Immaginate di attraversare una città intera in Metro e di
fermarvi nelle stazioni che più vi colpiscono per via di nomi inusuali,
accattivanti.
Immaginate poi che questa città sia Bucarest e la sua Metro
pensata non per attraversare il centro ma per collegare periferie.
Immaginate allora di scendere alla Stazione Repubblica, che
uno se la immagina in centro e che invece a Bucarest è posta in piena
periferia.
Lo spaesato viaggiatore si troverà uscendo dalla metro,
davanti ad una piazza che non è una piazza con al centro un capolinea che non
assomiglia affatto ad un capolinea
la fabbrica FAUR, una sorta
di centro commerciale e …
… Voltando lo sguardo verso sinistra con suo stupore si
troverà di fronte ad una piccola stazione di periferia, dal nome altamente
esotico e fiabesco, TITAN SUD.
Dite la verità a quanti di voi guardando questa foto e
osservando la piccola stazione è venuto in mente il glorioso e fantascientifico
Galaxy Express 999?
Titan Sud sembra davvero una delle fatiscenti e improbabili
stazioni in cui si fermava il Galaxy Express nel suo vagabondare nella
Galassia.
Dalla quasi fatiscente stazione, che però ha il wi fi
libero, partono treni con un’unica destinazione, l’oscura, sconosciuta e per
questo affascinante Oltenita.
Circa 16 treni al giorno tra andata e ritorno, fanno pensare
comunque ad un centro importante , ma se si cerca su Wikipedia , le notizie su
Oltenita sono davvero poche.
Si tratta di un porto rumeno sul Danubio ubicato nel distretto di
Calarasi nella regione della Muntenia si trova di fronte alla città bulgara di
Tutrakan.
Tutrakan, un altro nome fiabesco che fa immaginare luoghi
usciti dalle città invisibili di Calvino. E in effetti a Tutrakan si svolse una
delle più importanti battaglie della guerra della prima guerra mondiale sul
fronte dei balcani, a quel tempo Tutrakan faceva parte della Romania e si
chiamava Turtucaia.
Già con queste notizie Oltenita diventa più interessante,
leggo poi che ha dato i natali ad uno dei presidenti della Romania Iliescu e
che nei suoi cantieri è stato costruito il panfilo dell’ex dittatore Ceaucescu.
E’ già abbastanza, il viaggiatore inizia a fantasticare: anche se su vari siti di viaggi non risultano collegamenti regolari tra Oltenita
e Tutrakan, ci saranno dei pescatori che collegano le due sponde, spera il viaggiatore.
Motivo in più per spingersi verso il Danubio.
E allora si parte.
Il treno annunciando la sua partenza si muove verso la
campagna rumena. Prima stazione la fatiscente Bucarest Sud , quasi
impercettibile , poi una sequela di piccole o quasi inesistenti stazioni per
per la campagna.
La linea ferrata lambisce piccoli villaggi all'apparenza
sporchi e semi abbandonati, villaggi di campagna abitati probabilmente da cittadini rumeni di etnia rom, almeno così sembra guardando i visi e i colori delle persone che scorrono dal finestrino.
L’arrivo ad Oltenita è pieno di speranze e illusioni, quelle
che spingono il viaggiatore oltre il conosciuto, il mappato, il guidato.
La stazione di Oltenita è un bell'edificio storico rimodernato.
Dalla piazzetta davanti la stazione parte la via principale del
paese, Boulevard della Repubblica , una delle strade parallele che danno la
forma alla città razionalista.
Oltenita, scopro, infatti, è uno dei migliori
esempi di razionalismo rumeno (c’è anche una pagina su Fb che ne parla), una
città dall'aspetto curato anche se un po’ anonimo.
Non c’è molto, infatti, da vedere a Oltenita, un monumento
ai caduti nella Guerra di Crimea
una chiesa
ortodossa
, aiuole piene di fiori, una "torre
dell'acqua" è un piccolo museo della cultura e tradizioni della regione
con un riferimento alla storia razionalista della città.
Per raggiungere il porto dove è stato costruito il panfilo
dei Ceaucescu non ci sono mezzi pubblici, al massimo si può prendere un taxi, o
noleggiare una bici o semplicemente andare a piedi, sono circa 3 i chilometri da percorrere su una
strada che attraversa prati di rossi
papaveri e fabbriche abbandonate.
Dopo la lunga camminata si arriva ad un bivio, a destra si va
verso la foce del fiume Arges che ad Oltenita sfocia nel Danubio, a sinistra si
va verso delle fabbriche all'apparenza abbandonate, e davanti verso ... il
Porto?
Su google map e google street c'è l'indicazione di un porto
turistico, e scopro di non essere l'unico a cercarlo. Un ragazzo in bicicletta
mi chiede in Rumeno qualcosa, gli dico che non ho capito, mi chiede se so dov'è
il porto, dico che lo sto cercando anch'io.
Allora il ragazzo chiede all'unica persona apparentemente
presente nel luogo tranne i soliti cani randagi che sono ormai tristemente un
simbolo della Romania, è il proprietario dell'unico ristorante della zona.
Parlano per qualche minuto, poi il ragazzo si rivolge verso di me e mi dice :
"E' questo".
Superato il ristorante di fronte c'è solo una banchina
assolata e solitaria con alcune chiatte chiuse e all'apparenza in disuso, non
una traccia di una barca, una lancia.
Sullo sfondo l'irrangiungibile riva destra del Danubio, la
Bulgaria è li a pochi minuti ma sembra lontana miglialia di chilometri così
lontana così vicina.
Tutrakan, Tuturcaia, la sua fortezza, rimarranno per me un
miraggio, una meta impossibile da raggiungere, almeno questa volta.
Se vorrò un
giorno raggiungere Tutrakan dovrò scegliere altre vie, la più facile è
attraversare il Danubio a Calarasi, raggiungere Silistra e da li Tutrakan per magari guardare Oltenita per vedere l'effetto che fa.
Deluso dalla visita al porto di Oltenita mi avvio
stancamente verso la strada con l'obiettivo di ritornare verso il centro e
mangiare qualcosa.
Di fronte ad un edificio malandato ci sono il proprietario
del ristorante (che nel frattempo ha chiuso) e una solitaria guardia di
frontiera. Dubito che da Oltenita siano passati migranti provenienti dalle
drammatiche terre Siriane e chissà forse non avrebbero trovato granchè
resistenza. L'uomo sembra sconsolato e triste, e conferma la sua tristezza
quando gli chiedo, ancora a conferma, dov'è il porto turistico, spalancando le
braccia e guardando al cielo esclama : " Here... tourism no good".
Sono le 14 più o meno il prossimo treno per Oltenita è tra
meno di 40 minuti, ce la posso fare a passo velocissimo, saltando il pranzo, e
allora mi avvio veloce sullo stradone, il sole che batte forte e nella mente
quella scena del film "I nuovi Mostri" quando il personaggio
aristocratico interpretato da Alberto Sordi racconta al "malconcio"
del suo giro in barca a vela in solitario: "E così compii quest'impresa. Feci il navigatore solitario. Giorno e
notte, fra cielo e mare, mare e cielo. In questa natura, padrone del mondo. Lei
non sa cosa vuol dire il navigatore solitario. Solo, nell'immensità del mare,
in assoluta meditazione, a contatto della natura più pura, è allora che
capisci... quanto sei stronzo, a compiere queste imprese, che non servono a un
cazzo. ".
Ma in fin dei conti valeva comunque la pena essere arrivato qui.
Nel viaggio di ritorno verso Bucarest passano veloci dai vetri del treno, piccole e
scalcinate stazioni, carretti trainati dai cavalli, persone intenti in chissà quale attività.
Un mondo ad altra velocità che comunque andava raccontato e chissà che qualche malato della
sindrome di wanderlust non si trovi un giorno a Bucarest e non decida di
partire dal Sud di Titano verso il Danubio e trovi in queste righe lo stimolo a scoprire quel che si nasconde dietro l'insolito viaggiare.
Drum bun (Buon viaggio)
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