Cari lettori è arrivato il momento di parlarvi, tra il serio
e il faceto, della mia vita quotidiana nella favolosa isola di Maiorca, e in
particolare a Palma.
La mia giornata in genere inizia molto presto (non ve l’aspettavate
vero?), verso le 06.15 del mattino. Mi alzo, preparo la colazione a Clara e poi
mi rimetto a letto. Nel frattempo ascolto i rumori e la vita che inizia, Clara
che fa colazione e che si prepara, le prime macchine che transitano nella
silenziosa strada in cui viviamo.
Poi Clara va via, e io normalmente resto nel letto in un
sonno alternato alla veglia e ai mille pensieri.
In genere verso le 08.00 mi sveglio del tutto e faccio
colazione guardando il telegiornale che ho ribattezzato “Ola
que tal” (più o meno significa Ciao come va?), visto che è la frase più
utilizzata nel telediario. Ogni giornalista che inizia il suo intervento inizia,
infatti, con “Ola que tal”. Dopo un po’ vi
assicuro sentirlo continuamente scoccia. Tutto
questo sussiego, e va bene essere gentili però... Ho scoperto, poi, che
in effetti, essendo un intercalare, non sempre è necessario rispondere come
pensavo fosse giusto , dicendo “bien” , e allora spesso evito anche la
risposta.
Comunque, dopo aver sentito almeno dieci volte le tre
quattro notizie del tg, ed essermi sorbito almeno otto monografie sul tempo e
venti sull’ennesima vittoria del Barça o del Real Madrid, squadre forti in un
campionato di fantocci, arriva il momento della scelta: rovinarsi l’esistenza
leggendo su internet le ultime tristi notizie italiane e quindi leggere dell’ex
smacchiatore di giaguari, del ladro e del giullare (tutte queste figure mi
ricordano la canzone “All along the Watchtower”), oppure andare a correre bordo
mare o prendere la bici.
In genere preferisco leggere in breve la posta e poi
prendere la bici e andare su una delle belle spiagge limitrofe a Palma (ma va
bene anche il meraviglioso lungomare o il Quartiere dei Mulini Es Jonquet) e qui
leggere il giornale e mettere in ordine pensieri e lavori in sospeso.
Il resto della mattinata è proprio dedicato al mettere in ordine
le mille cose, belle e brutte, che ho scritto per dar loro una forma e un senso, in modo da
poterle pubblicare in quel progetto sempre più grande e intimo che sta
diventando col tempo “G-io-grafie”. Ultimamente il progetto si arricchito delle
mie riflessioni consegnate al registratore vocale del cellulare, redatte
durante le mie passeggiate sulla spiaggia. Sono ritratti intimi che prima o poi
pubblicherò, raccogliendo quelli che nel tempo ho scritto nei momenti di
solitudine e di amarezza.
Il progetto “G –io- grafie”, quindi, va avanti e nella sua
complessità purtroppo prevede continui e frustranti slittamenti nel tempo delle
pubblicazioni monografiche che ho pensato. Mi sono dato tempo fino a Settembre
per la pubblicazione. Poi ci sono le canzoni, le poesie i racconti. Avverto
sempre più l’urgenza di liberarmi del mio passato “letterario” per iniziare una
nuova, eventuale, fase.
Dopo le riflessioni e le riletture mattutine. Arriva il
momento che ogni casalingo del 2013 attende con ansia: cosa faccio da mangiare?
Clara arriva in genere verso le 16 - 16.30,
io mangio prima perché non ce la faccio ad attendere il suo arrivo. Mentre
preparo qualcosa di possibilmente dietetico per me e Clara, ascolto la musica,
la mia musica, non solo i Pearl Jam ma anche cose nuove che mi va di provare ad
esempio, Of Mosters and Mans, Lumineers. Cerco da tempo un alternativa concreta
e duratura ai miei grandi classici, Pearl Jam, Springsteen, Neil Young, Bob Dylan,
ma sinceramente è difficile trovare tra i nuovi gruppi qualcosa che superi
indenne le due stagioni musicali.
Nuova sessione di tele diario, sempre le solite quattro,
cinque notizie. Mi interessano le letture spagnole del “dramma italiano”, sono
rimasto sorpreso soprattutto da una lunga intervista a Beppe Grillo trasmessa
da La Sexta e in cui il comico genovese parla senza freni e “paraculaggini” e
dice ciò che pensa anche sul fatto che il movimento è nato per caso e che in
realtà non sanno cosa fare ora che hanno “vinto”. Gli italiani e i votanti cinque stelle dovrebbero
ascoltare questa intervista, vi sono rivelazioni che fanno male e che mi hanno allontanato
ancora di più dal movimento cinque stelle , facendomi sentire sollevato dall’angoscia
di non aver votato il nuovo che avanza, scegliendo l’ex giaguaro (che però si è
rivelato l’ennesimo errore). Il video dell’intervista dovrebbe essere
rinvenibile su Youtube, ascoltatela e fatevi la vostra idea.
Verso le 16 arriva Clara e finalmente posso parlare con una
persona “reale” di quello che è accaduto e che mi accade intorno. La vita
maiorchina è per ora una vita di solitudini mitigate, è difficile fare amicizia
o forse non mi sto impegnando neanche più di tanto, fatto sta che ho tanto ,
forse troppo, tempo per pensare.
I pomeriggi con Clara volano, poi arriva la sera, le
passeggiate al centro o verso il mare.
Vorrei precisare una cosa sperando che si capisca il mio
pensiero. Sono fortunato a poter essere qui con Clara a Maiorca, non sono in
una città grigia e piovosa per gran parte dell’anno, in cui non c’è niente da
fare. Sono fortunato per aver potuto chiedere l’aspettativa a lavoro
per raggiungere Clara. Per questo addirittura mi sento in colpa (chi mi conosce
bene sa che non sto esagerando) perché in un momento in cui la gente perde il
lavoro o non riesce a trovarlo io ho potuto rinunciare seppur per un tempo che
spero breve, al mio lavoro, sospenderlo per un tempo di vita che segue la vita
di Clara. Una delle grandi conquiste dello stato sociale che sono certo pian
piano verranno smantellate, nella furia di distruggere senza ricostruire.
Sono fortunato ad avere la mia musica, i miei libri i miei
liberi pensieri.
Ma un luogo, pur bello che sia, per essere un luogo dell’anima
ha bisogno di essere riempito di vita, di affetti, di significati, altrimenti
anche i luoghi considerati patrimonio dell’Unesco diventano vuoti templi al
nulla turistico.
Faccio un esempio concreto.
Durante quasi tre
anni ho subito come una disgrazia vivere a Praia, la capitale di Capo Verde,
una città oggettivamente senza grandi attrattive e con molti problemi. Non se
ne abbia a offendere nessun amico capoverdiano, ma penso che obiettivamente sia
il posto più brutto dell’arcipelago, ci sono un paio di città molto più degne
di essere considerate capitali, ma anche questa è solo una percezione personale.
Una città svuotata di significati, per me, fino a quando qualche anno fa l’ho “vissuta”,
forse per la prima volta, con i miei amici dell’IDOS che hanno riempito di
significato con la loro presenza i luoghi anche piuttosto tristi della città.
Ogni luogo diviene un’esperienza sentimentale, un territorio
che noi colmiamo di significati, e quindi anche una città senza molte bellezze
diviene un luogo dell’anima, quando è
vissuto con le persone con cui si sta bene e si condivide qualcosa.
Per questo io penso che non ci si innamori di un luogo in se
e per se, ma ci si innamora di un luogo perché ci si innamora delle persone che
lo vivono e con cui quest’ultimo viene vissuto.
Ecco perché la bella Palma per me è quasi sempre una bella
soleggiata, vuota città. Manca l’essenziale, gli amici di sempre con cui
viverla, con cui passare il tempo anche in posti all’apparenza senza un grande
significato o fascinazione, ma che sono colmi del senso della vita.
Non sempre è così naturalmente, ci sono giorni in cui Palma
e l’intera isola di Maiorca commuovono, sorprendono, immalinconiscono, e spero
di potervi regalare alcuni di questi momenti.
Ma è un magnifico luogo che va riempito di affetti, di
ricordi.
Spesso, quando Clara ha tempo libero, giriamo un po’ nell’isola
e capitiamo nei luoghi in cui abbiamo portato i nostri amici che sono venuti in
visita, ed è tutto un “ti ricordi quando qui …”, ed è un effluvio di emozioni e
sorrisi.
Questo è per me vivere un luogo, questo fa diventare un
luogo, un luogo dell’anima, indimenticabile irrinunciabile, altrimenti un luogo
anche se bellissimo può divenire un semplice luogo di transito, di passaggio,
di scambio come è accaduto per alcuni luoghi, anche storici e spettacolari, da
me visitati nell’arco di quasi vent’anni e che nonostante la loro la loro
bellezza (alcuni), non sono riusciti a staccarsi dall’etichetta di “luoghi del
passaggio”.
Ma se li ricordo un motivo ci sarà, forse proprio il loro
essere interstiziali, anche se non legati ad un’esperienza “sentimentale”. C’è
un modo di vivere al meglio anche questi “luoghi del passaggio”, impiegare il
tempo a volte lungo dell’attesa ad ascoltare brandelli di storie, ad osservare
la gente passare, con l’animo pronto ad accogliere le storie dell’altro. Forse
così anche un paio di questi luoghi sono diventati per idimenticabili.
Di questi luoghi parlerà il prossimo post di “G – io –
grafie”.
Prima di chiudere voglio ringraziare i pochi o i tanti che
leggono questo blog e che seguono le mie, a volte, un po’ sconclusionate e
frammentarie memorie. E’ vero che per la maggior parte delle volte nella vita
si scrive per se stessi, ma fa sempre piacere sapere che c’è qualcuno che legge
queste frasi e che spero, in qualche modo, ne tragga piacere e emozione.
Un abbraccio a tutti e a presto
Amore mio...ola si scrive con l'h!!!! HOLA QUE TAL!
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