mercoledì 11 maggio 2022

Kustendorf 2022: And the winner is ....

Si è conclusa ieri sera la quindicesima edizione del Kustendorf Film a Music Festival, un'edizione unica, come unico è il luogo in cui si svolge e in qualche modo unico è il suo anfitione. Oggi però non parlerò della ricerca etnografica che sto portando avanti da qualche tempo, e di cui ho accennato nei giorni scorsi, ma quasi esclusivamente dei cortometraggi che hanno vinto la sezione in concorso chiudendo così il discorso sulla parte centrale del festival, il suo cuore vitale. Il festival nasce, infatti, come vetrina per giovani cineasti provenienti da ogni parte d'Europa, non solo dall'area Balcanica. Anche in questa edizione quasi tutta l'Europa era rappresentata, anche quella parte che in questo momento storico è stata bandita dalle competizioni e dai festival in una sorta di damnatio memoriae. E credo sia simbolico che abbia vinto l'uovo d'oro il cortometraggio "Clear Sky"dei due giovani registi russi Andrey Zamoskovny e Igor Tsoy, che ad essere onesti era anche tra i più belli. La trama è molto semplice ma evocativa. Dopo una piccola scaramuccia con alcuni compagni giochi il quaatordicenne Maxime torna a casa e mentre è da solo e si prepara da mangiare, si trova a vivere in diretta uno dei drammi più evocativi del nuovo millennio, l'attacco alle Torri Gemelle. Decide allora si registrare quando sta accadendo perchè, come dice un suo amico, diverrà qualcosa di prezioso, ma sceglie una videocassetta che contiene il video del matrimonio dei genitori. Il finale porrà i due adulti dapprima sconsolati per la perdita del ricordo, di fronte a qualcosa che davvero resterà indelebile. Uovo d'argento al bel corto del regista tedesco Jannis alexander Kiefer, "Good German Work/colleague", che con ironia e apparente leggerezza affronta il tema dei Campi di Concentramento nel secondo conflitto mondiale. Uli e Didi sono due falegnami che vivono un un'idilliaca cittadina di campagna. Una tropue che sta girando un film in costume sulla seconda guerra mondiale gli commissiona la realizzazione di alcune scenografie tra cui un forno crematorio. Tra trovate geniali e inversioni dei ruoli, in un'atmosfera irreale, il film è una ferma condanna della guerra e della sua assurdità. L'uovo di bronzo è andato invece ad un giovane cineasta Svizzero, Vanja Victor Kabir Tognola, creatore di un brevissimo corto "Danzamatta" che narra la bizzarra morte di un compagno di scorribande notturne dei due protagonisti, che nonostante la morte avvenuta da ore, continua nella sua danzamatta. IL premio Vilko Filac per la migliore fotografia è andato al film "Useless Opera Singers" di Pablo Serret De Ena, che onestamente non mi aveva entusiasmato, essendo una sorta di diario di viaggio ababstanza confuso tra i ghiacci dell'artico fino alla ormai leggendaria città di Pyramiden. Menzione speciale per uno dei corti più interessanti, "Totem Loba", della regista spagnola Veronica Echegui che racconta uno dei riti legati alle feste di paese che caratterizzano i piccoli borghi della Spagna profonda in cui, in alcuni casi, è difficile stabilire dove finisce la tradizione e dove ininzia la violenza. Spesso, infatti, vengono giustificate tutta una serie di piccole e grandi violenze sorattutto verso le ragazze, perchè in fin dei conti "fa parte della festa", come se scegliendo di partecipare si approvassero tacitamente clausole ben precise da cui non si può derogare. Nel finale la protagonista, Estibaliz, si ribella e sceglie la propria strada in destinazione contraria a quella del "branco". Se volete scoprire di più su questi corti e sugli altri non premiati vi invito a visitare la pagina ufficiale del festival: http://kustendorf-filmandmusicfestival.org/22/, in cui trovate anche brevi interviste a tutti i registi in gara, oppure la pagina Facebook del festival https://www.facebook.com/kustendorffestival/?ref=page_internal. A presto per il reportage conclusivo sul mio sito web www.damianogallinaro.com

martedì 10 maggio 2022

Kustendorf 2022. Cercando Pasolini.

Si conclude stasera con la cerimonia di chiusura e la premiazione dei tre corti vincitori in concorso, la quindicesima edizione del Kustendorf Festival, e si conclude con una grande sopresa, la presentazione di alcuni fotogrammi del nuovo documentario del produttore Andrea gambetta su Pier Paolo Pasolini. Nel corso della lettura pomeridiana tenuta dal noto produttore sono state proiettate infatti, le prime immagini di un nuovo docummentario in fase di pre-produzione che ricostruisce le ultime ore della vita del regista sulla base delle testimonianze dirette di chi lo ha conosciuto. Pasolini era un personaggio scomodo e nel suo articolo pubblicato dal Corriere della Sera "Cos'è questo golpe? Io so" del 14 novembre 1974 che contiene la famosa frase "Io so ma non ho le prove", Pasolini si era esposto molto e forse ha pagato il prezzo più alto. Il lavoro in nuce presentato mi riporta ad un libro di qualche anno fa scritto dal compianto professore Alberto Sobrero "Ho eretto questa statua per ridere" in cui proponeva gli stessi dubbi e anche quelle che a suo parere potevano essere coniderate prove della cospirazione contro il regista. In questi ultimi cinque giorni Pasolini è stato sempre presente tra le case di legno del villaggio di Drvengrad, non solo con i suoi film "Che cosa sono le nuvole", "Uccellacci e Uccellini" e "La terra vista dalla Luna" parte del bellissimo film ad episodi "Le streghe", ma è sembrato rivivere anche in alcuni dei filmm presentati nelle varie sezioni. Il film del grandissimo Zhang Yimou ,"One Second" ad esempio, ha tratti pasoliniani, come la poetica degli ultimi è presente con forza anche nel film di El Zohairi "Feather". A livello strettamente personale devo dire che mai come in questi giorni ho sentito forte la necessità di approfondire la poetica e la ricerca sociologica di Pasolini, e sono certo che molte cose interessanti nasceranno dal confornto continuo di questi intensi giorni. Nel frattempo ormai davvero poche ore mancano alla scoperta dei vincitori dei corti in concorso di cui parleremo a lungo domani quando faremo il punto conclusivo su questi cinque giorni tra cielo e nuvole.

lunedì 9 maggio 2022

Cronache dal Kustendorf: che valore hanno le ideologie

Difficile parlare di cinema in questo giorno che dovrebbe celebrare la liberazione da uno dei grandi mali dell'umanità e in cui invece ci si aspetta che accada l'opposto. Non so cosa vi aspettate voi, io tra queste montagne in cui tutta la natura parla di pace non riesco ad immaginare che dalla giornata di oggi 9 maggio possa uscire qualcosa di buono, che ci sia davvero qualcosa da festeggiare. Ieri il cinema, il buon cinema, quello di Pasolini ci ha messo in guardia dalla deriva a cui possono portare le ideologie e quanto male possa fare l'imposizione di un'idea che magari originariamente si poteva pensare giusta. Uccellacci e Uccellini rivisto in questi giorni sospesi assume ancor più un significato profetico, e vi invito a vederlo soffermandovi sulle parole del corvo soprattutto. "Il cammino è iniziato ma il viaggio è già finito" dice il corvo mentre accompagna con i suoi discorsi ideologici Totò e Ninetto nella loro lunga camminata ai margini della società. E alla fine muore il corvo e muore l'ideologia bruciata da quella che è alcune volte la misera realtà della vita. Ma ieri la guerra con la sua drammaticità si è presentata anche nel corto Real News di Luka Popadic, regista svizzero con origini serbe che narra i drammatici bombardamenti in Serbia del 1999 dal punto di vista di James un giovane giornalista che si trova a vivere l'assurdità di una guerra che è purtroppo simile a tutte le guerre. E dalle immagini di repertorio della tv serba del 1999 riemergono frasi, parole, e narrazioni purtroppo oggi a noi ben conosciute. E tutto si ripete senza tregua, mentre si cerca invano la pace tra le antiche montagne.

domenica 8 maggio 2022

Parlando di Cinema e emozioni

Il posto di oggi sarà più breve degli ultimi non per mancanza di idee o di suggestioni, ma perchè ho in previsione una riflessione più approfondita sul discorso di apertura di Emir Kusturica che vi proporrò nei prossimi giorni. Oggi voglio soffermarmi principalmente sul mezzo espressivo che da il nome al Festival, il cinema, l'arte di trasmettere emozioni e vite. Qualcuno ha detto, chi legge vive più vite, lo stesso avviene con il cinema, chi amai cinema vive mille vite e il più delle volte le fa sue o ne coglie dei tratti in comune. E' il caso ad esempio del bel film di Ivan Bakrac, regista montengrino, After the Winter, selezionato come candidato montenegrino per il miglior lungometraggio internazionale alla 94esima edione degli Awards, e che era già stato presente al Kustendorf qualche anno fa con il film ______ La storia narra il passaggio "alla vita adulta" di cinque amici d'infanzia rimasti molto uniti ma che per motivi personali e di lavoro vivono in differenti località tra Serbia e Montenegro. Nonostante "le cose della vita" come direbbe Venditti, il legame non si dissolve anzi diviene sempre più forte e una serie di crisi personali li porteranno a ritrovarsi anche se con ruoli che non avevano immaginato. Il lutto che coinvolge uno degli amici è poi l'epifania finale, il momento in cui si completa il rito di passaggio all'età adulta. Un film malinconico e poetico, che narra le relazioni spesso difficili e non catalogabili tra persone che sono state legate forse anche da legami che vanno oltre l'amicizia e che ancor di più legano per sempre. Perchè ci sono cose che non cambiano mai nnostante la vita e meno male direi. Parla al cuore anche il film "A Hero" di Fahradi, dove il confine tra giusto e sbagliato sfuma in una storia piena di contrasti e che fa riflettere. Può un atto di civiltà portare un uomo nell'abisso della paura? Cosa accade quando un uomo in carcere per debiti nei suoi pochi giorni di libertà trova una borsa con molti soldi e decide di riconsegnarla al legittimo proprietario? da eroe e negletto ci passa poco e lo stigma di chi ha sbagliato non si cancella mai purtroppo. In serata i corti dei nuovi autori ci portano in storie al confine con la poesia, tra i cinque il meglio riuscito è a mio parere "Clear Sky" di due giovani registi russi Andrey Zamoskovny e Igor Tsoy, in cui la vita quotidiana di un bambino russo si trova quasi per caso ad incrociare la dura realtà mondiale, il giorno in cui crollano le Torri Gemelle. E oggi si va avanti tra mille emozioni,iniziando da Uccellacci e Uccellini per poi passare per Murina bel film croato già visto al Festival di Trieste, per poi finire con il film ungherese The Story of My Life di Idilko Enyedi di cui parleremo domani.

sabato 7 maggio 2022

Welcome to Serbian free Mountain". Pasolini e il Professore tra nuvole e realtà.

E' inizata finalmente la quindicesima edizione del Kustedorf Festival, quasi interamente dedicata a Pasolini fin dalla frase che funge da epigrafe del poster "O straziante meravigliosa bellezza del creato" tratta da quel meraviglioso episodio girato da Pasolini all'intervodel film ad episodi "Capriccio all'Italiana" che è "Che cosa sono le nuvole?", proiettato al termine del video di apertura. Il corto insieme a "La Terra vista dalla Luna" e dal più conosciuto "Uccellacci e Uccellini", fa parte di quel trittico in cui, secondo Goffredo Fofi,Pasolini riporta l'attenzione su quel che rimaneva della tradizione popolare cercando di dare nuova dignità ad attori come Totò, ma che Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, cercando adeguate figure femminaii come Silvana Mangano e Laura Betti. Totò fu impareggiabile in questi film e rivedendolo qui sui Monti Tara mentre il padrone di casa Emir Kusturica si gode ogni attimo di questa meravigia pasoliniana, non ha prezzo. Non entrerò nella storia di "Che cosa sono le nuvole?", ma qualcosa devo raccontare del film per contestualizzare il discorso di apertura di Kusturica. Totò e Ninetto Davoli sono delle "marionette umane" che rappresentano Jago ed Otello in una surreale rappresentazione dell'opera di Shakespeare. Queste marionette che scopriranno l'umanità solo quando verranno gettate nella spazzatura e guarderanno per la prima volta verso il cielo scoprendo le nuvole e una libertà che ci è stata sempre negata. E nel discorso ( qui il discorso integrale https://youtu.be/Rll7qDw75TY) come sempre provocatorio del "Professore", che inizia dicendo "Benvenuti nelle libere montagne della Serbia", il riferimento alla perdita della libertà e del libero pensiero che ci riduce a marionette è ricorrente. Sia quando parla di come ci abbia cambiato il covid 19, di come la gestione del Ministero della Salute (divenuto nella sua narrazione il Ministero della Verità), abbia portato all'annullamento della personalità ridotta ad un username. Sia quando riflette sulle eventuali conseguenze della recente guerra in Ucraina su cui non è entrato però nel dettaglio. Il rischio della perdità della libertàè anche insito, secondo il regista, nel governo del mondo come pensato dal pensatoio di Davos. Ma torniamo al cinema. Finalmente siamo in possesso del programma definitivo che scopriremo giornalmente. L'apertura ufficiale è toccata al soprendente e inquientante film del cineasta egiziano Omar El Zohari, già ospite del festival nel 2015 con un corto premiato dalla giuria, "Feather", Piuma, che farebbe pensare a qualcosa di leggero ma che invece colpisce come un pugno in pieno viso. Difficile narrare la storia, il film ha diverse chiavi di lettura ed è ambientato in un luogo che sembra irreale, uscito da un film distopico e che invece è più che reale. Una famiglia povera vive in un fatiscente appartamento all'interno di una fabbrica per cui lavora il capo famiglia. TUtto è fuliggine e sporco, e proprio il degrado sia ambientale che umano è il leit motiv di questa storia. Il padre di famiglia organizza una festa per uno dei figli, un prestigiatore lo trasforma in una gallina per poi darsi alla fuga. Inizia per la moglie "sottomessa" una lotta quotidiana per far tornare il marito nelle sembianze umane e per far sopravvivere in qualche modo la sua famiglia, vivendo umiliazioni e soprusi di ogni genere. Alla fine non c'è un finale felice, la donna ritrova il marito che però non è più lo stesso, e resta la domanda aperta: davvero il marito si era trasformato in gallina, oppure era semplicemente scappato o era stato rapito e poi percosso e abbandonato dal prestigiatore? Il finale è terribile come tutta la storia e non ve lo rivelo, sperando possiate vedere presto il film. Il programma continua oggi con una nutrita scelta di titoli per tutte le sensibilità. Si parte da un classicissimo come "Nosferatu" di F. W. Murnau, passando per "After the Winter" di Ivan Bakrac e il clou della giornata il meraviglioso "A Hero" di Ashar Fahradi di cui parleremo nel prossimo post. In serata il primo slot di opere prime di nuovo cineasti da sempre la parte più soprendente di questo piccolo grande festival. Appuntamento a domani amanti del cienma e delle utopie.

venerdì 6 maggio 2022

Da Uzice a Mokra Gora seguendo le vecchia ferrovia

Da uzice il bus della linea locale ci mette circa un'ora per raggiungere Mokra Gora. Non ha mai seguitto finora questo itinerario, le altre volte in cui sono venuto al festival ho preso il bus per Visegrad che segue la via principale che collega Uzice alla città bosniaca, mentre la linea del bus locale prende una via secondaria che passa attraverso piccoli villaggi. Un alinea che però ha un grande interesse paesaggistico e storico e che incrocia le mie ricerche. La strada , infatti, segue il percoso della vecchia via ferrata che collegava Uzice a Mokra Gora e che ora non esiste più e dove trascinava i sui vagoni la locomotiva Cira, che ancora oggi collega Mokra Gora a Visegrad. Il bus passa per Starpari, Bioska, e altre località che ai molti non dicono nulla ma che invece a me molto. Negli ultimi anni ho studiato con attenzione la storia di questa ferrovia leggendaria e questi luoghi li ho vissuti nel bel libro di uno studioso locale Filipovic, che ha seguito il tracciato delle vecchia ferrovia raccontando storie e memorie.Vedere questi luoghi dal vivo mi emoziona. Mentre il bus caracollando si dirige verso Mokra Gora, ripenso ad Uzice e ad uno dei tanti incontri inusuali che hanno caratterizzato i miei viaggi balcanici. Alla stazioen dei bus di Uzice l'adetto al controllo dei biglietti er l'accesso agli stalli di sosta dei bus, mi chiede da dve vengo e perchè sono a Uzice. Gli dico che sono italilano e che sto andando a Mokra Gora al festival Kustendorf. E sorpesa delle soprese scopro che quest'uomo il cui sguardo improvvisamente si illumina si chiama Emilio e che è nao in Sicilia perchè il padre era italiano mentre la madre era serba. E in effetti l'italiano lo sa davvero bene. Iniziamo a parlare dell'Italia di quanto sia bella e poi il discorso inevitabilmente cade sulla guerra in croso. Perchè come giustamente dice Emilio non si può non parlarne. Emilio che come la maggior parte dei serbi propende per i russi, chiaramente mi parla di alcuni topos che in questi ultimi mesi abbiamo imparato a consocere bene. L'Ucraina è un paese nazinificato e quindi va denazificato, che la Russia ouò vincere quando vuole per la forza miiltare che ha, che la Nato è il vero nemico. Mi verrebbe voglia di ribattere che proprio per colpa delle generaizzazioni e della propaganda nascono le guerre, e che la verità non è mai da una sola parte. Ma non penso sia il caso di andare oltre, accetto il suo punto di vista e mi tengo il mio. Alla fine ci scambiamo il numero di telefono. Il bus arriva a Mokra Gora risalgo la collina per duecento metri e dopo due anni sono di nuovo al entro dell'Utopia, il luogo in cui sogni di celluloide e vapore si confondono. C'è poca gente in giro, l'impressione è che sarà un Festival in tono minore, ma poco importa perchè bisogna ammetterlo questa edizione del Festival è davvero un miracolo, e di miracoli il Professore se ne intende e da domani inizeremo a raccontarli. E chiaramente parleremo di cinema, perchè di un festival del cinema sono opsite e di Pasolini a cui questa edizione particolare è dedicata. Ci saranno pochi ospiti in questa edizione ma dicono che ci sarà Tony Servillo, e chissà che non lo riesca ad intervistare. Per oggi è abbastanze mi godo il silenzio e la natura e da domani si comincia.

giovedì 5 maggio 2022

Verso Kustendorf 2022. Tra Utopie, distopie, in un tempo ancora sospeso

Non tornavo in Serbia dal gennaio 2020, poche settimane prima che il mondo cambiasse, prima che iniziasse la follia che avrebbe mutato la nostra percezione del mondo e della vita stessa. Nei mesi successivi, nel 2021, sono riuscito a tornare nei Balcani del Sud, in Croazia e Bosnia e potete leggere il reportage a questo link https://www.damianogallinaro.it/category/blog/. Ma non ero più tornato in Serbia da quella che era stata la tredicesima edizione del Festival Kustendorf, che annualmente si tiene tra i monti al confine tra Serbia e Bosnia, in Gennaio, nel villaggio di Drvengrad pensato e creato dal regista Kusturica nei luoghi in cui aveva girato quello che considero uno dei suoi ultimi film meglio riusciti, "La vita è un Miracolo". In questi giorni avremo tempo di parlare a lungo di questo luogo pieno di suggestioni e per prepararvi vi invito a leggere qualcosa che ho scritto negli ultimi dieci anni durante quella che è divenuta nel tempo una vera e propria ricerca etnografica. Sul mio sito web trovate un breve racconto di viaggio https://www.damianogallinaro.it/kusturistan/ Sarà un'edizione del festival molto particolare perchè la prima in presenza dopo la Pandemia (se vi va di leggere un report dell'edizione in remoto del Kustendorf 2021 http://trabalcanieatlantico.blogspot.com/2021/01/kustendorf-2021-riflessioni-margine-di-.html) e soprattutto perchè si svolge mentre in Europa stiamo vivendo una guerra che è solo l'ultimo terribile atto di un conflitto sotto traccia iniziato nel 2014. Una guerra in cui l'anfitrione del festival, come in parte anche il governo e la popolazione civile serba, ha scelto di appoggiare la "parte sbagliata". E non è la prima volta che il "Professore" come lo chiamano da queste parti sceglie "la parte sbagliata", anzi Drvengrad nasce probabilmente proprio dalla necessità di ricreare la "sua" Sarajevo quella da cui si era sentito tradito e che aveva dovuto abbandonare perchè divenuto "persona non grata". Ma chi ha trdaito davvero chi? E' complicato dirlo, ma ci torneremo, quel che è certo è che durante le guerre in ex Jugoslavia degli anni novanta del secolo scorso è stato davvero difficile stabilire con certezza chi abbia tradito l'idea stessa di Jugoslavia, senza cadere in tristi retoriche nazionaliste. Ma quello che ci interessa almeno per oggi è che Kusturica sceglie di diventare una nuova persona nei primi anni duemila, anche nel nome, scegliendo di chiamarsi Nemanja e non più Emir (anche se non è proprio del tutto così), abbracciando la fede ortodossa e scegliendo la nazionalità serba.Tutto questo nel tentativo di dare una risposta alla domanda che si pone nel suo libro di memorie "Qual'è il mio posto in questa storia?". Chissà se Emir Nemanja Kusturica lo ha davvero trovato il suo posto nella storia, io la mia idea negli ultimi dieci anni me la sono fatta, ma chissà che non glielo possa chiedere direttamente tra un film e l'altro, nella quiete di Drvengrad, tra una birra e una rakija, lì dove tutto sembra possibile ma va maneggiato con cautela. Ma prima di salire sui monti c'è una città da raccontare, Uzice, la città dei partigiani di cui trovate un primo reportage proprio in questo blog (Istantanee di viaggio del 2014), e che dommani vi racconterò, parlandovi soprattutto del forte legame che ancora oggi lega la città al Maresciallo Tito. Se volete seguirmi nel frattenmpo ecco i luoghi virtuali in cui potete trovarmi: ww.damianogallinaro.it instagram: esplorandoibalcani FB: damiano gallinaro E presto su Speaker con il primo podcast. Buona giornata a tutti e che sia sempre viaggio e libertà.

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...