lunedì 29 aprile 2013

Madina Mayurka: Barometro turistico.

Ci sono molti indicatori che ci permettono di affermare con certezza che la stagione invernale a Maiorca sta definitivamente per finire (anche se non si direbbe viste le quattro giornate di pioggia quasi consecutiva), e che la bella e ricca stagione (per alcuni ma non per tutti) il verano (o veranito come viene chiamata con affetto) sta per aprire le porte.
A Calvià la gente del posto, che nei mesi invernali è sopravvissuta con quanto aveva guadagnato l’estate scorsa e/o facendo piccoli lavoretti, aspetta con ansia una chiamata da parte degli albergatori.
Gli alberghi prospicienti la spiaggia dell’Arenal  hanno terminato a tempo di record i lavori di ristrutturazione.
Paesi finora completamente disabitati come ad esempio Magaluf, El Toro, ma anche Cala Radjada, Cala Mandia, Sa Coma, si ravvivano, e si intravedono i primi sparuti avamposti di future truppe tedesche e russe.
Come dicevo, sono molti gli indicatori della “rinascita” del turismo all inclusive dopo la lunga pausa invernale, alcuni intuitivi e scaturenti dall’osservazione della vita quotidiana, di cui si è dato un esempio sopra, altri quasi scientifici, ricavabili dagli studi di settore e dalle previsioni da “tutto esaurito” che si ipotizzano per il Verano 2013.
Iniziamo dagli indicatori ricavabili dagli studi di settore e dai report dei due giornali locali il “Diario de Mallorca” e “Ultima Hora”.
La partecipazione a due delle più importanti fiere del turismo, quella di Berlino e quella di Mosca, ha portato la lusinghiera notizia di un previsto incremento del 12% del turismo tedesco  e del 14 – 20 % del turismo russo. Un incontro internazionale tenutosi pochi giorni fa a Palma, organizzato dalla più grande agenzia turistica russa Natalie Tours, ha rivisto in rialzo queste cifre, indicando addirittura nel 35% l’incremento che si avrà dei turisti ucraini nell’estate 2013.
Russi e ucraini sono i turisti che più di tutti fanno gola, perché sono quelli che soggiornano maggiormente sull’isola (mediamente dagli  8 a 14 giorni) e che spendono di più al giorno (circa 128 euro a persona), soppiantando così ,tra gli operatori del settore, l’appeal che finora avevano i turisti provenienti dai più tradizionali mercati recettori: Germania, Gran Bretagna, Scandinavia.
L’incremento del turismo proveniente dall’Est Europa  ha comportato anche la rinascita e la rivisitazione di tradizioni  quasi dimenticate, vista l’esigenza da parte del turista di “portare qualcosa di spagnolo a casa”, non solo attraverso i souvenir, ma anche e soprattutto attraverso foto e video  ricordo testimonianti che si è relamente vissuto ciò che visualmente  è considerato “spagnolo” in patria e cioè ad esempio, il flamenco, la corrida etc.
Tutti si attrezzano per rendere sempre più agevole la permanenza del turista russo a Maiorca e sperare soprattutto in un suo ritorno nonche’ su un feedback positivo in patria nel racconto agli amici. Quasi tutti i locali hanno inserito didascalie informative e menù in russo. Nei negozi più importanti (ad es. quelli che vendono le famose  perle di Maiorca) biondissime ragazze russe affiancano il personale spagnolo o di lingua inglese e tedesca.
Siamo già andati oltre le fredde cifre, d’altronde e soprattutto dalla lettura dei mutamenti dello spazio e delle persone che si evince il cambiamento dei luoghi.
Ho già parlato sopra, del cambiamento visibile concernente la proposizione del marco “Maiorca” ai nuovi turisti.
Aprono ovunque nuovi locali, spesso al posto di vecchi e sempre gestiti dai vecchi proprietari, con  nuovi nomi e ambientazioni.  Accanto a negozi di alimentari polacchi, bulgari , rumeni, sudamericani addirittura svedesi e finlandesi, sono sempre più frequenti le aperture di nuovi e lussuosi negozi e pub con target ben preciso, i nuovi ricchi.
Tutto si crea (e spesso si distrugge) affinché il turista sia soddisfatto.
Ovunque è possibile trovare corsi di lingua russa, per “conoscere un nuovo idioma che vi aprirà le porte al mondo” (da una brochure). Chi conosce la lingua tedesca e russa oltre che l’inglese, è innegabile che usufruisca di  una corsia preferenziale nel trovare lavoro, e non è da sottovalutare la possibilità di creare qualcosa di “spagnolo”nei nuovi mercati turistici.
C’è poi un altro poco evidente e inusuale indicatore che fa comprendere come la stagione stia entrando nel vivo e quali sono o saranno i maggiori fruitori del mercato turistico “maiorchino”, gli annunci delle cosiddette “massaggiatrici” sui quotidiani locali.
Lo so, adesso chissà che penserete, ma non andate troppo lontano con la fantasia, basta leggere la pagina ben in vista e colorata all’interno del Diario de Mallorca o di Ultima Hora per iniziare un interessante viaggio negli indicatori del vizio e dei suoi fruitori.
Se fino a qualche tempo fa  gli annunci avevano come target maggiormente la popolazione locale o al massimo i tedeschi residenti, e le “massagiste” erano per lo più provenienti o dal “mercato interno” o per lo più dal Sudamerica, adesso iniziano ad apparire i primi annunci di ragazze russe, ucraine, ungheresi “recen llegatasappena arrivate, che propongono le loro grazie in più lingue dallo spagnolo al russo, all’italiano.
Anche il mercato della “prostituzione coperta” ,quindi, si adegua al nuovo turismo e al nuovo turista.
C’è un ulteriore indicatore che fa pensare e che un po’ turba e inquieta.
Molte di queste ragazze nel loro annuncio portano a conoscenza del futuro “cliente” che saranno disponibili solo per 10 – 15 giorni nell’isola. A questo punto è quasi intuitivo chiedersi: se la permanenza di una turista russa o ucraina, almeno stando alle statistiche e le previsioni, oscilla tra i 10 e i 20 giorni, non saranno proprio alcune di queste turiste le “massagiste diplomate” che si offrono sulle pagine di giornale o sui siti internet? Forse è un modo di ripagarsi la vacanza.
So che queste riflessioni possono sembrare maschilisti all’apparenza, ma gia’ quest’analisi “etnografica sui generis” del mercato delle “massagiste” (una vera ricerca etnografica comporterebbe l’osservazione partecipante e presumo che Clara non sarebbe d’accordo J),  porta alla luce un fiorente e redditizio mercato  parallelo frutto anch’esso del cosidetto “indotto turistico” che si sviluppa intorno a quanto viene “ufficialmente prodotto” dal fenomeno turismo.
Ma ora è il momento di chiudere, buona estate maiorchina, sempre che questa sia davvero  Maiorca e che io non abbia sbagliato aereo scendendo nella plumbea Reijkiavik, rivogliamo il sole !!!!

martedì 16 aprile 2013

Madina Mayurka – G”io”grafie. Castelli nel Mare.


Lo storico maiorchino Carlos Garrido nel suo libro “Castillos en el Mar. Paesaje , historia y sensibilidad” afferma che durante secoli, le Baleari apparivano ai naviganti come castelli nel mare. Un segno di questa identificazione delle isole con castelli inespugnabili si ritrova anche nell’araldica, nelle bandiere. Torri e muraglie si ritrovano nelle bandiere e nei simboli di Palma di Maiorca, Maò e Ciutadella a Minorca ed Eivissa ad Ibiza. Il castello simboleggiava l’unicità dell’isola nel piccolo mondo baleare.
Carlos Garrido ci invita ad immaginare il viaggiante prima di partire. Porta con se sulla tavola di lavoro, la mappa delle Baleari, libri, foglietti, guide. E allora immaginiamo questo navigante mentre si approccia al Porto di Palma allora come ora.
Fin dal 1200 che tu sia animato da buone intenzioni o da intenti di conquista, quello che vedrai, viaggiatore dei mari, sarà il profilo moresco del palazzo dell’Almudaina e la meraviglia dei colori della Cattedrale (la Seu), anch’essa un castello sul mare.
Dove ora c’è il “Paseo maritimo” (il lungomare), prima c’erano le scogliere ad accogliere i marinai.
Guardando la città dal mare, questo immaginario capitano, oggi come allora, vedrebbe le alte muraglie della città abbracciare il nucleo vitale della stessa, mentre a destra e sinistra della stessa fino a poco più di un secolo fa , avrebbe visto ben poco rispetto ad oggi.
A sinistra subito dopo Es Baluard (il Baluardo) culmine delle mura e altro castello sul mare, avrebbe visto solo poche case di pescatori, un piccolo borgo marinaro, il primo “barrio” costruito fuori delle mura, e ben poco altro. Fino a un secolo fa esisteva, infatti, ben poco di quello è ora il Barrio di Santa Catalina, il quartiere alla moda scelto dai benestanti del Nord Europa  per passare la loro vita lontano dal freddo dei paesi natali.
Anche a destra avrebbe visto ben poco. Al di là della Porta del Camp, infatti, c’era solo la campagna, poche case di contadini e pescatori e un’immensa striscia di sabbia bianca (quasi 8 chilometri) che oggi è conosciuto come l’Arenal , luogo in cui si consumano i soggiorni alla inclusive di turisti tedeschi e russi, e dove è scomparsa completamente la magia dei luoghi con la costruzione di altri tipi di castelli sul mare, immense cattedrali al Dio Turismo.
Se l’intrepido navigante ha avuto la fortuna di attraccare e non fa parte di quella parte del genere umano avvezza a scorribande e ruberie, si troverà ad entrare nella città racchiusa nelle mura, in un centro storico fatato in cui il passaggio e la dominazione araba sono ben più di una traccia.
In alto, il cuore storico-politico-religioso di Palma, il palazzo merlato dell’Almudaina, la Cattedrale.
Subito alle spalle di questo cuore pulsante di storia e arte si diramano le piccole stradine di origine araba che si protendono fino a Plaça de Espana, dove fino a pochi anni fa c’era la Porta Pintada, e alle moderne Avenidas, che circondano la città vecchia.
Vi consiglio la visita ai Bagni Arabi, ai giardini posti a ridosso del palazzo dell’Almudaina ei cortili di alcune antiche case nobiliari, vero tesoro nascosto della città, che ricordano i cortili delle case arabe di Siviglia e Cadiz.
Tra le chiese del centro storico, Sant’Eulalia, Sao Nicolau sono tra le più pregevoli, ma vale la pena visitare anche la Chiesa di San Francesco e il Monastero di santa Clara.
Delle tracce lasciate dai templari ho già parlato in un altro post, voglio solo ricordare dove è possibile trovare tracce del “Temple” , tra la Plaça del Temple e il “Carrer des Pes de Palla” nel quartiere di Sa Calatrava/Sa Gerreria, a ridosso di Camp de Mar.
Castelli sul mare, dicevamo, muraglie altissime che servivano a racchiudere e difendere la città dagli attacchi dei mori prima e dei pirati poi.
Il nostro immaginario marinaio, forse, avrebbe avuto piacere di passeggiare sulla “Dalt Murada”, il percorso che seguendo le muraglie porta dalla Cattedrale alla Porta di Camp de Mar,  al moderno Parc de la Mar e al quartiere di Sa Calatrava, godendo del sale e della brezza , e sognando nuove avventure.
Da un breccia tra le mura, dove prima c’era quella che un tempo era conosciuta come Porta di Santa Catalina e dove si trova la bella Chiesa di Santa Creu (Santa Croce), oggi è possibile approcciarsi al “Barrio de Santa Catalina” il quartiere alla modo di Palma, di cui parlerò come detto a lungo in seguito, e al Barrio dei Mulini di Es Jonquet da cui si domina il Porto.
Tra le mura e i due quartieri “extra mura” c’è il Parco della faixina (o feixina), il cui nome ha origini incerte, una piccola oasi di verde di costruzione recente (anni 20-30 del secolo scorso).
La breve passeggiata è terminata, è quasi sera è il tempo di trovare un luogo dove mangiare o dove bere una buona birra e pensare ad altri percorsi siano essi per mare o per terra, brevi o lunghi, o magari ci va di ascoltare buona musica, e allora ecco alcuni consigli per gli acquisti, segnalerò solo locali che si trovano a ridosso del centro storico, lasciando ad altra riflessione quelli del Barrio di Santa Catalina.
Se vi va di leggere e comprare un buon libro:
-          Libreria Babel ( con annessa caffetteria e vinoteca) e il vicino Bar Antiquari, Carrer Arabi.
-          Libreria Literanta ( subito a destra dopo la piazza di Santa Eulalia)
-          Fumetteria Gotham (Carrer Reina Eclaramunda vicino al Carrer del Oms)
-          Se vi trovate a visitare Palma il 1 o il 3 sabato del mese nei giardini della Misericordia posti alla fine della Rambla, c’è un mercatino di libri e fumetti usati
Se vi va di ascoltare o comprare musica:
-          Espai Xocolat. Esiste da 25 anni, all’apparenza è un bel negozio di dischi, ma all’interno ha un piccolo bar e uno spazio per la musica dal vivo (dal lunedì al sabato) i concerti si tengono alle ore 19. Si trova in una traversa di Carrer Oms.
-          Hard Rock Cafè. Sul Paseio Maritimo, appena a ridosso del quartiere dei mulini. Musica dal vivo venerdì o sabato sera a partire dalle 23. Vicino trovate anche lo Shamrock Pub musica del vivo tutti i giorni a partire dalle 00.00.
Per un buon caffè:
-          Cafè Solleric nel Casal Solleric uno dei palazzi signorili più importanti di Palma e sede di un piccolo e interessante museo. Plaça Joan Carles I.
Per una buona pizza:
Pizzeria Gegè. A taglio o tonda, gestita da pizzaioli italiani. Lievitazione naturale e ingredienti freschissimi. Plaça de la Porta Pintada
 

mercoledì 10 aprile 2013

Madina Mayurka: Wakanda Addio. In memoria di una fumetteria (e dei Fumetti?)


Nei giorni scorsi avevo già preparato due nuovi post per il blog, ma oggi, sul giornale Diario de Mallorca ho letto la triste notizia della chiusura di una delle fumetterie di Palma, Wakanda, la cui esistenza è stata di appena tre anni.
Un velo do tristezza è sceso e ha velato anche per un po’ lo splendido mare di Ses Illetes. Vivo sempre con un certo disagio la chiusura di una libreria o di una fumetteria, soprattutto delle fumetterie, perché mi rendo conto che parte del “mio mondo” sta svanendo e alcuni, forse, non lo conosceranno mai.
Wakanda è stato uno dei primi posti interessanti che ho scoperto a Palma, più di un anno fa, mi aveva attirato l’insegna con la maschera di Pantera Nera e la grande “action figure” di Batman all’ingresso. Successivamente ho scoperto altre due fumetterie , ma a Wakanda ero legato in modo sentimentale, come si è legati sempre al ricordo del primo amore.
Una storia d’amore quella tra me e i fumetti, i fumetti marvel soprattutto ma anche qualcosa della DC (Batman, Azrael, Martian Manhunter  lo Spettro e Justice League tra tutti), molto della collana Vertigo (Sandman naturalmente, ma anche Preachers e Hellblazer) e qualcosa della Bonelli (Dylan Dog, Martin Mystere, Julia), che ha radici antiche.
Ricordo quando ero piccolo e in seguito adolescente e andavo a comprare i fumetti in edicola, i fumetti della gloriosa Editoriale Corno (dovrebbero dare ai creatori il Nobel per la Cultura), ricordo il loro odore, la ruvidezza delle pagine, la posta dei lettori, i gadget a volte allegati.
Ricordo anche che il figlio di un’amica di mia madre, più grande di me, mi aveva regalato tutta la sua collezione di Tex.
Poi un bel giorno, se non ricordo male, mai madre ha buttato tutti o quasi quei vecchi e gloriosi fumetti, ma io in seguito ne ho recuperati alcuni o forse di più ricomprandoli da quelli che chiamavo i “Rigattieri”. Ricordo che giravo Roma per trovarli, avevo dei posti preferiti che adesso non esistono più (di alcuni sono sicuro). C’era  un signore che aveva una piccola edicola sulla Tiburtina, da lui ho comprato soprattutto i tanti  albi dell’Uomo Ragno, addirittura prendevo l’autobus per andare sulla Nomentana (io abitavo sulla Prenestina praticamente un viaggio) per comprare alcuni volumetti da un altro di questi rivenditori di fumetti usati.
Poi c’erano alcune fumetterie, la Bancarella di Andy e Cap a Piazza Bologna e Glauco a Numidio Quadrato, e come non ricordare l’Olimpo del Fumetto, ma erano tanti i luoghi della rinascita del fumetto.
Questo periodo di recupero dei vecchi fumetti  è coinciso con il periodo in cui soprattutto grazie a Fabio Ciaramaglia, ho ricominciato ad interessarmi al mondo del fumetto. Erano gli anni dell’Università e io Fabio mio fratello e Roberto (a cui però piaceva soprattutto Diabolik) passavamo serate intere a parlare di fumetti, a scambiarci albi e emozioni. Mi ricordo che ad un certo punto abbiamo iniziato addirittura a scriverli. Che anni nella HellHouse come avevamo chiamato la casa di Roma.
Ricordo le file incredibili alle Fiere del Fumetto di Roma per farci fare qualche autografo e bellissimi disegni dai grandi del fumetto, Barry Kitson, Mark Bagley, Val Mayerik, John Buscema (che sbagliò il mio nome nella dedica) e tanti altri che ora non ricordo.
L’attesa del numero successivo, il trovare un numero introvabile in qualche rivendita di fumetti usati, era un vero e proprio orgasmo.
Era bello prendere tra le mani l’albo a fumetti, sfogliarlo con reverenza, sentirne la consistenza. Non so se Fabio si ricorda di quando annusava la carta degli albi. O di quando a seconda della qualità della carta, sentenziavamo se la serie avrebbe avuto più o meno successo.
Più la carta era buona, patinata, più c’era il rischio che la serie sarebbe stata chiusa a breve.
Direi che abbiamo sbagliato ben poche volte.
A quegli anni universitari e ai fumetti sono legati tanti ricordi.
Uno dei più belli è legato ad una lettera che scrissi alla Posta dell’Uomo Ragno, curata a quel tempo da Max Brighel, in cui facendo riferimento alla storia d’amore tra Peter Parker e Mary Jane , dichiarai al mondo fumettistico il mio amore per Clara. Ricordo che Max Brighel, scrisse di aver rischiato di perdere la vista per via dell’inchiostro quasi terminato della mia vecchia stampante per capire cosa c’era scritto, ma che doveva pubblicarla ad ogni costo. Non finirò mai di ringraziarlo e se non l’ho fatto pubblicamente colgo l’occasione con questo post.
A questo periodo di grande fervore ne è seguito uno di completo distacco, la vita si sa ci cambia.
Poi però qualche anno fa non ricordo come e perché, ho ripreso a comprare fumetti, era il periodo delle Grande saghe della Marvel, Secret Invasion,  Civil War, ma non mi hanno soddisfatto e allora pian piano mi sono di nuovo allontanato , ma non del tutto.
Ora mi limito a comprare volumetti autoconclusivi, riedizioni di vecchi classici, qualche vecchio album comprato in alcune fumetterie che ancora vendono usato, attendendo che qualche nuovo albo colpisca la mia attenzione. Qui a Maiorca ho comprato la serie completa di Ken parker che ho riletto in spagnolo, sempre una gran bella lettura. Ho comprato anche una riedizione di Strontium Dog della gloriosa editrice inglese 2000 A.D., e alcune rarità spagnole.
Anche se il mio rapporto con il fumetto è cambiato, cresciuto forse, mi piacerebbe che i ragazzi di oggi e di domani potessero vivere le esperienze sensoriali che ho vissuto io, leggere un fumetto sull’I Pad non penso che sia la stessa cosa, ma forse sono io che sono antico. Ma scendere in cantina e cercare un fumetto nella libreria tra migliaia non ha prezzo.
Però posso affermare senza alcun dubbio  che il mio modo di vivere e pensare il mondo è stato più influenzato dai fumetti che dalla letteratura colta e classica. La frase: “Da grandi poteri nascono grandi responsabilità” ha forse per me più valore di una lettura dei Promessi Sposi, ed è da sempre una mia massima di vita.
Comunque, si è fatto tardi, dalla panchina dove sono seduto vedo che Wakanda sta per aprire, ancora per pochi giorni, ci sono gli sconti del 50% e mi sento un po’ in imbarazzo nell’approfittare, ma magari troverò qualche vecchio albo in spagnolo che mi ricordi la vecchia Editoriale Corno, e stasera mi godrò la lettura della storia seduto sul divano, annusando l’odore della carta e la sua ruvidezza.
E’ tutto, “fletto i muscoli e sono nel vuoto” come dice un altro grande supereroe.

martedì 2 aprile 2013

Medina Mayurka – G”io” grafie. Vita quotidiana a Palma di Maiorca. Itinerari e riflessioni esistenziali di un quasi casalingo.



Cari lettori è arrivato il momento di parlarvi, tra il serio e il faceto, della mia vita quotidiana nella favolosa isola di Maiorca, e in particolare a Palma.
La mia giornata in genere inizia molto presto (non ve l’aspettavate vero?), verso le 06.15 del mattino. Mi alzo, preparo la colazione a Clara e poi mi rimetto a letto. Nel frattempo ascolto i rumori e la vita che inizia, Clara che fa colazione e che si prepara, le prime macchine che transitano nella silenziosa strada in cui viviamo.
Poi Clara va via, e io normalmente resto nel letto in un sonno alternato alla veglia e ai mille pensieri.
In genere verso le 08.00 mi sveglio del tutto e faccio colazione guardando il telegiornale che ho ribattezzato   Ola que tal” (più o meno significa  Ciao come va?), visto che è la frase più utilizzata nel telediario. Ogni giornalista che inizia il suo intervento inizia, infatti,  con “Ola que tal”. Dopo un po’ vi assicuro sentirlo continuamente scoccia. Tutto  questo sussiego, e va bene essere gentili però... Ho scoperto, poi, che in effetti, essendo un intercalare, non sempre è necessario rispondere come pensavo fosse giusto , dicendo “bien” , e allora spesso evito anche la risposta.
Comunque, dopo aver sentito almeno dieci volte le tre quattro notizie del tg, ed essermi sorbito almeno otto monografie sul tempo e venti sull’ennesima vittoria del Barça o del Real Madrid, squadre forti in un campionato di fantocci, arriva il momento della scelta: rovinarsi l’esistenza leggendo su internet le ultime tristi notizie italiane e quindi leggere dell’ex smacchiatore di giaguari, del ladro e del giullare (tutte queste figure mi ricordano la canzone “All along the Watchtower”), oppure andare a correre bordo mare o prendere la bici.
In genere preferisco leggere in breve la posta e poi prendere la bici e andare su una delle belle spiagge limitrofe a Palma (ma va bene anche il meraviglioso lungomare o il Quartiere dei Mulini Es Jonquet) e qui leggere il giornale e mettere in ordine pensieri e lavori in sospeso.
Il resto della mattinata è proprio dedicato al mettere in ordine le mille cose, belle e brutte, che ho scritto per  dar loro una forma e un senso, in modo da poterle pubblicare in quel progetto sempre più grande e intimo che sta diventando col tempo “G-io-grafie”. Ultimamente il progetto si arricchito delle mie riflessioni consegnate al registratore vocale del cellulare, redatte durante le mie passeggiate sulla spiaggia. Sono ritratti intimi che prima o poi pubblicherò, raccogliendo quelli che nel tempo ho scritto nei momenti di solitudine e di amarezza.
Il progetto “G –io- grafie”, quindi, va avanti e nella sua complessità purtroppo prevede continui e frustranti slittamenti nel tempo delle pubblicazioni monografiche che ho pensato. Mi sono dato tempo fino a Settembre per la pubblicazione. Poi ci sono le canzoni, le poesie i racconti. Avverto sempre più l’urgenza di liberarmi del mio passato “letterario” per iniziare una nuova, eventuale, fase.
Dopo le riflessioni e le riletture mattutine. Arriva il momento che ogni casalingo del 2013 attende con ansia: cosa faccio da mangiare? Clara arriva in genere verso le 16 -  16.30, io mangio prima perché non ce la faccio ad attendere il suo arrivo. Mentre preparo qualcosa di possibilmente dietetico per me e Clara, ascolto la musica, la mia musica, non solo i Pearl Jam ma anche cose nuove che mi va di provare ad esempio, Of Mosters and Mans, Lumineers. Cerco da tempo un alternativa concreta e duratura ai miei grandi classici, Pearl Jam, Springsteen, Neil Young, Bob Dylan, ma sinceramente è difficile trovare tra i nuovi gruppi qualcosa che superi indenne le due stagioni musicali.
Nuova sessione di tele diario, sempre le solite quattro, cinque notizie. Mi interessano le letture spagnole del “dramma italiano”, sono rimasto sorpreso soprattutto da una lunga intervista a Beppe Grillo trasmessa da La Sexta e in cui il comico genovese parla senza freni e “paraculaggini” e dice ciò che pensa anche sul fatto che il movimento è nato per caso e che in realtà non sanno cosa fare ora che hanno “vinto”.  Gli italiani e i votanti cinque stelle dovrebbero ascoltare questa intervista, vi sono rivelazioni che fanno male e che mi hanno allontanato ancora di più dal movimento cinque stelle , facendomi sentire sollevato dall’angoscia di non aver votato il nuovo che avanza, scegliendo l’ex giaguaro (che però si è rivelato l’ennesimo errore). Il video dell’intervista dovrebbe essere rinvenibile su Youtube, ascoltatela e fatevi la vostra idea.
Verso le 16 arriva Clara e finalmente posso parlare con una persona “reale” di quello che è accaduto e che mi accade intorno. La vita maiorchina è per ora una vita di solitudini mitigate, è difficile fare amicizia o forse non mi sto impegnando neanche più di tanto, fatto sta che ho tanto , forse troppo, tempo per pensare.
I pomeriggi con Clara volano, poi arriva la sera, le passeggiate al centro o verso il mare.
Vorrei precisare una cosa sperando che si capisca il mio pensiero. Sono fortunato a poter essere qui con Clara a Maiorca, non sono in una città grigia e piovosa per gran parte dell’anno, in cui non c’è niente da fare.  Sono fortunato per  aver potuto chiedere l’aspettativa a lavoro per raggiungere Clara. Per questo addirittura mi sento in colpa (chi mi conosce bene sa che non sto esagerando) perché in un momento in cui la gente perde il lavoro o non riesce a trovarlo io ho potuto rinunciare seppur per un tempo che spero breve, al mio lavoro, sospenderlo per un tempo di vita che segue la vita di Clara. Una delle grandi conquiste dello stato sociale che sono certo pian piano verranno smantellate, nella furia di distruggere senza ricostruire.
Sono fortunato ad avere la mia musica, i miei libri i miei liberi pensieri.
Ma un luogo, pur bello che sia, per essere un luogo dell’anima ha bisogno di essere riempito di vita, di affetti, di significati, altrimenti anche i luoghi considerati patrimonio dell’Unesco diventano vuoti templi al nulla turistico.
Faccio un esempio concreto.
 Durante quasi tre anni ho subito come una disgrazia vivere a Praia, la capitale di Capo Verde, una città oggettivamente senza grandi attrattive e con molti problemi. Non se ne abbia a offendere nessun amico capoverdiano, ma penso che obiettivamente sia il posto più brutto dell’arcipelago, ci sono un paio di città molto più degne di essere considerate capitali, ma anche questa è solo una percezione personale. Una città svuotata di significati, per me, fino a quando qualche anno fa l’ho “vissuta”, forse per la prima volta, con i miei amici dell’IDOS che hanno riempito di significato con la loro presenza i luoghi anche piuttosto tristi della città.
Ogni luogo diviene un’esperienza sentimentale, un territorio che noi colmiamo di significati, e quindi anche una città senza molte bellezze diviene un luogo dell’anima, quando  è vissuto con le persone con cui si sta bene e si condivide qualcosa.
Per questo io penso che non ci si innamori di un luogo in se e per se, ma ci si innamora di un luogo perché ci si innamora delle persone che lo vivono e con cui quest’ultimo viene vissuto.
Ecco perché la bella Palma per me è quasi sempre una bella soleggiata, vuota città. Manca l’essenziale, gli amici di sempre con cui viverla, con cui passare il tempo anche in posti all’apparenza senza un grande significato o fascinazione, ma che sono colmi del senso della vita.
Non sempre è così naturalmente, ci sono giorni in cui Palma e l’intera isola di Maiorca commuovono, sorprendono, immalinconiscono, e spero di potervi regalare alcuni di questi momenti.
Ma è un magnifico luogo che va riempito di affetti, di ricordi.
Spesso, quando Clara ha tempo libero, giriamo un po’ nell’isola e capitiamo nei luoghi in cui abbiamo portato i nostri amici che sono venuti in visita, ed è tutto un “ti ricordi quando qui …”, ed è un effluvio di emozioni e sorrisi.
Questo è per me vivere un luogo, questo fa diventare un luogo, un luogo dell’anima, indimenticabile irrinunciabile, altrimenti un luogo anche se bellissimo può divenire un semplice luogo di transito, di passaggio, di scambio come è accaduto per alcuni luoghi, anche storici e spettacolari, da me visitati nell’arco di quasi vent’anni e che nonostante la loro la loro bellezza (alcuni), non sono riusciti a staccarsi dall’etichetta di “luoghi del passaggio”.
Ma se li ricordo un motivo ci sarà, forse proprio il loro essere interstiziali, anche se non legati ad un’esperienza “sentimentale”. C’è un modo di vivere al meglio anche questi “luoghi del passaggio”, impiegare il tempo a volte lungo dell’attesa ad ascoltare brandelli di storie, ad osservare la gente passare, con l’animo pronto ad accogliere le storie dell’altro. Forse così anche un paio di questi luoghi sono diventati per idimenticabili.
Di questi luoghi parlerà il prossimo post di “G – io – grafie”.
Prima di chiudere voglio ringraziare i pochi o i tanti che leggono questo blog e che seguono le mie, a volte, un po’ sconclusionate e frammentarie memorie. E’ vero che per la maggior parte delle volte nella vita si scrive per se stessi, ma fa sempre piacere sapere che c’è qualcuno che legge queste frasi e che spero, in qualche modo, ne tragga piacere e emozione.
Un abbraccio a tutti e a presto

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