lunedì 9 gennaio 2012

Trencin's memories

Mi dispiace che non possa scrivere questo post in slovacco, non sono mai riuscito ad imparare la lingua di questo paese che pure per anni mi ha ospitato per settimane, addirittura mesi, ma ne amo la musicalità e la dolcezza.
Ci sono giornate come queste in cui ogni cosa sembra pesare, ogni piccolo ostacolo una montagna da scalare, in giornate come queste ci si rifugia in quel luogo dell'anima in cui vivono i ricordi più belli e che il grande fumettista poeta De Matteis riprendendo il concetto del fanciullino di pascoli, definisce il "bambino dentro".
Da quel luogo "dove tutto era puro e splendente come il cielo azzurro" come urla Axl Rose in Sweet Child of Mine, ho tirato fuori queste dolci memorie e immagini che vi voglio donare.
Anche il viaggio per Trencin inziava con un treno da prendere, l'Espresso notturno per Vienna. Da lì per anni ho preso un treno che in poche ore portava a Bratislava e da Bratislava ancora un treno verso Trencin. Un viaggio lunghissimo pieno di aspettative e di attese.
Quanti ricordi, il pullman di ragazzi e famiglie cecoslovacche nel luglio del 1991 a Gaeta, una giornata intera con loro, la scoperta della diversità, di una tenerezza senza definizioni per Lucia. Le mie lettere in inglese tradotte a Lucia da Jana e quelle in tedesco di Lucia tradotte in inglese per me sempre da Jana. Un dialogo che andava oltre la difficoltà lingustica, che superava muri.
Poi il primo viaggio nel 1992, con Clara e Rosy a cui si sarebbe poi unito Michele, e l'arrivo del resto del Gruppo degli italiani, e la nascita di un grande amicizia con Annamaria e Salvatore, Bystrik, Katka. Nel mezzo la mia operazione di appendicite nell'ospedale di Trencin, Jana e la sua lotta contro la sclerosi, l'amore per un paese in cui inevitabilmente avevo lasciato anche fisicamente un pezzo di me.
E forse un amore che nasceva, gradualmente e che negli anni sarebbe stato reso vivo da lunghissime lettere e strazianti addii. Lei si chiamava Martina, e quello che ci ha legato non l'ho ancora ben capito.
Ma Trencin, il suo castello, le famiglie Bezak, Bernatkovi, Graffingerovi erano nel cuore.
Un nuovo viaggio l'anno successivo ancora momenti di paradiso e d'amore poi i miei viaggi solitari.
Ricordo un lungo viaggio a Pasqua, il freddo non solo quello fisico,qualcosa che gradualmente finisce, i cartoni animati visti in tv insieme a Siska prima della partenza.
Poi un  lungo oblio, e il ritorno negli anni 2000 prima insieme a mio fratello e Stefano, poi insieme a Francesco, poi una volta ancora da solo per rivedere Bystrik, Katka e Martina.
Poi ancora un oblio, ma nel cuore sempre di più la voglia di rammendare il filo che mi legava ad una delle mie "patrie elettive".
Quasi impossibile fino all'avvento di facebook, questa immensa rubrica telefonica e collezione di indirizzi dove cercare  persone e ricordi che pensavo persi nella memoria.
Ritrovo una vecchia agenda, all'interno gli indirizzi delle famiglie di Trencin. Provo a cercare. Trovo prima Monika poi Majka, poi Tomas poi Siska, si proprio lei la piccola Siska.
E il viaggio ricomincia stavolta in aereo fino a Bratislava con Clara per farle consocere quel pezzo di mondo di cui tanto ha sentito parlare.
Poi il mio solitario viaggio nella memoria, il treno Bratislava Trencin, l'arrivo in stazione con il fiume Vah sulla sinistra, s'intravede anche lo Stadio del Dukla Trencin. E li rivedo dopo diciotto anni, mi aspettano lì sul binario e il tempo non sembra essere passato. Due giorni incredibili ad inseguire ricordi tra le case dei Bezak e dei Graffingerovi, la promessa di rivederci ancora. Miro che mi dice: " Non far passare altri diciotto anni potresti non trovarci più...".
L'addio alla stazione dove mi accompagnano Miro e Jan, un addio tra uomini che trattengono l'emozione.
Mentre il treno corre veloce verso Bratislava mi chiedo dove sono ora Bystrik, Katka e Martina, purtroppo non sono riuscito a incontrarli. E dove è Lucia che non ho mai più incontrato per un gioco del destino ma che un giorno, tanti anni fa, ha inviato a me e Rosy la sua partecipazione di nozze.
Magari in un altro viaggio raggiungerò anche loro.
Quello che è certo è che il fiume Vah, il Detske Mestecko, il Castello, la casa nella campagna di Kubra, l'Ospedale di Trencin, non potrò mai dimenticarli e faranno sempre parte di quel luogo in cui nascondersi, rannicchiarsi quando fuori e dentro fa freddo.
Vi lascio con una canzone che ci sta tutta e che proprio di quel luogo parla e di una dolce bambina....










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