martedì 12 marzo 2013

G”io”grafie: Palma di Maiorca. Il Tito’s e i Segni dei Templari.


Non posso non iniziare queste brevi riflessioni “auto – geografiche” se non con la città che negli ultimi anni, dapprima saltuariamente,  ora stabilmente, è divenuta la mia seconda casa, volente o nolente.
Spesso non si sceglie dove vivere è la vita a scegliere per te, ma comunque può essere un’opportunità.
Di certo non mi posso lamentare, visto che Palma ha tutto per essere considerata una bella città, il mare prima di tutto, dei panorami incredibili soprattutto al tramonto, la città araba, la parte nuova costruita successivamente appena fuori le mura, la cultura e la musica, i locali notturni e una certa tranquillità che l’avvicina più ad un paese che ad una città di 350.000 abitanti.
Palma naturalmente non è solo cultura e turismo, è anche una città che vive i problemi del nostro tempo e le situazioni più o meno problematiche legate alla forte emigrazione indotta dalle presunte o vere opportunità che offre l’industria turistica.
Senza cadere in ipocrisie e falsi multiculturalismi non penso di poter consigliare una passeggiata notturna (ma anche diurna in definitiva) a Son Banya o Son Gotleu, quartieri in cui si sono concentrate tutte le problematiche sociali (a Roma ne abbiamo notevoli esempi)  e che sono da tempo in mano ai cartelli della droga (basta seguire sui giornali il caso Kabul).
Eppure è una città che affascina per il suo passato, per i resti della presenza araba nell’architettura e nell’onomastica, per le case signorili da scoprire e piccoli angoli poco conosciuti anche dagli stessi abitanti.
Non vi propongo un percorso ufficiale, ma un percorso parallelo a quello previsto dalla guide turistiche che spesso s’interseca con le vie del turismo ufficiale, aiutandomi con alcuni libri che ho acquistato nell’ultimo anno e che analizzano parti della città che possono sfuggire al turista che passa poche ore nella città magari approfittando della mezza giornata libera lasciata dalle attività della crociera.
Voglio iniziare con una riflessione di Eduardo Jordà contenuta nel suo libro “La Ciudad Perdida”: “… la città che una persona conosce e ama si riduce spesso a poche vie, ad alcuni luoghi determinati in cui trascorre la sua vita. Per questo una stessa città può essere raccontata e evocata in molte maniere “.
Nel suo libro, ad esempio Jordà parla spesso di una Palma molto concreta che non esiste più perché legata ai suoi ricordi degli anni 60 e 70. Ad esempio parla, con struggente malinconia, del terreno di Portopì dove adesso sorge una supermercato e di alcuni bar di Plaza Gomila, una pizza situata sull’Avenida Joan Mirò e che oggi è il centro di parte della Movida estiva palmesana. A Plaza Gomila si trova tra l’altro uno dei pochi ritrovi rock dell’isola il Tunnel.
Leggendo le pagine di Jordà vi segnalo la storia della discoteca più famosa di Palma il Tito’s un must dell’isola sia che vi piacciano, sia che abbiate in disprezzo (come me) le discoteche.
Quando aprì nel 1923, racconta Jordà, era solo una piccola casetta, si chiama “Dancing Bar” o “Night Club”.
Gli yacht erano alla fonda dove ora c’è una parte del lungomare (il Passeio maritimo), le donne iniziavano a fumare e gli uomini parlavano dei cavalli quando stavano in alto mare e di decapottabili quando volavano sui biplani che collegavano Palma a Barcellona, e si iniziava a discutere di calcio e toreri.
Il proprietario del Tito sembra che fosse proprio un italiano chiamato Tito, ma chi riceveva un ritorno economico dal locale era la moglie, una donna maiorchina che, racconta sempre Jordà, teneva la contabilità in cui piccolo quaderno giallo.
 Vicino al Tito’s c’era la famosa Casa Helena dove si dice che Borges, uno dei tanti illustri ospiti dell’isola, abbia conosciuto alcune “platoniche beatrici”.
C’era, al tempo, una piccola comunità di stranieri e i palmesani poco si interessavano di quanto accadeva oltre la frontiera di quello che era chiamato “El Terreno”, un luogo dove tutto sembrava possibile.
Durante la guerra civile la discoteca Tito’s dovette chiudere, per riaprire successivamente nel periodo post bellico. I clienti si mettevano lo smoking bianco sopra le camice rimediate e si arrischiavano a pronunciare parole che erano proibite del periodo franchista.
Nel 1957 Tito’s cambiò look, grazie agli investimenti di un regista di film hollywoodiani di serie B tale Orloff e un impresario maiorchino Antonio Ferrer. Crearono gran parte  del look del locale che ancora adesso resiste ed è diventato un simbolo della città. La vita dissoluta di Orloff attirò molta “buona fama” al Tito’s che divenne il miglior luogo per la vita notturna a Palma. Racconta Jordà che suonarono nel locale, tra i tanti, anche Domenico Modugno, Charles Aznavour e Ray Charles .
Nel 1968 la discoteca visse un nuovo restyling, arrivarono i disegni pop e il barocchismo kitch degli anni settanta. Iniziarono ad essere aperti nuovi locali, nella vicina piazza Mediterrano, ad esempio,  aprì il Seargeant Pepper dove addirittura suonò Jimi Hendricks, ed iniziò la decadenza del Tito.
Dopo dieci anni di quasi agonia fu venduto ad una catena inglese che ne diede un disegno neo futurista sostituendo  la vecchia facciata,ma lasciando gli interni quasi immutati.
Interessante la definizione che da Jordà delle discoteche: “sono il mercato degli schiavi , le terme pubbliche, i circhi e gli ippodromi di questo mondo felice”.
Comunque sia vale la pena una visita anche solo per vedere la flora e la fauna che riempe il locale.
A Palma venne anche girato il film del 1950 di Sanders “Jack il Negro” con la grande Zsa Zsa Gabor, ma di questo ne parleremo nella parte in cui vi consiglierò dei luoghi cinematografici di Palma.
Un altro bel libro che mi è capitato di comprare e leggere con interesse è quello di Carlos Garrido “La Corona del Temple” in cui l’autore parla della Torre del Tempio che era un edificio con muraglia posto dentro la città costruito ai tempi dei musulmani , utilizzato in seguito dai templari  , inquisitori, militari, che ha avuto un posto importante nella storia di Palma. Resti del Tempio sono visibili in Carrer del Sol e in Carrer de Es Pe de Sa Palla e sono ben visibili dal bar posto al quinto piano dell’edificio dei grandi magazzini del Corte Ingles in Calle Jaume III, le muraglie bianche risaltano all’occhio.
Ci sono anche alcuni edifici che contengono nella facciata presenze demoniache, sono visibili in un palazzo in Can Belloto, nella facciata del palazzo del Municipio (Ayuntament), in Carrer Morey , sulla facciata della chiesa di S. Francesco e in Can Catlar, tutti nel centro di Palma. Se si traccia un perimetro unendo i punti sulla mappa dove sono individuati gli edifici si ricava una figura che ha una certa importanza nel mondo  templare.
Queste sono prime piccole suggestioni dallo scrigno nascosto dei tesori di Palma, prossimamente vi parlerò di alcune case signorili sperando di poter approntare una mappa in modo che a chi abbia la voglia e l’opportunità sia facile ricercarle nel dedalo della vecchia città araba di palma, dei luoghi legati al cinema e del  vecchio glorioso stadio del Reial Club Deportivo Mallorca il Lluis Sitjar.

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