giovedì 6 febbraio 2020

Percorsi nella memoria: L’importanza di essere onesti (e per questo scomodi) e di restare umani.




Si avvicina il giorno del ricordo, per alcuni un giorno che non dovrebbe esistere, caricato di mille masturbazioni cerebrali e da mille ipocrisie, una giornata di “parte” perché proposta da una sola parte, quella “sbagliata”, e per questo, non aggrottino il naso i miei amici di destra, “partigiana”.
Una giornata in cui si dovrebbero ricordare persone spesso gettate vive in cavita carsiche di nome foibe, ma che diviene un giorno di “derby” tra diverse tifoserie, in una gara assurda nel dimostrare che “la mia strage è più strage della tua … il mio è stato un olocausto … il tuo probabilmente … un atto di guerra conseguente ad un’occupazione illegittima”.
Tutto falso, tutto vero? Sta di fatto che nei giorni che passano tra il 27 gennaio al 10 febbraio si assiste a una gara a chi vilipendia in modo più forte la memoria dell’altro, e questo mi dà fastidio, mi provoca rabbia e perché no, incredulità.
Questo perché chi spesso denigra la memoria dell’olocausto, non sa cosa sia e non ha mai visitato un campo di concentramento, e chi considera l’infoibamento di persone un fatto minore nella nostra storia recente così come il conseguente esodo, non coglie come, tante, molte storie siano interconnesse.
A scanso di equivoci e per chiarire da dove voglio partire, tengo a ribadire con forza il mio essere antifascista, “partigiano” e di sinistra, e che penso che chi non comprende l’importanza di essere antifascista nel suo complesso di ideali non riuscirà a comprendere quello che sto per scrivere.
Sono anche una persona che per sua attitudine non si fida delle ricostruzioni proposte né da destra né da sinistra su alcuni fatti della nostra storia e che preferisce trovare la propria strada e farsi un’idea basata non solo sulle letture ma anche e soprattutto sull’incontro con chi, sfortunamente, alcuni di questi eventi drammatici ha vissuto.
E’ quello che la Sontang definiva porsi davanti al dolore dell’altro, non importa quale sia la sua parte, e ascoltarne il suono, il rumore, cogliere la storia tra le pause, i pianti e le difficili memorie.
Devo anche dire sempre per dovere di onestà, che mentre considero l’Olocausto l’espressione del male assoluto che si è sostanziato nel genocidio predisposto e configurato di popoli che avevano come unica colpa il fatto di essere nati e di avere un’origine “non arianamente definibile” e che nulla avevano fatto per provocare il disprezzo assoluto di un intero popolo, qualche distinguo va fatto riguardo alla questione foibe.
Non è vero come dice qualcuno che quelle terre siano da considerare da sempre italiane, è una distorsione della verità storica che non posso accettare. Le terre di confine che hanno diviso e ancora dividono quella che oggi chiamiamo Jugosfera dall’Italia sono state da sempre terre contese che in alcuni momenti della lunga storia dell’Europa hanno rappresentato anche tra i pochi esempi di multiculturalità. L’Istria e la Dalmazia hanno vissuto per secoli una storia fatta di intrecci e di scambi ma anche di scontri e confronti crudeli.
Molti dicono: "l’infoibamento dei “fascisti” era un atto di reazione all’occupazione italiana", in questo modo legittimando l’atto crudele dell’uccisione di essere umani nelle cavità carsiche.
Questa frase contiene a mio avviso alcune verità ma anche alcune tristi ipocrisie.
E’ vero ed è storicamente provato, che i territori dell’Istria e della Dalmazia vennero “colonizzati” da parte della popolazione italiana inviata ad “occupare” queste terre in nome del regime fascista. Ma è anche vero che l’appartenere alla nazione italica ed avere una tessera del partito fascista non faceva di tutti dei “volenterosi carnefici di Mussolini”. Sono sicuro che anche nelle vostre famiglie avete avuto il caso di nonni o bisnonni che erano “fascisti” solo perché non avevano la forza di opporsi al regime o perché non avevano la voglia di mettere al repentaglio la propria famiglia. Può essere questa la colpa, il reato che porta all’infoibamento?
Così insieme a tanti veri e propri fascisti, quindi persone che credevano davvero nella follia del Duce, si trovarono ad essere infoibati anche tutta una serie di persone, mogli, figli minori, anziani, preti, che probabilmente vivevano un fascismo solo di facciata.
Ora già mi immagino: "eccone un altro che sta per rivalutare il fascismo, tra un po' ci dirà che Mussolini ha fatto anche cose buone".
E invece no, non penso che Mussolini abbia fatto cose buone, ma penso che qualche persona durante il periodo fascista “nonostante Mussolini” abbia fatto delle cose buone.
E in memoria di questa gente, e non era poca, che in silenzio ha portato avanti la propria vita quotidiana sperando in cuor suo che tutto quello che stava avvenendo avesse una fine, che ancora una volta mi metto dalla parte dei vinti senza redenzione.
E in questo caso i vinti senza redenzione di questa storia che fingiamo di ignorare oppure sbeffeggiamo e vilipendiamo nel giorno del ricordo, sono quelle mogli che spesso non avevano diritto di scelta, quei bambini che pensavano di essere nati nel loro paese e che si ritrovarono gettati nel nulla o mandati indietro in una terra, l’Italia, che non poteva davvero essere la propria, quegli anziani che a quella terra che qualcuno più in alto di loro gli aveva assegnato dichiarando che era la loro terra si erano legati indissolubilmente, quelle persone che pure erano tante che avevano sperato in un altro domani.
Mi direte: "e allora i gerarchi? I militari che avevano massacrato croati e sloveni e gli avevano tolto il diritto alla loro lingua, cultura e religione?" Giusto c’erano anche loro, e per quello che hanno fatto meritavano di essere giudicati, ma da un tribunale e poi dalla storia, non dalla rabbia cieca.
Ancora: "ma allora anche tu pensi che i partigiani di Tito siano state delle bestie?"
No, assolutamente no, senza i partigiani in Europa non ci sarebbe stata la liberazione dal Male Assoluto. Ma bestie ci sono state ovunque tra i fascisti, tra i comunisti, anche tra persone di chiesa, tra semplici persone difficilmente catalogabili, ma come ripeto andavano giudicate e condannate.
Ed eccoci alla conclusione di questa riflessione, sperando che siate arrivati tutti a questo punto senza né osannarmi né condannarmi, nè considerarmi un ex antifascista o un addirittura un neo fascista.
La questione principale per me è questa.
In guerra si può scegliere di restare comunque umani, di scegliere davanti ad un essere umano che ha la “divisa”, la pelle, la lingua e la cultura “di un altro colore”, di vedere in lui un “uomo” nel senso universale del termine. Un uomo che come noi protegge quella che considera la sua terra, la sua patria e che per questa sarebbe pronto a morire, un uomo in cui potremmo vedere noi stessi come in uno specchio. Un uomo che come noi ha una famiglia, dei sentimenti, che crede in un Dio forse diverso dal nostro, ma che seppure si trovi dalla “parte sbagliata” (ma per lui dalla parte sbagliata ci siamo noi), merita comunque di essere giudicato in modo umano e civile.
Gli infoibamenti sono stati tutti il contrario di questo, giustizia sommaria preceduta da processi sommari, un atto supremo di disprezzo dell’umanità.
Ed è questo che io condanno, ed è per questo che oggi sono dalla parte di chi piange i propri morti.
Perché che tu sia fascista, comunista, partigiano, camicia nera, di fronte all'altro che non ha più altro destino che porsi nelle tue mani, tu hai sempre la possibilità di scegliere la maniera più umana di giudicare un uomo o una donna che consideri “sbagliate”.
E’ per questo che un giorno saremo giudicati, per tutte le volte che nonostante tutto siamo riusciti a restare umani.



Nessun commento:

Posta un commento

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...