venerdì 7 marzo 2014

Il Risiko di Putin: appunti di geo(fanta?)politica.

Lo immagino così il mattino di Putin.
Sveglia molto presto, esercizio fisico, cibo nutriente ma sano e una ottima vodka che ci sta sempre bene,e poi via a lavoro.
Nella sua stanza, un tavolo enorme con una mappa dettagliata del mondo che ricorda quella del Risiko, indimenticabile gioco di strategia planetaria, con i suoi simpatici “carrarmatini”. Chi non ha mia anelato alla conquista della leggendaria e misteriosa Kamchatka e chi non è mai arrivato a difendere il suo immenso impero con appena un misero carro armato ?
Quante notti insonni sognando la conquista del mondo.
Putin è un po’ così , giocherellone, sognatore, utopista, macho, carismatico, magnetico, con una presa incredibile su molti dei suoi “sudditi”.
Lo immagino in vestaglia blu e bianca con la iniziale ricamate in oro, mentre sposta i suoi carrarmatini verso l’Europa e gli USA.
Guarda i fronti aperti e fa la sua mossa: << Oggi sposto un paio di carri armati verso la Moldova … la Transnistria deve essere mia del tutto … non solo di fatto ..>>.
Poi avanza ancora un po’  di più verso gli USA: << ma perché poi i miei antenati furono così miopi da cedere l’Alaska … riprendiamocela …”
Lo immagino così l’uomo che potrebbe cambiare lo scenario annoiato del mondo.
Ma lasciamo quest’immagine fumettistica e caliamoci nella realtà.
Quanto c’è di fantasioso nel Risiko di Putin? Quanto è reale?
Partiamo da una riflessione della signora Hilary Clinton che più o meno suona così: << Putin sta facendo quello che Hitler fece negli anni 30 del novecento con le minoranze tedesche di Polonia e Cecoslovacchia e che condusse alla seconda guerra mondiale>>, e cioè, giustifica l’invio di truppe in territori “irredenti” al fine di tutelare gli interessi dei russi che vivono in quelle zone in cui sono la maggioranza.
La storia non impara mai dalla storia è stato detto, e spesso si ripete per cicli.
Senza andare troppo lontano, c’è un altro riferimento storico più vicino nel tempo in cui riecheggiano le parole e le azioni poste in essere da Hitler e ora da Putin.
Qualcuno ricorda cosa diceva all’inizio dei conflitti nei Balcani Milosevic?
Più o meno le stesse cose e più o meno con le stesse parole. Riassumendo : “dobbiamo intervenire nella Krajna croata e nelle zone a maggioranza serba della Bosnia a tutela degli interessi e della vita dei serbi che li vivono e sono una maggioranza/minoranza minacciata”.
Era solo l’inizio, poi la guerra “etnica” divenne altro, una guerra di interessi contrapposti e “mafiosi”.
Ma iniziò così con le dichiarazioni ferme di Milosevic, dobbiamo intervenire per difendere il nostro popolo disperso e minacciato.
Putin afferma poi un’altra cosa che lo lega a infelici e tristi dichiarazioni di Milosevic: “ a difendere i Russi in Crimea sono gruppi di cittadini che si sono spontaneamente sollevati nella penisola a protezione dei propri interessi”.
Niente di più falso naturalmente, c’è un’evidente organizzazione “militare” dietro i sollevamenti, niente di improvvisato.
Ma la dichiarazione fa gioco a Putin e ricorda una seconda strategia di Milosevic.
Una delle strategie vincenti di Milosevic fu, infatti, quella di armare e “foraggiare” le truppe paramilitari di Arkan e Karadzic tra tutti nella Krajna croata i primi, nella Bosnia i secondi, per poi, in un secondo momento, quando non erano più utili alla causa, tagliare gradualmente loro l’appoggio militare e politico, in questo modo isolandoli e facendo ricadere su di loro la responsabilità dei terribili massacri avvenuti in Croazia e Bosnia.
Questa strategia di scaricamento della responsabilità è stata portata avanti anche dai politici che a lui si sono succeduti fino ad oggi. In sintesi questo è il frutto della strategia: “Non sono stati i serbi a macchiarsi del massacro di Srebrenica, ma i serbi di Bosnia”.
Quei serbi campagnoli nati in Bosnia e Croazia foraggiati e strumentalizzati dalla propaganda, convinti a lasciare le loro case, a fuggire nella “patria Serba” e poi trattati come figli di un “Dio minore”, mal visti da tutti, profughi in patria propria, un problema da nascondere.
Putin sembra giocare allo stesso terribile gioco.
C’è un disegno chiaro dietro le mosse del satrapo russo, un disegno di cui, probabilmente, in questo momento individuiamo solo i contorni.
Quando la situazione in Crimea si sarà in qualche modo definita, il fronte cambierà e si spingerà sempre più verso Occidente.
Ma in realtà il fronte si sta già spostando verso la Romania da anni. Già in questi giorni Putin ha dichiarato che quello che è successo in Crimea potrebbe succedere in Transnistria.
Se l’ha detto è chiaro che, in realtà, seppure in maniera “soft” sta già accadendo.
Da anni l’armata russa del leggendario generale Lebed di stanza a Tiraspol si sta preparando all’inevitabile, e la guerra civile moldava dei primi anni novanta, probabilmente è stato solo un “esercizio”, una dimostrazione di potenza in attesa di tempi migliori.
Ci si dimentica spesso, poi, di quel brandello di terra russa, Kaliningrad, posta come un cuneo nel costato dell’Unione tra Lituania e Polonia.
Cosa accadrà nei prossimi mesi? Quali saranno le strategie di Putin nel suo Risiko?
E la “disarmata” e “disarmante” Europa cosa deciderà di fare?
Concludo un po’ alla “Giacobbo” : “E’ davvero fanta politica pensare ad un’avanzata politico- militare strategica della Russia nel cuore della U.E.?”
Sottovalutare Putin significa sottovalutare la forza di un’immensa macchina di propaganda che colpisce e convince soprattutto quelle masse di popolazione povera e ancora poco “internauta” dell’infinita campagna russa e ucraina.
Le guerre balcaniche secondo Rumiz, sono state soprattutto una guerra tra campagna e città, tra cittadino e contadino.
A mio parere l’analisi portata da Rumiz può spiegare almeno una parte delle crescenti rivolte, con le dovute differenze politiche, economiche e culturali.
Intanto il Risiko va avanti.
Concludo con un’altra “giacobbata”: “ E se tutto, nella mente di Putin, fosse iniziato fin dalla richiesta di assegnazione delle Olimpiadi invernali di Sochi? Che fosse questo il trampolino di lancio verso l’Occidente? Il cavallo di troia di Putin?”.
Niente accade per caso nella storia, ogni rivoluzione, in un modo o nell’altro viene “guidata” dall’alto.
Chi ha sparato sulla folla di piazza Maidan?
Emergono i primi dubbi chissà se mai sapremo la verità.

Intanto il gioco continua, prego U.E. e USA fate il vostro gioco.

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