sabato 10 gennaio 2015

Gaeta, la Pallamano, I Balcani e il grande Pavle Jurina

Stasera guardavo di nuovo la bacheca del grande Pavle Jurina, grande per noi che in un modo o nell'altro abbiamo amato e amiamo quel piccolo grande sport che è la Pallamano. Uno sport che per Gaeta è stato ed è motivo di orgoglio e di nascita di legami forti che neanche gli anni riescono a troncare.
Pavle Jurina era il Maradona dei Balcani, lo Zico della Pallamano, era un uomo di poche parole, dal tiro incredibilmente forte.
Ho alcuni ricordi legati a lui che non dimenticherò mai: un paio di tiri parati in qualche allenamento in cui noi giovani venivamo aggregati ( se lo ricordo mi fanno mare ancora le mani e i polsi) e un breve viaggio in macchina con lui verso Fondi per una delle tante partite giovanili, uno dei tanti derby.
Ricordo le sue parole, i suoi consigli, la sua pazienza, non sono mai stato un grande giocatore Pavle, ma non potrò mai dimenticare le tue lezioni.
Pavle Jurina, ma ancora prima Pero Veraja, poi ancora Mrkonia, erano per noi ragazzini delle specie di eroi, venivano da quella "lontana" Jugoslavia, dove la pallamano era il secondo o terzo sport non l'ultimo o quasi come in Italia, ed erano duri e puri, delle vere rocce, esempi da seguire.
Ed erano il legame con un mondo "fantastico" quella Jugoslavia di Tito che noi a Gaeta immaginavamo attraverso di loro.
Attraverso loro e il repentino ritorno in patria di alcuni di loro all'inizio degli anni 90 abbiamo saputo che in Jugoslavia c'era una guerra, una guerra vera e che forse quei ragazzi non sarebbero più tornati.
Penso che sia stato proprio allora che è nato il mio interesse per il Balcani, dov'era questa incredibile Bjelovar, la culla della pallamano jugoslava, quand'era grande questa città?
Ne è passato di tempo da allora, e i Balcani sono sempre più presenti nella mia vita, e ancora devo visitare Bjelovar che nel frattempo è divenuta città croata.
Ma quel passato mitico rimane nel mio cuore.
Ieri sfogliavo i due meravigliosi volumi sulla storia della Pallamano a Gaeta, quante emozioni, quanti volti di persone incrociate sul campo, vissute, amate.
E oggi sono qui a ricordare non solo un uomo, un campione, ma un'idea, un sogno, che ancora oggi fa parte della mia città e che lega la mia città da sempre al mondo, la Pallamano.
A tutti quelli che l'hanno giocata e ancora la giocano a tutti i livelli, che l'hanno vissuto e la vivono dagli spalti, che sperano come un miraggio che un giorno ci sia il famoso Palazzetto, a tutti quelli che ancora seguono uno degli sport "ultimi" della nostra Italia, questo è per voi.


1 commento:

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