Sono passati cent’anni, un secolo lungo e travagliato, dall’inizio
della Grande Guerra, quei quattro lunghi anni di morti assurde e drammatiche
che hanno cambiato il corso della storia del Novecento, ma le storie di quei
soldati morti in trincea sono, se possibile, ancor più vecchie, lontane,
perdute.
Quando si parla della Grande Guerra sembra che si affronti
un argomento riguardante la storia antica come le guerre puniche, qualcosa
avvenuto così lontano nel tempo che si perde tra le sottolineature dei libri di
storia, ammesso che si arrivi a studiare quel periodo.
Quando andavo al liceo, all’ultimo anno , concludemmo il
programma di storia con la seguente lezione: “Prima guerra mondiale cause e conseguenze”. La seconda guerra
mondiale non la studiammo mai, nè tantomeno qualcuno ci aiutò a capire perché
realmente scoppiarono questi conflitti.
La damnatio memoriae
veniva prodotta direttamente dalla scuola che ci doveva insegnare a comprendere
il passato per decifrare il futuro.
In questi ultimi mesi ho avuto modo di seguire un
interessante forum sulla Grande Guerra qui a Maiorca, mercoledì termineremo il
ciclo vedendo il meraviglioso film di Monicelli “La Grande Guerra”. E’ stato
interessante e stimolante perché mi ha consentito di studiare davvero per la
prima volta quello che è accaduto in quei terribili anni e soprattutto di
conoscere un punto di vista diverso sulla vita al fronte, quello del reporter.
La Spagna, per vari motivi che non starò ad approfondire,
magari me ne occuperò in seguito, non partecipò attivamente alla Grande Guerra
rimanendo neutrale, ma molti spagnoli direttamente o indirettamente presero
parte comunque alla contesa, alcuni in prima linea come reporter, alcuni
addirittura come reporter per caso come Gaziel.
La storia di Gaziel e dei suoi reportage per il giornale “La
Vanguardia” è interessante. Trovatosi a Parigi per studiare filosofia, era,
infatti, un filosofo, Gaziel si trova quasi per caso a narrare
giornalisticamente il fronte e le sue tragedie, con uno sguardo a volte
distaccato, a volte inevitabilmente empatico.
Gaziel entra nelle trincee, segue fisicamente lo spostamento
del fronte e nel 1917 si imbarca in un viaggio incredibile verso il fronte
balcanico, fino a raggiungere Monastir , in Macedonia, nel momento in cui i
Bulgari completano l’assedio della Serbia.
Proprio questo incredibile viaggio cercherò di raccontare
seguendo il suo racconto nei prossimi post.
E proprio da una riflessione scritta da Gaziel mentre
ritorna dal fronte balcanico in nave da Salonicco verso l’Italia voglio
iniziare questo viaggio nella memoria:
“ Quando si tratta dell’attualità, siamo curiosi e miopi
come bambini, quando si tratta di quel che fu, indifferenti e freddi come
divinità. Lo stesso accadrà con la guerra attuale, vista dalle generazioni
future. Tra qualche secolo , i compendi di storia parleranno della nostra guerra come i manuali di oggi si
riferiscono all’impero di Alessandro. Se la Germania trionferà scriveranno: “Nel 1914 , venne dichiarato un conflitto
europeo che portò come conseguenza il predominio tedesco. Questo dominio durò
fino al …, nella battaglia di …si pose fine al dominio …”
Se al contrario , trionferà la Quadruplice Intesa si
leggerà:” Nel 1914, una coalizione
anglo-latina-slavo-giapponese troncò il fiorire del rinascimento tedesco, che
dal 1870 aspirava all’egemonia mondiale. Nonostante ciò , la coalizione che
pareva assicurare la pace non durò molto tempo perche a causa di … i popoli del
… entrarono in guerra.”.
Niente di più. E gli uomini di domani si sentiranno
soddisfatti a leggere queste poche linee, che non lasciano intravedere nessuno
dei nostri immensi dolori.
Nessuno si darà conto di cosa rappresentò il dolore vivo, la
carne torturata, le anime immalinconite, la miseria e il terrore , quello che
chiameranno solo “l’occupazione strategica della Serbia”.
Nè rimarrà memoria dei contadini di Murichovo che vidi
erranti e affamati, senza patria, senza un luogo e senza nulla, trattati peggio
delle bestie.
Quattro formule brevi e comode riassumeranno per gli uomini
di domani l’immenso dolore dei nostri giorni, la sua contemplazione alla
maggioranza parrà pesante e inutile.”
Gaziel “De Paris a
Monastir” ed. Libros de l’Asteroide , 2013
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