Eccoci al primo appuntamento con questa “collana”, Piccole Guide per Grandi Viaggiatori,
viaggi in luoghi insoliti o in luoghi conosciuti ma visti da altre angolazioni
o proposti attraverso percorsi alternativi.
Mi piaceva iniziare con un luogo a me molto vicino, in cui
ho vissuto, ancora vivo, e spero di vivere sempre perché li sono forti le mie radici,
la mia città natale, la Perla del Tirreno, Gaeta.
Ecco però che subito devo fare una precisazione, a Gaeta in
realtà non ci sono nato, sono nato a pochi chilometri di distanza, a Formia che
condivide con Gaeta il meraviglioso Golfo, questo perché l’ospedale non c’era
ancora a Gaeta e quindi si nasceva un po’ più in la.
Tranne quelle poche ore in cui ho visto la luce, il mio
legame con Formia è stato sempre molto labile
se non in qualche caso addirittura conflittuale. Il campanilismo tra
Formia e Gaeta, infatti, è ben radicato e si esprime in varie forme che, però,
in questa breve riflessione preferisco non approfondire.
Vi lascio con il titolo di una canzone di Andrea Parodi,
soltanto omonimo dell’indimenticabile voce dei Tazenda , il quale ha colto una
parte del rapporto tra le due città del
Golfo, “Formia ha Gaeta ma Gaeta Formia non ha”.
Eppure Gaeta dipende eccome da Formia, è li che arriverete
con il treno se vorrete giungere da Napoli o da Roma (1.30 m. c.a. da Roma, 40
m. da Napoli, treni permettendo) ed è sempre lì che dovrete prendere il bus del
Cotral che vi porterà a Gaeta.
Perché Gaeta che ora più o meno ha un Ospedale, prima aveva
una ferrovia, la famosa “Littorina” che collegava Formia con Gaeta
(inizialmente collegava Sparanise nel casertano con Gaeta), una delle linee
dismesse che da tempo viene ripensata e riproposta senza successo.
Per chi vuole, si può prendere un buon caffè al Bar Old Station che è ospitato proprio
in quella che era la Stazione di Gaeta.
Ma il viaggiatore arrivato a Gaeta cosa trova? Quali sono le
attrattive della città?
Iniziamo col dire che dipende dal periodo dell’anno in cui
viaggiatore si reca sulle rive del Tirreno.
In estate potrà godere della bella spiaggia di Serapo,
dell’animazione (scarsa) dei locali a “Montesecco” e visitare alcuni monumenti
e Chiese aperte al pubblico.
In inverno se trova qualcosa aperto può visitare i monumenti
e le chiese che segnano in modo mirabile il territorio gaetano e farsi una
bella passeggiata sulla spiaggia seguendo i movimenti del mare d’inverno in
quasi completa solitudine.
Comunque, sia estate o inverno, un buon punto di partenza
per una passeggiata a piedi è la cosiddetta “Piazza Roma” e in particolare lo
storico Bar Triestina.
Seguendo il lungomare, superato il Comune e il Circolo
Nautico, il viaggiatore potrà attraversare l’antica porta della città, quel che
resta dell’antica cinta muraria, abbattuta negli anni settanta dal sindaco
Corbo per dare “luce “ alla città, ma che da allora è stato fonte di polemiche
mai sopite.
Superata la Porta , a sinistra si trova una cappelletta
antica e subito dopo la tanto famosa/famigerata Base Nato. Il rapporto con gli Alleati delle Forze Italiane (AFI sulle targhe) e i gaetani è sempre
stato ambivalente. Odiati per il fatto di essere visti da molti (soprattutto
dai più giovani) come occupanti indesiderati, in realtà in qualche modo,
affittando case e comprando (poco visto che avevano i loro spacci), in qualche
modo muovevano l’asfittica economia gaetana soprattutto nei mesi invernali.
Seguendo ancora il lungomare si trova sulla destra la bella
e antica Chiesa dell’Annunziata che
vale davvero una visita soprattutto per la Cappella
d’Oro dove Pio IX statuì il dogma dell’Immacolata
Concezione. Affianco alla Chiesa l’ex Caserma
Cosenz ora divenuto il Palazzo della Cultura, che pochi sanno essere stato
uno dei luoghi in cui sono stati “ospitati” per qualche tempo persone che erano
state costrette a lasciare tutto e che vennero spesso rifiutati anche dai
propri connazionali, i profughi provenienti dall’Istria e la Dalmazia. Vale la
pena soffermarsi a leggere la targa apposta vicino alla porta d’ingresso, per
ricordare e rivivere una triste storia di emigrazione forzata.
Superata la Chiesa si arriva nel cuore della città vecchia, Piazza Traniello, dove affianco ai
giardini giace, ahimè completamente abbandonato, il bel palazzo della Gran Guardia.
Se si supera il Bar
Bazzanti (ma vi consiglio di fermarvi per un caffè dalla mia amica Barbara,
il caffè è buono e la cortesia e il garbo lo rendono speciale) si prosegue
verso una piazzetta dove si trovano alcuni buoni ristoranti e il Palazzo De
Vio, sede del Museo Diocesano.
Alle spalle del Museo la Cattedrale
da poco restaurata e riaperta al pubblico, con l’antico campanile, e i segni di
una lunga storia, sono evidenti al suo interno i legami con i Borbone.
Superata la cattedrale si arriva la porticciolo e alla base
della Finanza di Mare, si può visitare la piccola Chiesa di San Giovanni a Mare, che prende il suo nome dal fatto che
il mare in tempi antichi entrava direttamente dentro la chiesa. Quando la
visiterete, infatti, potrete notare come il pavimento sia leggermente in
discesa e come ricordi l’entrata delle rimesse delle barche.
Ritornando verso Piazza Traniello seguendo il mare, potrete scegliere se salire su Monte Orlando
o rifare il percorso inverso che vi riporterà direttamente verso il borgo di
Elena che è ora il centro vero e proprio di Gaeta.
Se decidete di salire le scalette che vi portano in alto
potrete scegliere se dare uno sguardo ai due Castelli Angioino e Aragonese o voltando a sinistra proseguire
verso la bella Chiesa di San Francesco,
un falso gotico da cui si può vedere una delle viste più belle dell’intero
Golfo.
Proseguendo sulla stradina che costeggia la collina potrete
ammirare alcune piccole chiese purtroppo
quasi tutte abbandonate che raccontano storie e leggende della città.
Entrati nel Parco
Regionale di Monte Orlando potete scegliere se salire fino alla vetta e
scegliere uno dei percorsi storico-naturalistici creati dall’Ente Parco per la
valorizzazione del patrimonio storico culturale del Monte e quindi arrivare
fino al Mausoleo di Lucio Munazio Planco,
visitando nel percorso le antiche polveriere
e il Museo storico, oppure
visitare direttamente il Santuario della Montagna Spaccata, da
cui si vede Gaeta tra i due mari, e dove si viene a conoscenza di una delle
pagine leggendarie della città.
Dice la leggenda che un moro che non credeva che la montagna
si fosse spaccata nel momento in cui Gesù gridò sulla Croce, con disprezzo mise
le dita nella parete che divenne molle lasciando indelebile il segno della sua
mano.
La mano del turco e la Grotta
del Turco, dove approdavano i
saraceni, sono luoghi pieni di leggenda, storia e fede.
Scendendo da Monte Orlando si entra nel Borgo extra mura di Elena, da dove è iniziato il vostro
percorso.
Vi consiglio di percorrere l’antica via Indipendenza e perdervi nei vicoli, seguendo le voci e gli
odori, assaporando la vita quotidiana che ancora oggi vive di
ritmi molto più rilassati.
Se si lascia Gaeta in macchina e si prende la Flacca in direzione Sperlonga si
potranno ammirare alcune delle più belle spiagge
del litorale pontino.
Le Spiagge
dell’Ariana, dell’Arenauta e di San Vito si susseguono l’una dopo l’altra
delimitate da scenografiche falesie. Per scendere sulla bella spiaggia dell’Arenauta si devono scendere centinaia di
ripidi scalini, ma ne vale la pena, quella che vi troverete davanti è una
spiaggia che poco ha da invidiare alle spiagge oceaniche dell’Alentejo
portoghese.
Superata la spiaggia di san Vito, si scende verso la Piana di Sant’Agostino, uno dei miei
luoghi dell’anima.
Tra queste dune ho passato gran parte della mia infanzia e
adolescenza, scoprendo il mondo nella sua complessità e vivendo in un paradiso
che difficilmente è riproducibile.
Passeggiate sulla lunga spiaggia facendovi cullare dal suono
delle onde, magari fermatevi a prendere un caffè a Uso di Mare , che oltre ad avere un ottimo Ristorante è divenuto in
poco tempo uno dei pochi luoghi della Movida notturna.
Oppure se vi piacciono le arrampicate dopo aver mangiato dal
Bar da Guido un pezzo della famosa Tiella gaetana, una torta rustica che
può essere di terra o di mare, a seconda che il suo ripieno siano i polipetti o
la scarola, o le zucchine col formaggio e le uova o … le varianti sono davvero
infinite, guardate il mare dall’alto della falesia.
Vi ho messo un po’ di curiosità? Spero di si.
Questa prima guida è un primo assaggio, le altre saranno più
“estreme”, volevo però iniziare con un approccio quasi usuale e narrare un
luogo quasi come lo narrerebbe una guida “ufficiale”.
Mi rendo conto di quanto sia difficile però scrivere del
luogo in cui si è nati, restare il più possibile esterni a qualcosa di
“interiore”, tenerne fuori la politica e le problematiche sociali e soprattutto
limitare i riferimenti a locali, bar e attività che sono anche di persone molto
conosciute. I pochi bar e ristoranti citati sono legati alla mia vita e sono
stati citati solo per questo motivo.
Buon viaggio “easy”, dalla prossima settimana si parte per
luoghi più lontani.
Ci si sposta nel vicino Est.
Dove?
Presto lo saprete.
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