La strada per Mokra Gora è paesaggisticamente
interessante, per un tratto anche in questo caso si segue il fiume per poi
voltare verso le montagne ai confini con la Bosnia. Se invece si prosegue in direzione di Zlatibor si arriva, dopo
circa cinque ore ,direttamente alle porte della capitale del Montenegro,
Podgorica.
Prima di arrivare a Mokra Gora si attraversa
il piccolo paese di Kremna patria di profeti, Milos Tarabic e il più conosciuto
Mitar Tarabic di cui si possono ancora visitare le tombe nel cimitero
cittadino.
Più avanti si trova la prima stazione della
leggendaria strada ferrata a scartamento ridotto Uzice – Vardiste che collegava Belgrado a Dubrovnik,
in attività fino al 1974 e poi recuperata in alcuni tratti come ferrovia
turistica all’inizio del 2000.
La sua storia si incrocia con quella di Emir
Kusturica e la sua Utopia, ma ne parleremo approfonditamente, ora è il tempo di
una nuova istantanea.
Mokra Gora (Collina Bagnata) è un piccolo villaggio al confine con la
Bosnia. E’ rimasto per decenni addormentato
e abbandonato a se stesso fino al risorgere della “fenice”, la leggendaria
ferrovia dell’”Otto di Sargan”, e all’arrivo di Kusturica che ha costruito il villaggio di Drvengrad sulla collina di Mecavnik e la stazione di
Golubuci per il meraviglioso film “la Vita è un Miracolo”.
Per il festival Kustendorf , Drvengrad è tutto
pieno, così l’alloggio che mi viene assegnato è qualcosa che per me che amo i
treni ha qualcosa di davvero magico: si tratta di una delle camere in affitto
nella casetta del capostazione nella stazione di Jatare dove due volte al
giorno passa il treno turistico.
Silenzio ovunque, un ruscello che scorre
costantemente, e un panorama indimenticabile dal lucernario, peccato la luce
arrivi troppo presto e renda difficile dormire.
La ferrovia che collegava Belgrado a Dubrovnik
passava anche da Visegrad, la città del ponte di pietra reso leggendario dallo
scrittore Ivo Andric.
Per arrivare a Visegrad si supera la frontiera
con la Repubblica Serba di Bosnia presso il valico di Mokra Gora/Vardiste. Il
posto di frontiera è poca cosa, due gabbiotti e poco più, ma i controlli sono
puntuali e attenti.
Subito dopo il posto di frontiera con la
Repubblica Serba di Bosnia, due baracche nel nulla e una sbarra alzata a mezz’asta
sotto cui si passa con la macchina, si incontra la stazione dove terminava il
primo tratto della leggendaria ferrovia: Vardsite, un piccolo villaggio senza
interesse particolare.
Pochi chilometri dopo però ecco apparire
all’orizzonte l’antico e ben tenuto monastero di Dobrun, la ferrovia ci passa
accanto, il treno aveva una fermata anche li proprio a pochi centimetri dal
monastero.
Superato Dobrun la strada scende verso la
valle e verso Visegrad che mi accoglie ricoperta di nubi bianche.
Visegrad é poca cosa, una chiesa ortodossa, la
vecchia stazione dei treni in attesa di essere riformata, e il meraviglioso
ponte in pietra.
Mi domando: se Kusturica non avesse costruito
in un ansa del fiume la città di pietra di Andricgrad nel suo sogno di utopia e
grandezza, per che cosa una persona
dovrebbe farsi chilometri di viaggio? Basta davvero il ponte? E’ innegabile ,
al di là di ogni valutazione politica, che le “creazioni” di Kusturica in
queste zone di confine hanno dato una svolta importante al turismo. Penso si
possa parlare senza esagerare di ” Kustuland”
la terra di Kusturica, una terra di
legno, pietra, celluloide e utopia.
Di ritorno, al posto di frontiera tra
Repubblica Serba di Bosnia e Serbia, al
poliziotto basta guardare la targa della macchina per farci passare senza neanche
controllare i documenti. La macchina ha targa serba, forse questo ci rende
parte di una fratellanza di confine.
Kustendorf e la sua magia riempiono i giorni
successivi, tra musica e film che
difficilmente si potranno vedere nelle sale ma che sono specchio di nuove e
vecchie magie e perché no spaccati della malvagità e della violenza quotidiana.
Ma anche di questo ne parleremo a parte, difficile contenere tutto in
istantanee di viaggio.
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