venerdì 4 aprile 2014

L’Oblio della Grande Guerra. Quando si spengono le voci. Una riflessione del grande reporter Gaziel.

Sono passati cent’anni, un secolo lungo e travagliato, dall’inizio della Grande Guerra, quei quattro lunghi anni di morti assurde e drammatiche che hanno cambiato il corso della storia del Novecento, ma le storie di quei soldati morti in trincea sono, se possibile, ancor più vecchie, lontane, perdute.
Quando si parla della Grande Guerra sembra che si affronti un argomento riguardante la storia antica come le guerre puniche, qualcosa avvenuto così lontano nel tempo che si perde tra le sottolineature dei libri di storia, ammesso che si arrivi a studiare quel periodo.
Quando andavo al liceo, all’ultimo anno , concludemmo il programma di storia con la seguente lezione: “Prima guerra mondiale cause e conseguenze”. La seconda guerra mondiale non la studiammo mai, nè tantomeno qualcuno ci aiutò a capire perché realmente scoppiarono questi conflitti.
La damnatio memoriae veniva prodotta direttamente dalla scuola che ci doveva insegnare a comprendere il passato per decifrare il futuro.
In questi ultimi mesi ho avuto modo di seguire un interessante forum sulla Grande Guerra qui a Maiorca, mercoledì termineremo il ciclo vedendo il meraviglioso film di Monicelli “La Grande Guerra”. E’ stato interessante e stimolante perché mi ha consentito di studiare davvero per la prima volta quello che è accaduto in quei terribili anni e soprattutto di conoscere un punto di vista diverso sulla vita al fronte, quello del reporter.
La Spagna, per vari motivi che non starò ad approfondire, magari me ne occuperò in seguito, non partecipò attivamente alla Grande Guerra rimanendo neutrale, ma molti spagnoli direttamente o indirettamente presero parte comunque alla contesa, alcuni in prima linea come reporter, alcuni addirittura come reporter per caso come Gaziel.
La storia di Gaziel e dei suoi reportage per il giornale “La Vanguardia” è interessante. Trovatosi a Parigi per studiare filosofia, era, infatti, un filosofo, Gaziel si trova quasi per caso a narrare giornalisticamente il fronte e le sue tragedie, con uno sguardo a volte distaccato, a volte inevitabilmente empatico.
Gaziel entra nelle trincee, segue fisicamente lo spostamento del fronte e nel 1917 si imbarca in un viaggio incredibile verso il fronte balcanico, fino a raggiungere Monastir , in Macedonia, nel momento in cui i Bulgari completano l’assedio della Serbia.
Proprio questo incredibile viaggio cercherò di raccontare seguendo il suo racconto nei prossimi post.
E proprio da una riflessione scritta da Gaziel mentre ritorna dal fronte balcanico in nave da Salonicco verso l’Italia voglio iniziare questo viaggio nella memoria:
“ Quando si tratta dell’attualità, siamo curiosi e miopi come bambini, quando si tratta di quel che fu, indifferenti e freddi come divinità. Lo stesso accadrà con la guerra attuale, vista dalle generazioni future. Tra qualche secolo , i compendi di storia parleranno della nostra guerra come i manuali di oggi si riferiscono all’impero di Alessandro. Se la Germania trionferà scriveranno: “Nel 1914 , venne dichiarato un conflitto europeo che portò come conseguenza il predominio tedesco. Questo dominio durò fino al …, nella battaglia di …si pose fine al dominio …”
Se al contrario , trionferà la Quadruplice Intesa si leggerà:” Nel 1914, una coalizione anglo-latina-slavo-giapponese troncò il fiorire del rinascimento tedesco, che dal 1870 aspirava all’egemonia mondiale. Nonostante ciò , la coalizione che pareva assicurare la pace non durò molto tempo perche a causa di … i popoli del … entrarono in guerra.”.
Niente di più. E gli uomini di domani si sentiranno soddisfatti a leggere queste poche linee, che non lasciano intravedere nessuno dei nostri immensi dolori.
Nessuno si darà conto di cosa rappresentò il dolore vivo, la carne torturata, le anime immalinconite, la miseria e il terrore , quello che chiameranno solo “l’occupazione strategica della Serbia”.
Nè rimarrà memoria dei contadini di Murichovo che vidi erranti e affamati, senza patria, senza un luogo e senza nulla, trattati peggio delle bestie.
Quattro formule brevi e comode riassumeranno per gli uomini di domani l’immenso dolore dei nostri giorni, la sua contemplazione alla maggioranza  parrà pesante e inutile.”

Gaziel “De Paris a Monastir” ed. Libros de l’Asteroide , 2013

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