Il viaggio in terra balcanica stavolta inizia dall’aeroporto
di Belgrado dove arrivo dopo uno scalo tecnico a Zurigo.
La città mi accoglie con il suo solito traffico, il fumo di mille sigarette e l’odore penetrante del
carbone che riempie l’aria.
L’Hotel Beograd è “old
communist slyle”, essenziale, forse mai rinnovato, tranne la camera che mi
viene assegnata, dipinta di fresco ma davvero con poca maestria. Forse gli
sbuffi di vernice sono stati lasciati apposta per dimostrare la recente riforma
degli ambienti.
La sera a Belgrado è incredibilmente calda, è un inverno
atipico, ben 11 gradi. Il bel tempo consente di percorrere le mura e i giardini
della Fortezza Kamelegdan di notte. Luce
e viste spettacolari sulla città e i due fiumi.
La sera a cena il luogo prescelto è la storica Kafana ?, forse diventata piuttosto
turistica, ma i piatti sono abbondanti e il vino buono. La musica in sottofondo
concilia con il mondo.
La notte passa in fretta e arriva il mattino e via in macchina
verso Mokra Gora e il Festival di Kustendorf.
Uscendo dalla tangenziale belgradese, all’uscita per Cacak ,
una folla immensa e un immenso prato pieno di macchine usate. La polizia fa
viabilità, tante le persone che cercano di fare un affare. La scena si ripete
più volte sulla strada. La domenica del villaggio.
Fino a Cacak, conosciuta precedentemente con il nome di
Gradac , la strada scorre proponendo pochi punti di interesse.
Superata Cacak , la strada verso Uzice è invece ricca di
punti di interesse paesaggistico e culturale.
La strada segue le gole e il letto del fiume Detinja . E’
una zona che ha un profondo legame con la storia della chiesa ortodossa, sono almeno una decina le indicazioni che segnalano
la presenza di antichi monasteri.
Si arriva ad Uzice
città dei partigiani. Liberata nel 1941 fu proclamata centro del territorio chiamato “Repubblica di Uzice”
. I partigiani riuscirono a mantenerne il controllo per 67 giorni fino a quando
i tedeschi la presero operando una tremenda rappresaglia. In ragione di questi
avvenimenti la città passò a chiamarsi Titovo Uzice nome che mantenne fino al
1992. Uzice è l’unica ad avere avuto in una sua piazza la statua di Tito. La
seconda era posta in una piazza della sua città natale. Ora giace nel piccolo
ma interessante museo della città dove si narra anche della strenua resistenza
della Repubblica partigiana di Uzice.
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