venerdì 17 febbraio 2012

guardando verso il mondo

Ho posizionato il tavolo del salotto in una posizione ottimale, di sbieco in modo da poter guardare, o meglio ascoltare, il mondo da quella che una volta era una scatola sonora ed ora è più che altro una sottile lastra nera, e al tempo stesso guardare una piccola porzione di mondo che sembra rimandare a viaggi invernali. Dalla finestra- balcone del mio salotto posso vedere una parte del torrione romano, un albero, una panchina dove spesso si siede qualcuno a leggere il giornale, e posso immaginare, perdendomi, che da questo punto inizi il viaggio,che a pochi passi da me ci sia l'Oceano, le isole di Capo Verde, o le città dei miei amati balcani, la gente criola e la gente "slava", e pensare a quanto siano riduttive e fuorvianti le "catalogazioni".
Dal mio angolo di mondo penso a quello che è stato, a quello che sarà, a le cose fatte, quelle rimaste sospese per un tempo indefinito, a quelle ancora da fare, sperando che ce ne siano sempre, perchè la vita finisce, quando finisce il desiderio di scoprire, di sperimentare, provare, sbagliare, perdere e vincere, qualche volta.
E intanto guardo il mio mondo perduto tra l'Atlantico e i monti dei Balcani e vorrei tanto essere in mille posti contemporaneamente e guadare in volo, come i personaggi di Chagall, osservare cosa succede senza interferire, come una sorta di vouyer dell'anima.
Ma intanto davanti a me un albero, una panchina, un torrione romano e la fantasia che crea mondi.

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