei poliziotti ricordano in realtà un dramma che la Spagna deve ancora cercare non solo di superare ma addirittura di affrontare. La dittatura franchista ha lsciato segni pesanti sulla società spagnola e nei miei anni maiorchini ho potuto verificarlo di persona. Solo da pochi anni nelle Baleari e in pochi altri luoghi della Spagna si sta scavando nei luoghi in cui da anni si sapeva ci fossero le fosse comuni con i resti di chi si era opposto al franchismo. Ho avuto la fortuna di poter presenziare alle prime esumazioni nel cimitero di Porreres a Maiorca, uno di quei cimiteri sotto la luna di cui parlava Bernanos, ci sono voluti anni dalla Ley de Amnistia che non concedeva ai familiari degli scomparsi di avere giustizia. E questa serie anche di questo in modo velato ci parla, ma soprattutto di un dramma che lega la Spagna all'Argentina, quello dei bambini "rubati". Come vedrete nel corso della storia, i "bambini rubati" alle famiglie hanno un ruolo fondamentale nella lotta drammatica al noravirus. Vengono sottratti alle famiglie facendo credere loro che sono morti per poter fare esperimenti sul loro sistema immunitario. Cosa vi ricorda questo? Di sicuro Mengele, ma non solo. In Argentina ad esempio i nipoti del grande fumettista Oesterheld creatore dell'Eternauta probabilmente vennero dati in "regalo" ai potenti della dittatura. Due delle figlie scomparse del fumettista erano, infatti, incinte al momento dell'arresto e probabilmente hanno partorito in prigione. Ma non solo in Argentina, anche in Spagna ci sono donne che cercano tracce dei loro bambini scomparsi, se parla ad esempio in questo articolo https://www.tpi.it/esteri/bambini-rubati-spagna-20180620128168/, ma sul web ne trovate molto altri. Quindi La Valla non è solo attuale perchè ci stuzzica l'attenzione per la presenza nella trama di un certo virus che purtroppo abbiamo imparato a conoscere anche se non fin in fondo. La Valla è molto di più è un viaggio nelle memorie tradite della Spagna e a suo modo un omaggio a chi lotta ogni giorno perchè verità sia. Buona visione. E mi raccomando attenti a Begona.

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...