Lo immagino così il
mattino di Putin.
Sveglia molto
presto, esercizio fisico, cibo nutriente ma sano e una ottima vodka che ci sta
sempre bene,e poi via a lavoro.
Nella sua stanza,
un tavolo enorme con una mappa dettagliata del mondo che ricorda quella del
Risiko, indimenticabile gioco di strategia planetaria, con i suoi simpatici “carrarmatini”. Chi non ha mia anelato
alla conquista della leggendaria e misteriosa Kamchatka e chi non è mai
arrivato a difendere il suo immenso impero con appena un misero carro armato ?
Quante notti
insonni sognando la conquista del mondo.
Putin è un po’ così
, giocherellone, sognatore, utopista, macho, carismatico, magnetico, con una
presa incredibile su molti dei suoi “sudditi”.
Lo immagino in
vestaglia blu e bianca con la iniziale ricamate in oro, mentre sposta i suoi carrarmatini verso l’Europa e gli USA.
Guarda i fronti
aperti e fa la sua mossa: << Oggi sposto un paio di carri armati verso la
Moldova … la Transnistria deve essere mia del tutto … non solo di fatto
..>>.
Poi avanza ancora
un po’ di più verso gli USA: << ma
perché poi i miei antenati furono così miopi da cedere l’Alaska …
riprendiamocela …”
Lo immagino così
l’uomo che potrebbe cambiare lo scenario annoiato del mondo.
Ma lasciamo
quest’immagine fumettistica e caliamoci nella realtà.
Quanto c’è di
fantasioso nel Risiko di Putin? Quanto è reale?
Partiamo da una
riflessione della signora Hilary Clinton che più o meno suona così: <<
Putin sta facendo quello che Hitler fece negli anni 30 del novecento con le
minoranze tedesche di Polonia e Cecoslovacchia e che condusse alla seconda
guerra mondiale>>, e cioè, giustifica l’invio di truppe in territori “irredenti”
al fine di tutelare gli interessi dei russi che vivono in quelle zone in cui
sono la maggioranza.
La storia non
impara mai dalla storia è stato detto, e spesso si ripete per cicli.
Senza andare troppo
lontano, c’è un altro riferimento storico più vicino nel tempo in cui
riecheggiano le parole e le azioni poste in essere da Hitler e ora da Putin.
Qualcuno ricorda
cosa diceva all’inizio dei conflitti nei Balcani Milosevic?
Più o meno le
stesse cose e più o meno con le stesse parole. Riassumendo : “dobbiamo
intervenire nella Krajna croata e nelle zone a maggioranza serba della Bosnia a
tutela degli interessi e della vita dei serbi che li vivono e sono una
maggioranza/minoranza minacciata”.
Era solo l’inizio,
poi la guerra “etnica” divenne altro, una guerra di interessi contrapposti e
“mafiosi”.
Ma iniziò così con
le dichiarazioni ferme di Milosevic, dobbiamo intervenire per difendere il
nostro popolo disperso e minacciato.
Putin afferma poi
un’altra cosa che lo lega a infelici e tristi dichiarazioni di Milosevic: “ a
difendere i Russi in Crimea sono gruppi di cittadini che si sono spontaneamente
sollevati nella penisola a protezione dei propri interessi”.
Niente di più falso
naturalmente, c’è un’evidente organizzazione “militare” dietro i sollevamenti,
niente di improvvisato.
Ma la dichiarazione
fa gioco a Putin e ricorda una seconda strategia di Milosevic.
Una delle strategie
vincenti di Milosevic fu, infatti, quella di armare e “foraggiare” le truppe
paramilitari di Arkan e Karadzic tra tutti nella Krajna croata i primi, nella
Bosnia i secondi, per poi, in un secondo momento, quando non erano più utili
alla causa, tagliare gradualmente loro l’appoggio militare e politico, in
questo modo isolandoli e facendo ricadere su di loro la responsabilità dei
terribili massacri avvenuti in Croazia e Bosnia.
Questa strategia di
scaricamento della responsabilità è stata portata avanti anche dai politici che
a lui si sono succeduti fino ad oggi. In sintesi questo è il frutto della
strategia: “Non sono stati i serbi a macchiarsi del massacro di Srebrenica, ma
i serbi di Bosnia”.
Quei serbi
campagnoli nati in Bosnia e Croazia foraggiati e strumentalizzati dalla
propaganda, convinti a lasciare le loro case, a fuggire nella “patria Serba” e
poi trattati come figli di un “Dio minore”, mal visti da tutti, profughi in
patria propria, un problema da nascondere.
Putin sembra
giocare allo stesso terribile gioco.
C’è un disegno
chiaro dietro le mosse del satrapo russo, un disegno di cui, probabilmente, in
questo momento individuiamo solo i contorni.
Quando la
situazione in Crimea si sarà in qualche modo definita, il fronte cambierà e si
spingerà sempre più verso Occidente.
Ma in realtà il
fronte si sta già spostando verso la Romania da anni. Già in questi giorni
Putin ha dichiarato che quello che è successo in Crimea potrebbe succedere in Transnistria.
Se l’ha detto è
chiaro che, in realtà, seppure in maniera “soft” sta già accadendo.
Da anni l’armata
russa del leggendario generale Lebed di stanza a Tiraspol si sta preparando
all’inevitabile, e la guerra civile moldava dei primi anni novanta,
probabilmente è stato solo un “esercizio”, una dimostrazione di potenza in
attesa di tempi migliori.
Ci si dimentica
spesso, poi, di quel brandello di terra russa, Kaliningrad, posta come un cuneo
nel costato dell’Unione tra Lituania e Polonia.
Cosa accadrà nei
prossimi mesi? Quali saranno le strategie di Putin nel suo Risiko?
E la “disarmata” e
“disarmante” Europa cosa deciderà di fare?
Concludo un po’
alla “Giacobbo” : “E’ davvero fanta politica pensare ad un’avanzata politico-
militare strategica della Russia nel cuore della U.E.?”
Sottovalutare Putin
significa sottovalutare la forza di un’immensa macchina di propaganda che
colpisce e convince soprattutto quelle masse di popolazione povera e ancora
poco “internauta” dell’infinita campagna russa e ucraina.
Le guerre
balcaniche secondo Rumiz, sono state soprattutto una guerra tra campagna e
città, tra cittadino e contadino.
A mio parere
l’analisi portata da Rumiz può spiegare almeno una parte delle crescenti
rivolte, con le dovute differenze politiche, economiche e culturali.
Intanto il Risiko
va avanti.
Concludo con
un’altra “giacobbata”: “ E se tutto, nella mente di Putin, fosse iniziato fin
dalla richiesta di assegnazione delle Olimpiadi invernali di Sochi? Che fosse
questo il trampolino di lancio verso l’Occidente? Il cavallo di troia di
Putin?”.
Niente accade per
caso nella storia, ogni rivoluzione, in un modo o nell’altro viene “guidata”
dall’alto.
Chi ha sparato
sulla folla di piazza Maidan?
Emergono i primi
dubbi chissà se mai sapremo la verità.
Intanto il gioco
continua, prego U.E. e USA fate il vostro gioco.
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