domenica 25 gennaio 2015

Un angelo di Sarajevo (in ricordo di Elma)

Domenica pomeriggio, mi chiama mio fratello: " Stanno trasmettendo un documentario su Mostar e Sarajevo ...", è così che mi ricordo di te, un attimo e sono già a Sarajevo, nella "mia" Sarajevo e i vostri volti mi ritornano in mente come una delle cose più belle e strane della mia vita. Cose piccole magari ma che rimangono nel cuore.
Così decido di andare a visitare la tua pagina, tu parli italiano è per questo che abbiamo mantenuto un rapporto più semplice, condividiamo una lingua, ma non solo, anche molta musica.
E mi ricordo di quel progetto che avevo in mente e di cui ti avevo parlato chiedendoti magari se potevi aiutarmi con qualche traduzione.
E allora ritorno sulla tua pagina, era da tempo che non ti vedevo comparire sulla mia bacheca, che non postavi belle canzoni, però si sa su facebook tutto è così veloce, così fallace, io in genere mi fermo a leggere i primi venti commenti e poi basta, magari, ho pensato, sei finita dal ventunesimo in poi.
E quindi vado sulla tua pagina e quello che leggo non lo capisco, non lo comprendo, non perché non capisca la lingua, le immagini poi dicono molto, non comprendo come sia possibile che tu non ci sia più e che io non me ne sia accorto.
E mi fermo a leggere, a leggere tra le righe, leggo e rileggo, e davvero Elma non ci sei più.
Non so dire se e quanto eravamo amici, ma in qualche modo abbiamo condiviso dei momenti delle impressioni, delle idee e questo basta per legare le persone.
Rileggo i messaggi che ci siamo mandati i tentativi mai riusciti di rivederci anche con le altre ragazze a Sarajevo, la tua voglia di vivere che traspariva da quello che scrivevi, il tuo legame forte con l'Italia dove  avevi vissuto.
Sarebbe stato bello conoscere meglio la tua storia, ma è incredibile, tu non ci sei più e scopro che mi comporta dolore vedere le tue foto, vederti così bella, come un angelo.
Chissà quanto dolore hanno vissuto e vivono le persone che ti sono state accanto, posso solo provare ad immaginarlo.
Io nel mio piccolo voglio ricordarti come ti ricordo quella sera a Skenderija, la partita Bosnia - Portogallo, io che ho un biglietto con cui posso far entrare quattro persone e dico, adesso mi giro e le prime persone che trovo dietro le faccio entrare con me.
E mi giro e ci sono tre simpatiche ragazze con la sciarpa della Bosnia, sorridenti, felici, e chiedo loro se vogliono entrare con me. Ancora oggi mi domando cosa hanno pensato in quel momento Taisa, Anida e Amra, ma poi i sorrisi e la voglia di vedere una partita storica fanno superare tutto.
Ed eccoci al tavolo, non so quanti litri di birra nel mezzo, le sciarpe della Bosnia e l'inno "Hajmo", penso che proprio prima della partita ci hanno presentati, mi hanno detto : "lei parla italiano", c'era anche tua sorella Mirna.
Non ricordo di cosa abbiamo parlato, l'euforia per la partita era tanta, è stata una serata divertente, magica con voi ho avuto la fortuna di vivere dall'"interno" quella partita storica, e mi sono sentito parte di una famiglia.
Ho ancora un video non so se tu ci sei ora lo rivedrò.
Di quella serata ho nella mia mente le immagini, i sorrisi, mi sembrava di vedere riunita in una sola sala la parte più bella e viva di Sarajevo.
E ora scopro con ritardo che non ci sei più, ora che per l'ennesima volta ho deciso di ritornare a Sarajevo.
Riguardo ancora le tue foto, ma davvero è possibile che tu non ci sia più? Possibile che così giovane sei volata via? Si dice che muore giovane chi al cielo è caro? Tu eri cara alla terra e ai tuoi cari, il cielo magari poteva attendere ancora un po', chissà.
Non so cosa ti è successo, non so se lo saprò mai, ma sono certo che Sarajevo ha un angelo in più e quando tornerò nella Gerusalemme d'Europa, cercherò quest'angelo nelle case delle tre differenti religioni che abitano la città, perchè un angelo è un angelo per qualunque fede.
Dove sei ora sono sicuro ci guardi e sorridi io ti saluto con la canzone di un cantautore che conosciamo ancora in pochi e che tu una volta mi hai sorpreso postandolo su Facebook " The tallest man on the earth".
Dovunque tu sia veglia su di noi come un angelo di pace.
Che ti sia dolce l'eternità

https://www.youtube.com/watch?v=H1zTPKm8tcY

sabato 10 gennaio 2015

Gaeta, la Pallamano, I Balcani e il grande Pavle Jurina

Stasera guardavo di nuovo la bacheca del grande Pavle Jurina, grande per noi che in un modo o nell'altro abbiamo amato e amiamo quel piccolo grande sport che è la Pallamano. Uno sport che per Gaeta è stato ed è motivo di orgoglio e di nascita di legami forti che neanche gli anni riescono a troncare.
Pavle Jurina era il Maradona dei Balcani, lo Zico della Pallamano, era un uomo di poche parole, dal tiro incredibilmente forte.
Ho alcuni ricordi legati a lui che non dimenticherò mai: un paio di tiri parati in qualche allenamento in cui noi giovani venivamo aggregati ( se lo ricordo mi fanno mare ancora le mani e i polsi) e un breve viaggio in macchina con lui verso Fondi per una delle tante partite giovanili, uno dei tanti derby.
Ricordo le sue parole, i suoi consigli, la sua pazienza, non sono mai stato un grande giocatore Pavle, ma non potrò mai dimenticare le tue lezioni.
Pavle Jurina, ma ancora prima Pero Veraja, poi ancora Mrkonia, erano per noi ragazzini delle specie di eroi, venivano da quella "lontana" Jugoslavia, dove la pallamano era il secondo o terzo sport non l'ultimo o quasi come in Italia, ed erano duri e puri, delle vere rocce, esempi da seguire.
Ed erano il legame con un mondo "fantastico" quella Jugoslavia di Tito che noi a Gaeta immaginavamo attraverso di loro.
Attraverso loro e il repentino ritorno in patria di alcuni di loro all'inizio degli anni 90 abbiamo saputo che in Jugoslavia c'era una guerra, una guerra vera e che forse quei ragazzi non sarebbero più tornati.
Penso che sia stato proprio allora che è nato il mio interesse per il Balcani, dov'era questa incredibile Bjelovar, la culla della pallamano jugoslava, quand'era grande questa città?
Ne è passato di tempo da allora, e i Balcani sono sempre più presenti nella mia vita, e ancora devo visitare Bjelovar che nel frattempo è divenuta città croata.
Ma quel passato mitico rimane nel mio cuore.
Ieri sfogliavo i due meravigliosi volumi sulla storia della Pallamano a Gaeta, quante emozioni, quanti volti di persone incrociate sul campo, vissute, amate.
E oggi sono qui a ricordare non solo un uomo, un campione, ma un'idea, un sogno, che ancora oggi fa parte della mia città e che lega la mia città da sempre al mondo, la Pallamano.
A tutti quelli che l'hanno giocata e ancora la giocano a tutti i livelli, che l'hanno vissuto e la vivono dagli spalti, che sperano come un miraggio che un giorno ci sia il famoso Palazzetto, a tutti quelli che ancora seguono uno degli sport "ultimi" della nostra Italia, questo è per voi.


Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...