Si avvicina il giorno del
ricordo, per alcuni un giorno che non dovrebbe esistere, caricato di mille
masturbazioni cerebrali e da mille ipocrisie, una giornata di “parte” perché
proposta da una sola parte, quella “sbagliata”, e per questo, non aggrottino il
naso i miei amici di destra, “partigiana”.
Una giornata in cui si dovrebbero
ricordare persone spesso gettate vive in cavita carsiche di nome foibe, ma che
diviene un giorno di “derby” tra diverse tifoserie, in una gara assurda nel
dimostrare che “la mia strage è più strage della tua … il mio è stato un
olocausto … il tuo probabilmente … un atto di guerra conseguente ad
un’occupazione illegittima”.
Tutto falso, tutto vero? Sta di
fatto che nei giorni che passano tra il 27 gennaio al 10 febbraio si assiste a
una gara a chi vilipendia in modo più forte la memoria dell’altro, e questo mi
dà fastidio, mi provoca rabbia e perché no, incredulità.
Questo perché chi spesso denigra
la memoria dell’olocausto, non sa cosa sia e non ha mai visitato un campo di
concentramento, e chi considera l’infoibamento di persone un fatto minore nella
nostra storia recente così come il conseguente esodo, non coglie come, tante,
molte storie siano interconnesse.
A scanso di equivoci e per
chiarire da dove voglio partire, tengo a ribadire con forza il mio essere
antifascista, “partigiano” e di sinistra, e che penso che chi non comprende
l’importanza di essere antifascista nel suo complesso di ideali non riuscirà a
comprendere quello che sto per scrivere.
Sono anche una persona che per
sua attitudine non si fida delle ricostruzioni proposte né da destra né da
sinistra su alcuni fatti della nostra storia e che preferisce trovare la
propria strada e farsi un’idea basata non solo sulle letture ma anche e
soprattutto sull’incontro con chi, sfortunamente, alcuni di questi eventi
drammatici ha vissuto.
E’ quello che la Sontang definiva
porsi davanti al dolore dell’altro, non importa quale sia la sua parte, e
ascoltarne il suono, il rumore, cogliere la storia tra le pause, i pianti e le
difficili memorie.
Devo anche dire sempre per dovere
di onestà, che mentre considero l’Olocausto l’espressione del male assoluto che
si è sostanziato nel genocidio predisposto e configurato di popoli che avevano
come unica colpa il fatto di essere nati e di avere un’origine “non arianamente definibile” e che nulla
avevano fatto per provocare il disprezzo assoluto di un intero popolo, qualche
distinguo va fatto riguardo alla questione foibe.
Non è vero come dice qualcuno che
quelle terre siano da considerare da sempre italiane, è una distorsione della
verità storica che non posso accettare. Le terre di confine che hanno diviso e
ancora dividono quella che oggi chiamiamo Jugosfera dall’Italia sono state da
sempre terre contese che in alcuni momenti della lunga storia dell’Europa hanno
rappresentato anche tra i pochi esempi di multiculturalità. L’Istria e la
Dalmazia hanno vissuto per secoli una storia fatta di intrecci e di scambi ma
anche di scontri e confronti crudeli.
Molti dicono: "l’infoibamento dei “fascisti” era un atto di
reazione all’occupazione italiana", in questo modo legittimando l’atto
crudele dell’uccisione di essere umani nelle cavità carsiche.
Questa frase contiene a mio
avviso alcune verità ma anche alcune tristi ipocrisie.
E’ vero ed è storicamente provato,
che i territori dell’Istria e della Dalmazia vennero “colonizzati” da parte
della popolazione italiana inviata ad “occupare” queste terre in nome del regime
fascista. Ma è anche vero che l’appartenere alla nazione italica ed avere una
tessera del partito fascista non faceva di tutti dei “volenterosi carnefici di
Mussolini”. Sono sicuro che anche nelle vostre famiglie avete avuto il caso di
nonni o bisnonni che erano “fascisti” solo perché non avevano la forza di
opporsi al regime o perché non avevano la voglia di mettere al repentaglio la
propria famiglia. Può essere questa la colpa, il reato che porta
all’infoibamento?
Così insieme a tanti veri e
propri fascisti, quindi persone che credevano davvero nella follia del Duce, si
trovarono ad essere infoibati anche tutta una serie di persone, mogli, figli
minori, anziani, preti, che probabilmente vivevano un fascismo solo di
facciata.
Ora già mi immagino: "eccone un altro che sta per rivalutare il
fascismo, tra un po' ci dirà che Mussolini ha fatto anche cose buone".
E invece no, non penso che
Mussolini abbia fatto cose buone, ma penso che qualche persona durante il
periodo fascista “nonostante Mussolini” abbia fatto delle cose buone.
E in memoria di questa gente, e
non era poca, che in silenzio ha portato avanti la propria vita quotidiana
sperando in cuor suo che tutto quello che stava avvenendo avesse una fine, che
ancora una volta mi metto dalla parte dei vinti senza redenzione.
E in questo caso i vinti senza
redenzione di questa storia che fingiamo di ignorare oppure sbeffeggiamo e
vilipendiamo nel giorno del ricordo, sono quelle mogli che spesso non avevano
diritto di scelta, quei bambini che pensavano di essere nati nel loro paese e
che si ritrovarono gettati nel nulla o mandati indietro in una terra, l’Italia,
che non poteva davvero essere la propria, quegli anziani che a quella terra che
qualcuno più in alto di loro gli aveva assegnato dichiarando che era la loro
terra si erano legati indissolubilmente, quelle persone che pure erano tante
che avevano sperato in un altro domani.
Mi direte: "e allora i gerarchi? I militari che avevano
massacrato croati e sloveni e gli avevano tolto il diritto alla loro lingua,
cultura e religione?" Giusto c’erano anche loro, e per quello che
hanno fatto meritavano di essere giudicati, ma da un tribunale e poi dalla
storia, non dalla rabbia cieca.
Ancora: "ma allora anche tu pensi che i partigiani di
Tito siano state delle bestie?"
No, assolutamente no, senza i
partigiani in Europa non ci sarebbe stata la liberazione dal Male Assoluto. Ma
bestie ci sono state ovunque tra i fascisti, tra i comunisti, anche tra persone
di chiesa, tra semplici persone difficilmente catalogabili, ma come ripeto
andavano giudicate e condannate.
Ed eccoci alla conclusione di
questa riflessione, sperando che siate arrivati tutti a questo punto senza né osannarmi
né condannarmi, nè considerarmi un ex antifascista o un addirittura un neo
fascista.
La questione principale per me è
questa.
In guerra si può scegliere di
restare comunque umani, di scegliere davanti ad un essere umano che ha la
“divisa”, la pelle, la lingua e la cultura “di un altro colore”, di vedere in
lui un “uomo” nel senso universale del termine. Un uomo che come noi protegge
quella che considera la sua terra, la sua patria e che per questa sarebbe
pronto a morire, un uomo in cui potremmo vedere noi stessi come in uno
specchio. Un uomo che come noi ha una famiglia, dei sentimenti, che crede in un
Dio forse diverso dal nostro, ma che seppure si trovi dalla “parte sbagliata”
(ma per lui dalla parte sbagliata ci siamo noi), merita comunque di essere
giudicato in modo umano e civile.
Gli infoibamenti sono stati tutti
il contrario di questo, giustizia sommaria preceduta da processi sommari, un
atto supremo di disprezzo dell’umanità.
Ed è questo che io condanno, ed è
per questo che oggi sono dalla parte di chi piange i propri morti.
Perché che tu sia fascista,
comunista, partigiano, camicia nera, di fronte all'altro che non ha più altro
destino che porsi nelle tue mani, tu hai sempre la possibilità di scegliere la
maniera più umana di giudicare un uomo o una donna che consideri “sbagliate”.
E’ per questo che un giorno
saremo giudicati, per tutte le volte che nonostante tutto siamo riusciti a
restare umani.
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