sabato 17 dicembre 2011

I treni dell'infanzia

La prima immagine che ricordo dei treni risale alla mia infanzia. Di fronte casa mia è ancora esistente la parte finale della via ferrata che portava alla piccola stazione di Gaeta, ora trasformata in un bel bar, Old Station. Ho avuto la fortuna, quando ero ancora molto piccolo di vedere gli ultimi treni merci passare sotto casa, prima della chiusura definitiva della vetreria. Anni prima il treno collegava Formia a Gaeta passando per le colline di Itri sui leggendari "25 ponti". Ancora andando più indietro con la memoria storica la ferrovia legava Gaeta a Sparanise in provincia di Caserta. Col tempo divenne un "ramo secco", una di quelle linee secondarie da eliminare con tutta la sua storia e le sue piccole storie di vita quotidiana.
Altre immagini, altri treni. L'ho già accennato mio padre navigava, e quando era possibile mia madre ci portava in treno nei porti dove la nave  approdava. Posso dire di aver visitato gran parte dei porti italiani nella mia infanzia, e qualche porto europeo e extraeuropeo. Sono addirittura sbarcato a Novorossiski quando ancora faceva parte dell'Unione Sovietica. Ma questa è una storia che racconterò in un altro capitolo. Prendevamo questi treni ,spesso notturni, che ci portavano a Genova a Taranto, Milazzo, Ancona, Sarroch (via nave naturalmente) e tanti altri. I treni allora si chiamavano "rapido" "espresso" e "locale", e se devo associare un colore ai treni direi il marrone. Marrone i sedili, marrone le locomotive, gli scompartimenti. E poi so che molti non ci crederanno (Clara si diverte spesso a prendermi in giro) ma io ho visto anche gli ultimi "accellerati". Da Wikipedia apprendo che i treni accellerati erano individuati con una "A" sull'orario e che si chiamavano così perchè effettuavano tutte le fermate, (o quasi tutte), della linea percorsa come avveniva nel caso dei treni omnibus. Tuttavia rispetto a questi avevano una traccia oraria più stretta con fermate brevi e avviamenti veloci. Per ottenere tale scopo anche la composizione del convoglio risultava più ridotta. La categoria, che effettuava servizio regolare per viaggiatori anche su percorsi relativamente lunghi, il più delle volte era di sola 3ª classe. I convogli erano costituiti da materiale ordinario, in genere, carrozze a carrelli.
La voce di Wikipedia riporta inoltre, che intorno agli anni settanta cambiarono nome in treni locali. Io li ho visti gli ultimi ancora con le carrozze della ex 3 classe, e i sedili di legno, e ne sono orgoglioso.
Dei tanti viaggi dell'infanzia e dell'adolescenza ricordo un viaggio lunghissimo verso Taranto, e uno ancora più lungo verso Barcellona con cambio del treno ad Irun sui Pirenei. Impossibile dimenticare la prima stazione dopo il confine spagnolo "Colera".
Un altro lungo viaggio fu quello che la Parrocchia di cui facevo parte organizzò per Lourdes, penso di non aver detto mai più così tanti rosari in vita mia.
Anche un grande viaggio a Vienna con la neve sta emergendo a fatica dallo scrigno dei ricordi ma chissà quanti altri restano nascosti nei labirinti della memoria.
Dopo il mitico viaggio a Barcellona e i miei diciotto anni, paradossalmente quasi scompaiono le mie memorie di viaggio, mentre molti iniziavano a viaggiare in interail, io, forse a causa dell'università, perdevo la mia voglia di viaggiare.
Ma nell'estate del 1991 doveva accadere qualcosa che avrebbe inevitabilmente cambiato la mia vita e la mia percezione del viaggio e della diversità: arrivarono i cecoslovacchi e soprattutto le cecoslovacche.





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