Il titolo che ho scelto per questa riflessione su quanto ho potuto vivere e vedere nella piccola città di Porres, Mallorca, qualche giorno fa, è la traduzione di un quasi sconosciuto, almeno per il mondo italiano, libro di Bernanos, "Los grandes cemeterios bajo la Luna" (Ed. Lumen 2009).
Bernanos nel 1938 si trovava a Maiorca, lui falangista della prima ora e con un figlio nelle file falangiste, testimone quanto più obiettivo di quanto accadde in quegli anni, perchè parte del sistema politico militare che si rese, con la complicità della Chiesa Cattolica, colpevole di decine di efferati massacri. Un testimone che mai rinnegherà il falangismo ma che resta attonito di fronte alle violenze della propria parte politica, ma ancora di più dal ruolo attivo dei sacerdoti.
Bernanos, scrittore cattolico francese, che divenne famoso per il libro "Diario di un curato di campagna", quindi, si trovava a Maiorca il 18 luglio del 1936 e fu testimone diretto della repressione franchista. Nel suo libro lo scrittore racconta, tra le altre cose, come un canonico della Cattedrale di Maiorca giustificasse i fucilamenti:"lo scorso anno solo un quattordici per cento dei maiorchini aveva compiuto i suoi "deberes pasquales", i doveri pasquali. Una situazione tanto grave giustifica misure eccezionali"“.
Questa frase agghiacciante fa comprendere bene qual'era il clima politico e sociale in quel periodo. "Los grandes cementerios bajo la luna" diviene una denuncia appassionata e sicuramente per l'autore ,cattolico praticante ancora più dolorosa, di quella che arriva a chiamare “cruzada episcopal”.
Tutte le notti, racconta ancora lo scrittore, i falangisti passavano casa per casa, bussavano discretamente alla porta, e al minimo segnale uditivo di un respiro un passo oltre la parete , irrompevano nella casa, urlando "Seguiteci". ( Su questi fatti e sulla traettoria di vita singolare del protagonista nato ad Esporles, si possono leggere le memorie di Juan Matas che arrivò nei suoi tentativi di sfuggire ai falangisti fino a Gaeta e successivamente, prigioniero a Ventotene, Juan Matas, Mi odisea, Ultima spiaggia ed., 2009).
A volte si trattava di falangisti di appena diciotto, vent'anni.
Gli uomini per la maggior parte, ma non alcuni casi non sono stati risparmiate donne e bambini, venivano fatti salire su una camionetta, e costretti in alcuni casi a scavarsi la loro stessa tomba.
"Abbassatevi" gli gridavano , dopo solo gli spari.
I cadaveri venivano collocati al bordo della fossa dove il giorno seguente il becchino li avrebbe trovato con il capo devastato, e la nuca poggiata sopra una ripugnante melma, sangue coagulato.
Sembra strano, in effetti, parlare di becchino, questo perchè, ed è la cosa più terrificante, i fucilamenti avvenivano nelle vicinanza del cimitero. Il sindaco scriveva sul registro: «Fulano, Zutano y Mengano, muertos de congestión cerebral.».
Qualcosa di simile a quel che è raccontato nel libro di Bernanos è successo nei paraggi di Porreres. Esistono molte risultanze storiche e testimoniale che questo eccidio sia avvenuto, nonchè alcuni ottimi lavori storici. L'associazione Memoria de Mallorca da anni raccoglie testimonianze dirette e de relato su quanto avvenuto nell'isola dal 1936 al 1938, mentre su quanto accaduto a Porreres, si consiglia la lettura dei libri dello storico dell'Università delle Baleari, Bartolomeu Gari.
La cosa più terribile è che, non solo quasi tutti sapevano che qualcosa di terribile fosse avvenuto, ma che sapevano quasi tutti, da destra a sinistra, che i corpi o i resti di essi, giacevano in una fossa comune posta nel Cimitero di Porreres, a pochi metri dal suolo, nei camminamenti che separano le tombe di coloro che hanno avuto la fortuna di una degna sepoltura.
Vi chiederete, se tutti sapevano, perché nessuno ha iniziato a scavare?
Perché le autorità politiche non si prendevano la "responsabilità politica e umana" di ammettere le colpe passate.
La Ley de Amnistia, che è seguita al termine della dittatura franchista ha, infatti, impedito di giudicare chi ha commesso questi fatti. Le uniche cause giudiziarie portate avanti si devono alla caparbietà del giudice Garzon, fatto fuori utilizzando suoi errori personali, e ad una giudice argentina che facendo leva sulla doppia nazionalità di molti scomparsi, ha avuto il coraggio di mettere sotto accusa un'intero periodo storico, una classe dirigente, un paese che preferiva dimenticare.
Ma finalmente il governo baleare guidato dai partiti progressisti di MES, Podemos e PSOE, hanno approvato la cosidetta "Ley de Fosas" che ha permesso l'inizio dei primi scavi.
Così qualche giorno fa nel cimitero di Porreres, si è iniziato a scavare, nella dura terra della memoria, e della divisione.
Queste sono alcune immagini del lavoro degli antropologi forensi che si protrarrà fino ai primi di dicembre.
Tutto questo per non dimenticare che questo e tanto altro di terribile è stata la Guerra Civile Spagnola.
Bernanos nel 1938 si trovava a Maiorca, lui falangista della prima ora e con un figlio nelle file falangiste, testimone quanto più obiettivo di quanto accadde in quegli anni, perchè parte del sistema politico militare che si rese, con la complicità della Chiesa Cattolica, colpevole di decine di efferati massacri. Un testimone che mai rinnegherà il falangismo ma che resta attonito di fronte alle violenze della propria parte politica, ma ancora di più dal ruolo attivo dei sacerdoti.
Bernanos, scrittore cattolico francese, che divenne famoso per il libro "Diario di un curato di campagna", quindi, si trovava a Maiorca il 18 luglio del 1936 e fu testimone diretto della repressione franchista. Nel suo libro lo scrittore racconta, tra le altre cose, come un canonico della Cattedrale di Maiorca giustificasse i fucilamenti:"lo scorso anno solo un quattordici per cento dei maiorchini aveva compiuto i suoi "deberes pasquales", i doveri pasquali. Una situazione tanto grave giustifica misure eccezionali"“.
Questa frase agghiacciante fa comprendere bene qual'era il clima politico e sociale in quel periodo. "Los grandes cementerios bajo la luna" diviene una denuncia appassionata e sicuramente per l'autore ,cattolico praticante ancora più dolorosa, di quella che arriva a chiamare “cruzada episcopal”.
Tutte le notti, racconta ancora lo scrittore, i falangisti passavano casa per casa, bussavano discretamente alla porta, e al minimo segnale uditivo di un respiro un passo oltre la parete , irrompevano nella casa, urlando "Seguiteci". ( Su questi fatti e sulla traettoria di vita singolare del protagonista nato ad Esporles, si possono leggere le memorie di Juan Matas che arrivò nei suoi tentativi di sfuggire ai falangisti fino a Gaeta e successivamente, prigioniero a Ventotene, Juan Matas, Mi odisea, Ultima spiaggia ed., 2009).
A volte si trattava di falangisti di appena diciotto, vent'anni.
Gli uomini per la maggior parte, ma non alcuni casi non sono stati risparmiate donne e bambini, venivano fatti salire su una camionetta, e costretti in alcuni casi a scavarsi la loro stessa tomba.
"Abbassatevi" gli gridavano , dopo solo gli spari.
I cadaveri venivano collocati al bordo della fossa dove il giorno seguente il becchino li avrebbe trovato con il capo devastato, e la nuca poggiata sopra una ripugnante melma, sangue coagulato.
Sembra strano, in effetti, parlare di becchino, questo perchè, ed è la cosa più terrificante, i fucilamenti avvenivano nelle vicinanza del cimitero. Il sindaco scriveva sul registro: «Fulano, Zutano y Mengano, muertos de congestión cerebral.».
Qualcosa di simile a quel che è raccontato nel libro di Bernanos è successo nei paraggi di Porreres. Esistono molte risultanze storiche e testimoniale che questo eccidio sia avvenuto, nonchè alcuni ottimi lavori storici. L'associazione Memoria de Mallorca da anni raccoglie testimonianze dirette e de relato su quanto avvenuto nell'isola dal 1936 al 1938, mentre su quanto accaduto a Porreres, si consiglia la lettura dei libri dello storico dell'Università delle Baleari, Bartolomeu Gari.
La cosa più terribile è che, non solo quasi tutti sapevano che qualcosa di terribile fosse avvenuto, ma che sapevano quasi tutti, da destra a sinistra, che i corpi o i resti di essi, giacevano in una fossa comune posta nel Cimitero di Porreres, a pochi metri dal suolo, nei camminamenti che separano le tombe di coloro che hanno avuto la fortuna di una degna sepoltura.
Vi chiederete, se tutti sapevano, perché nessuno ha iniziato a scavare?
Perché le autorità politiche non si prendevano la "responsabilità politica e umana" di ammettere le colpe passate.
La Ley de Amnistia, che è seguita al termine della dittatura franchista ha, infatti, impedito di giudicare chi ha commesso questi fatti. Le uniche cause giudiziarie portate avanti si devono alla caparbietà del giudice Garzon, fatto fuori utilizzando suoi errori personali, e ad una giudice argentina che facendo leva sulla doppia nazionalità di molti scomparsi, ha avuto il coraggio di mettere sotto accusa un'intero periodo storico, una classe dirigente, un paese che preferiva dimenticare.
Ma finalmente il governo baleare guidato dai partiti progressisti di MES, Podemos e PSOE, hanno approvato la cosidetta "Ley de Fosas" che ha permesso l'inizio dei primi scavi.
Così qualche giorno fa nel cimitero di Porreres, si è iniziato a scavare, nella dura terra della memoria, e della divisione.
Queste sono alcune immagini del lavoro degli antropologi forensi che si protrarrà fino ai primi di dicembre.
Tutto questo per non dimenticare che questo e tanto altro di terribile è stata la Guerra Civile Spagnola.
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