mercoledì 9 maggio 2018

PGGV n.9 Da Sofia a Lom: la terra degli ultimi Circassi.

In uno dei miei recenti viaggi in Bulgaria, dopo una giornata di visita ad alcuni luoghi memorabili di Sofia, decisi di andare a trovare una mia amica antropologa conosciuta ai tempi di un intenso seminario residenziale ad Osilnica in Slovenia.
In quel periodo si trovava nella casa appartenuta alla nonna materna a Lom sulle rive del Danubio.
Quando le chiesi come arrivare a Lom mi prospettò una scelta tra il bus e il treno. Come al solito scelsi il treno che spesso non è la soluzione più comoda nei Balcani, ma che da sempre mi affascina più del bus.
Mi piace, infatti, trovare un comodo posto con vista allungare le gambe e passare il tempo tra una buona lettura e il paesaggio che passa veloce fuori dal finestrino.
Così di buon mattino mi reco alla modernissima stazione ferroviaria di Sofia 

e prendo il treno per Vidin, per arrivare a Lom dovrò cambiare alla stazione di Brusarci.
Il giorno precedente, il mio viaggio a Lom aveva suscitato un certo interesse da parte delle mie amiche Beni e Betty, erano curiose e divertite allo stesso tempo, sarei riuscito ad indovinare dove scendere?
Quello che non sapevano è ... che sono un esperto nei viaggi in treno.

Il treno impiega circa 3 ore e mezza  per arrivare a Brusarci e attraversando bucolici paesaggi montani. Per gran parte del percorso costeggia il fiume Iskar. 

La regione ha come capoluogo Montana, il treno tra tornanti e tunnel attraversa una zona in cui predominano piccoli pittoreschi villaggi:

Da Brusarci in direzione Lom il paesaggio cambia bruscamente, si attraversa una lunga pianura che degrada verso il Danubio che nel periodo del mio viaggio in piena estate, ha il colore del grano.
Cambiano i colori non solo della natura ma anche delle persone che attendono l'arrivo del treno, il colore più scuro della pelle fa pensare a persone appartenenti all'etnia Roma, ma questo può essere fuorviante.


Anche se, come mi conferma la mia amica, negli ultimi decenni la zona costiera del Danubio ha vissuto un vero e proprio "ricambio socio - culturale",( i residenti storici sono emigrati verso le grandi città della Bulgaria o all'estero, e in effetti sono stati in qualche modo "sostituiti" dai cittadini bulgari di etnia rom, al momento la maggioranza della popolazione soprattutto nei piccoli villaggi della regione), la varietà del "colore" della pelle deriva dai molti contatti che vari popoli nel tempo hanno avuto seguendo le acque del grande fiume, e insediandosi spesso anche in modo drammatico nei piccoli villaggi sulla riva.
Lom è, infatti,  situata sulla riva destra del Danubio confine naturale con la dirimpettaia Romania, è distante appena 50 km dall'antica Vidin con cui condivide parte della storia umana e sociale, ed è il secondo porto Bulgaro sul Danubio dopo Ruse.

Fu fondata dai Traci che la chiamarono Artanes, mentre  i romani ci costruirono una fortezza e chiamarono la città Almus da cui dovrebbe derivare  il nome Lom.
Il nome Lom Palanka fu menzionato per la prima volta nel 1704, anche se è solo dopo il 1830 che la città assunse un ruolo importante nel'economia portuale bulgara col la crescita dei traffici commerciali sul Danubio.
Nel 1869, la città aveva 120 negozi, 148 uffici commerciali, 175 negozi alimentari, 34 caffè, e 6 alberghi, il centro della città era la fortezza di Kale, di cui adesso restano solo alcune rovine.
La città ebbe un ruolo fondamentale nel Rinascimento (Revival) Nazionale Bulgaro, ed ebbe un ruolo di primaria importanza durante la seconda guerra mondiale e nel primo dopo guerra, e questo lo si evince dalla presenza di molti memoriali dedicati alla resistenza del popolo bulgaro di frontiera davanti al nemico avanzante.






Nel 1894 i cechi Malotin e Hosman impiantarono una fabbrica di birra ora conosciuta come Lomsko Pivo.

Ma quello che spesso non viene raccontato e di cui per ovvi motivi non ci sono in città monumenti o memoriali, è che Lom fu una delle ultime patrie elettive degli erranti Circassi nel loro lungo cammino di migrazione forzata. La storia ce la ricorda il grande scittore Magris nel suo libro "Danubio":



"Sotto le bandiere di Osman Pazvantoglu ... c'erano le genti più disparate ... la Sublime porta accolse e trasferì in Bulgaria, specialmente nel 1861-62, tatari e circassi riluttanti al dominio dello Zar in un'odissea tragica per i nuovi arrivati come per i bulgari che dovevano cedere loro il posto ... il circasso è brigante , selvaggio , ladro di cavalli, inetto al lavoro ... In un racconto di Vazov è il circasso Dzambalazat ... a uccidere Hristo Botev ... essi vivono però una tragedia che commuove l'Europa ... la guerra contro i Russi guidati da Sciamil ... I capi circassi, giungendo a Lom, seppellivano i loro morti pensando così di far propria la terra che accoglieva le loro spoglie ... Lungo il fiume , in queste terre dalla geografia ancora incerta ... si incontrano molte figure marginali e avventurieri ... Compiuto il loro servigio ... queste figure spariscono ... lasciando una traccia soltanto nei ruoli di un'amministrazione..." (Claudio Magris, Danubio)".


Il genocidio Circasso.

Il genocidio Circasso (Muhajir) è uno dei genocidi dimenticati d'Europa. Si è celebrato il 150 anniversario nel 2015 proprio mentre a Sochi, città principale dell'antica Circassia, si svolgevano le Olimpiadi Invernali.
I Circassi che comprendevano al loro interno varie tribù, occupavano una zona che possiamo delimitare tra Krasnodar e l'Ossezia del Sud. Il loro nome deriva dalla parola turca cerkes ma in lingua circassa si identificavano come adighè. Erano, e sono ancora adesso, per lo più di religione musulmana sunnita.
Al momento si calcola che ci siano ancora 718.000 circassi residenti nel territorio della Federazione Russa, alcuni anche nei territori storici. Ma il gruppo più numeroso si trova in Turchia, dove sono arrivati proprio attraverso la migrazione che li ha portati a transitare sulle rive del Danubio, a seguito della sconfitta subita per mano dell'esercito russo nel 1859 e soprattutto per via del piano di sterminio fisico e culturale posto in essere da governo russo.
Nel 1862 lo zar diede, infatti, il nulla osta al piano di espulsione di migliaia di montanari circassi al fine di deportarli verso altri paesi, tra cui soprattutto l'Impero Ottomano.
La pulizia etnica terminò ufficialmente nel 1867 quando ormai gran parte dei villaggi erano ormai completamente svuotati.
Per anni i genocidio circasso venne del tutto dimenticato, questo fino al 1991 quando iniziarono a crescere i primi movimenti legati all'attivismo circasso che portarono nel 1994 alla costituzione della Associazione Internazionale Circassa che cercò di ottenere dalla Duma una riconsiderazione del genocidio, cosa che non avvenne .
Nel 2005 il Congresso del Popolo Circasso chiese alla Federazione Russa di riconoscere il genocidio e di chiedere scusa ufficialmente. In un secondo momento il Congresso chiese  anche la costituzione di una Repubblica Autonoma di Circassia, anche in questo caso, però, non vi fu risposta.
Nel 2011 la Georgia nel giorno in cui si festeggiava la propria indipendenza fu il primo paese a riconoscere ufficialmente il genocidio, mentre nel 2014 venne richiesto alla Polonia un simile riconoscimento.
Il massacro dei circassi, soprattutto per bieche motivazioni politiche, è stato ultimamente ricordato dalla Turchia, in risposta a Putin che aveva preso posizione, aprendo ad un riconoscimento del genocidio armeno. Il governo turco ha accusato quello russo di ipocrisia, perchè riconosce il genocidio armeno dimenticando i tanti massacri commessi dal russi contro le popolazioni musulmane.
Tracce della diaspora Circassa si trovano in luoghi apparentemente impensabili come Israele. 
Nei villaggi di Rahaniya e di Kfar Kama, sul lago di Tiberiade, risiede una piccola comunità di circassi che perpetua ancora adesso le proprie tradizioni culturali e religiose. Vi arrivarono nel 1876, quando la Galilea  faceva parte dell'Impero Ottomano.
Pur rispettando completamente le leggi d'Israele, ancora vige l'antico codice habze che prevede tra l'altro il rispetto per gli anziani e delle donne ma soprattutto il rispetto dello straniero e del nemico, che è invitato a dormire in casa in segno di rispetto.
Anche i Circassi sono tra le vittime del conflitto in Siria.
Per un approfondimento vi segnalo questo interessante articolo di Limes: http://www.limesonline.com/rubrica/circassi-il-caucaso-in-siria

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