25 anni da Srebrenica
25 anni di Srebrenica
25 anni con Srebrenica
25 anni contro Srebrenica
25 anni di ricerche personali
alla ricerca di un senso
25 anni di rivisitazioni
25 anni di negazioni
25 anni di altre verità alcune
con qualche base storica e fattuale (poche in verità)
25 anni sono passati da quei giorni
terribili che avrebbero cambiato del tutto la percezione di noi vicini
mediterranei di quanto stava avvenendo a
pochi chilometri.
Non che Srebrenica sia la sola,
anzi, in questi anni di studi e ricerca ho rilevato l'esistenza sul solo suolo
bosniaco di altre 143 stragi, eccidi, esecuzioni, scontri a fuoco, stupri e
violenze di massa.
Ma chiaramente Srebrenica fu il
punto di non ritorno.
Si può pensare quello che si
vuole intorno a Srebrenica (ma comunque bisognerebbe avere rispetto sempre
delle vittime e dei loro congiunti che hanno perso un bene sacro) ma nonostante
mi sia avvicinato alle ragioni degli altri, e che quanto accaduto l'11 luglio
del 1995 debba essere letto all'interno di una serie di atti di violenza (a
volte perpetrati da entrambe le parti) , in una sorta di drammatica
processualità che ha portato all'ultima devastante violenza (in un intervista
concessami nel novembre 2018 anche Jovan Divijak ha parlato di Srebrenica come
"processo"), ci sono delle cose su cui nessuno potrà farmi cambiare
idea.
Ad esempio nessuno mi può far
pensare che quella strage i musulmani di Bosnia se la siano fatta da soli.
Ci sono dei responsabili
accertati a livello storico, processuale, giuridico e testimoniale, ci sono
video e documenti e ci sono 8.000 e più morti.
Ecco, sul numero dei morti si
basa molto del revisionismo intorno a Srebrenica.
Sono stati davvero più di 8.000,
sono forse più di 10.000? Oppure come riportano alcuni articoli e qualche libro
contro, molte di quelle ossa non sono di uomini e donne morte a Srebrenica, ma
addirittura di persone morte fuori del territorio bosniaco e poi fatte
ritrovare in luoghi imprecisati? Un recente articolo di giornale denuncia che
ben 73 persone sepolte a Srebrenica sarebbero in realtà ancora vive.
Può una disputa veramente triste
sul numero esatto dei morti sminuire un genocidio?
E' vero però che Srebrenica non è
stata solo l'11 luglio. Se guardiamo alla terribile timeline , al susseguirsi
degli eventi dal 1992 al 1995 nell'area di della città dell'argento e che chi
vuole può ricostruire andando a visitare il Museo di Srebrenica a Sarajevo, molto
è accaduto prima di quel fatidico giorno, e cose terribili sono state commesse
da entrambe le parti.
E qui entra in gioco la
controversa figura di Naser Oric, criminale di guerra per i serbi di Bosnia,
resistente e protettore per gli uomini e donne di Srebrenica, figura però poco
limpida sempre in bilico tra criminale ed eroe.
Le milizie di Naser Oric hanno
commesso delle stragi documentate anche dalle autorità internazionali, e allora
perchè Oric non è stato ritenuto colpevole dal Tribunale dell'Aja?
Che abbia prevalso nei giudici la
visione di Oric quale resistente, quale protettore della sua gente assediata?
Che si sia visto in lui e nei
suoi una sorta di milizia partigiana?
Tutto sta nello stabilire chi era
l'aggressore e chi il resistente, a mio parere ruota tutto intorno a questo.
E se ci basiamo sulle prove
testimoniali e documentali fornite, gli
aggressori erano le milizie dei serbi di Bosnia, gli assediati, i bosgnacchi di
Srebrenica.
Per colpa della scelleratezza,
della disumanità e della malvagità di persone che hanno un nome e cognome , la
Serbia, incapace di venire a patti con questo recente passato doloroso, si è
ritrovata a rivestire il ruolo ingombrante del capro espiatorio. E ancora oggi per quanto avvenuto in Bosnia
dal 1992 al 1995 e per la difficoltà ad ammettere ufficialmente le
responsabilità di politici e militari, la Serbia sembra sempre più lontana
dalla UE.
Srebrenica è stato il motivo che
mi ha spinto a viaggiare in Ex Jugoslavia, e nel mio viaggio verso il cuore di
un paese che non esiste, la Federazione di Bosnia ed Erzegovina, ho imparato a
rispettare il dolore e la storia dell'altro.
E ancora oggi mi dispiace che
persone di gran cuore nei confronti dello straniero ( mai mi sono sentito
rifiutato o abbandonato in alcun paese della ex Jugoslavia) non riescano ad
aprire il proprio cuore a persone che fino a pochi anni prima consideravano
fratelli e vicini e con cui condividono una lingua, una storia comune, gli
stessi grandi riferimenti culturali.
Ma forse è ancora presto,
venticinque anni sono pochi, visto che noi italiani ancora adesso non riusciamo a
venire a patti con i nostri fantasmi.
E' ancora presto per la
storicizzazione di un immenso dolore.
A Srebrenica è morta la Jugoslavia
, è morta la UE, è morta la Nato, è morta la nostra innocenza, è morta la
sinistra radicale che ancora adesso non riesce ad accettare che quello
perpetrato è stato un genocidio, e non un mero atto di rappresaglia nei
confronti di eventi accaduti nei giorni precedenti.
E' morta la Serbia, anche se non
lo ammetterà mai.
E' morta (se mai è nata) la
Bosnia Erzegovina.
Srebrenica è il terribile archetipo
che incarna in se tutte le stragi avvenute tra il 1992 e il 1995 in ex
Jugoslavia.
E da Srebrenica (volente o
nolente), e dal dolore di donne come
Dzeva Avdic dobbiamo partire per dare un
senso a quanto accaduto.
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