Un anno fa proprio in questi giorni realizzavo in piccolo grande desiderio che portavo nel cuore da quando avevo dapprima letto e poi visto quella ricerca certosina e appassionata sull'esodo che è lo spettacolo "Magazzino 18" di Simone Cristicchi.
Mi spingeva, come mi spinge sempre nei miei viaggi, la voglia di vedere e comprendere in prima persona, recarmi nei luoghi e farmi raccontare dal loro spirito la versione di coloro che hanno avuto pudore nel raccontarla.
Visitare il Magazzino 18 è difficile, nell'entrare nel porto si firma una liberatoria in cui si dichiara che non si farà uso delle foto e dei video per reportage professionali o pubblicazioni su blog o siti internet, perchè il luogo in cui si entra è soggetto a servitù militare.
Poi è difficile per quello che ti lascia dentro.
Una situazione di abbandono e allo stesso tempo di forte memoria l'ho percepita in modo così forte solo a Prypiat, la città abbandonata dopo l'esplosione del reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Anche lì, come nel Magazzino 18, si percepisce il dramma di chi ha dovuto lasciare in fretta e furia i luoghi in cui ha vissuto e in cui sperava di vivere in futuro.
Non mi interessa se penserete che la loro vita fosse sbagliata, che fossero quelli dalla parte sbagliata, mi interessa solo comunicarvi il senso di abbandono, di perdita che danno le masserizie accatastate , abbandonate nei freddi stanzoni del Magazzino.
Un Magazzino che probabilmente non diventerà mai un museo perchè non è quello il fine, ma museo lo è già adesso, come lo è Prypiat, memento della caducità della vita e del destino umano.
E allora le foto che vi posto potrebbero essere state scattate nel Magazzino 18 o chissà a Prypiat nella scuola abbandonata, o in uno qualunque dei posti in cui semplicemente la vita è fuggita e mai più vi farà ritorno.
Siate memoria, coltivate memoria, fatevi memoria, anche quando questa memoria può essere "pericolosa", perchè solo visitando i luoghi in cui gravi fatti sono accaduti avrete l'occasione di ascoltare la voce, lo spirito dei luoghi.
La terra, l'acqua, il vento, gli elementi spesso comunicano più di ogni libro letto, ogni film visto.
Se potete visitate il Magazzino 18, senza pregiudizi, solo per ascoltare storie che nessuno vi potrà più raccontare.
Mi spingeva, come mi spinge sempre nei miei viaggi, la voglia di vedere e comprendere in prima persona, recarmi nei luoghi e farmi raccontare dal loro spirito la versione di coloro che hanno avuto pudore nel raccontarla.
Visitare il Magazzino 18 è difficile, nell'entrare nel porto si firma una liberatoria in cui si dichiara che non si farà uso delle foto e dei video per reportage professionali o pubblicazioni su blog o siti internet, perchè il luogo in cui si entra è soggetto a servitù militare.
Poi è difficile per quello che ti lascia dentro.
Una situazione di abbandono e allo stesso tempo di forte memoria l'ho percepita in modo così forte solo a Prypiat, la città abbandonata dopo l'esplosione del reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Anche lì, come nel Magazzino 18, si percepisce il dramma di chi ha dovuto lasciare in fretta e furia i luoghi in cui ha vissuto e in cui sperava di vivere in futuro.
Non mi interessa se penserete che la loro vita fosse sbagliata, che fossero quelli dalla parte sbagliata, mi interessa solo comunicarvi il senso di abbandono, di perdita che danno le masserizie accatastate , abbandonate nei freddi stanzoni del Magazzino.
Un Magazzino che probabilmente non diventerà mai un museo perchè non è quello il fine, ma museo lo è già adesso, come lo è Prypiat, memento della caducità della vita e del destino umano.
E allora le foto che vi posto potrebbero essere state scattate nel Magazzino 18 o chissà a Prypiat nella scuola abbandonata, o in uno qualunque dei posti in cui semplicemente la vita è fuggita e mai più vi farà ritorno.
Siate memoria, coltivate memoria, fatevi memoria, anche quando questa memoria può essere "pericolosa", perchè solo visitando i luoghi in cui gravi fatti sono accaduti avrete l'occasione di ascoltare la voce, lo spirito dei luoghi.
La terra, l'acqua, il vento, gli elementi spesso comunicano più di ogni libro letto, ogni film visto.
Se potete visitate il Magazzino 18, senza pregiudizi, solo per ascoltare storie che nessuno vi potrà più raccontare.
Nessun commento:
Posta un commento