giovedì 9 maggio 2013

Quando i treni si chiamavano accelerati.


Vi piacciono i treni? A me da morire. Il treno rappresenta per me “il viaggio”. Fin da piccolo i treni hanno giocato un ruolo fondamentale nella mia vita. Era in treno che mia madre, anche quando eravamo solo dei bambini, ci portava da mio padre, navigante, quando la nave era in porto in qualche parte dell’Italia o dell’Europa. Ricordo molte città raggiunte con il treno durante l’infanzia, per lo più tutti porti, Genova, Ancona, Monfalcone, Taranto, Napoli, addirittura Barcellona quando avevo 18 anni, lo ricordo bene perché dovevo scegliere quale università fare, un lungo viaggio con cambio del treno a Port Bou. La prima stazione dopo il confine francese, ricordo che si chiamava Colera.
I viaggi dell’infanzia, quanti ricordi che emergono dal dimenticatoio.
Clara spesso mi prende in giro perché racconto di aver visto gli ultimi treni “accelerati”, chiamati così perché fermando a tutte le stazioni non facevano in tempo a prendere velocità che già erano prossimi ad una nuova stazione, ecco perché erano sempre in “accelerazione”.
Dal cassetto delle memoria emergono le immagini delle ultime carrozze con i sedili in legno e le porte che si aprivano in ogni scompartimento per consentire la discesa.
“Quando i treni si chiamavano accelerati”, in alcuni paesi si chiamano ancora così probabilmente, visto che una volta un signore straniero alla Stazione Termini chiedendomi se il treno per Napoli fermasse a Formia, mi chiese de fosse un “Rapid” o “Accelerat”, non ricordo la sua nazionalità, forse era rumeno.
Ricordo quanto ho riso sentendo la parola “Accelerat”.
I treni dell’infanzia gradualmente lasciarono il posto ai treni diretti, ora regionali, che da Formia (ora Formia-Gaeta) portavano a Roma e all’Università.
Paradossalmente, ma non troppo, nel momento in cui molti iniziano a viaggiare, io mi sono fermato per qualche anno, forse per colpa della giurisprudenza, chissà, sta di fatto che per qualche anno non sentii il bisogno di partire.
In realtà era semplicemente un passaggio da un “viaggio inconsapevole” ad un viaggio “consapevole”, in cui sei tu che scegli la meta e il modo di arrivarci.
Il primo viaggio lungo in treno che io ricordi dopo la “pausa” fu quello epico in Cecoslovacchia con Rosy e Clara (non  mia moglie, ma una signora della parrocchia), Roma – Vienna- Bratislava – Trencin, per preparare l’arrivo di un’altra trentina di persone, uno scambio culturale, il ricambiare la visita e l’ospitalità offerta ad alcuni slovacchi l’anno precedente.
Vivemmo quasi un mese nella campagna di Kubra, e successero tante cose che un giorno racconterò, ora non voglio dimenticare l’oggetto dell’attenzione, il treno.
In  treno, con quello che poi divenne l’”Allegro Tosca”, ho viaggiato più volte negli anni verso Bratislava e Trencin, l’ultima volta nel gennaio scorso.
Bratislava e Trencin sono stati per anni il cuore dei miei viaggi, e il motivo per cui amo tutto o quasi quello che viene dall’Est Europa.
Dopo i primi viaggi in treno in direzione Bratislava e la fine di una strana storia d’amore, per lungo tempo terminano anche i viaggi, che ritornano con forza dopo il 2000, dopo la fine di quella scellerata guerra che abbiamo chiamato “Guerre Balcaniche” e che è difficile definire.
Un po’ per curiosità, per desiderio di comprendere, un po’ perché nel frattempo avevo incontrato nuovi e ritrovato vecchi, compagni di viaggio, ho ricominciato a viaggiare in treno avvicinandomi gradualmente al  “suolo sacro balcanico”.
 Nei primi anni 2000 ho viaggiato in treno in direzione Bratislava più volte.  In un caso addirittura approfittando del biglietto circolare delle ferrovie dello stato,( si parte da Roma e si ritorna a Roma senza mai deviare o tornare indietro, seguendo un circolo) ecco che  in quel caso il viaggio è divenuto avventura : “ Roma – Vienna  - Praga – Bratislava – Trencin – Budapest - transito in Croazia – Trieste - Venezia – Roma”, che viaggio.
Siamo a ridosso del 2003 è il momento di “viaggiare” i Balcani, la marcia di avvicinamento continua, prima Gorizia/Nova Gorica, poi Lubiana, poi ancora la Croazia, i Laghi di Plitvice ( ma il viaggio fu in macchina), poi Sarajevo, Belgrado, Spalato, Dubrovnik, alcune volte alternando la nave al treno.
Fino ad arrivare al 2011 e al viaggio tra i tre confini sull’Espresso che collega nuovamente e lentamente Belgrado a Sarajevo e di cui in allegato trovate un breve filmato. Un viaggio nella memoria dei luoghi e delle persone, memorie a volte spezzate, divise, come molti paesi di confine. Slavonski Brod/ Bosanski Brod, la città che prima si chiamava solo Brod (Ponte), Samak, solo per fare due esempi.
E ancora nel 2012 il leggendario viaggio sulla ferrovia Mokra Gora – Sargan Vitasi, l’unico tratto della mitica ferrovia Adriatica che scalando montagne collegava Belgrado a Sarajevo passando da Visegrad e Dubrovnik e che idealmente legava i mille cuori dei Balcani, e che l’ostinata cocciutaggine del popolo serbo e la fantasia visionaria del maestro Kusturica, hanno salvato dalla rovina creando un monumento vivente alla capacità umana di superare i confini, qualunque essi siano. Anche di questo viaggio trovate un breve resoconto filmato, provate la gioia di conquistarvi confini leggendari in treno, l’emozione vale la pena di viaggiare ore a passo lento.
E poi quante storie che si incontrano nei lunghi viaggi.
Ma l’ultimo e ancor più bello è il viaggio che ancora si deve fare, progettare, e che forse quest’estate finalmente si realizzerà.  Per ora, però, non voglio rivelare nulla , anche per un sorta di scaramanzia.

Sretan put (buon viaggio) e privilegiate il passo lento dei treni che un tempo si chiamavano accelerati. 

 http://www.youtube.com/watch?v=8B7-8dBBC8g

 http://www.youtube.com/watch?v=5eAXzwZySPk


2 commenti:

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