sabato 25 gennaio 2014

27 Gennaio 2014. Viaggio nella Memoria. L'infinito prato di steli bianchi. Ricordando Srebrenica

Come accade da alcuni anni a questa parte, quando si avvicina il Giorno della Memoria,  ho preso la buona pratica di visitare un luogo che perpetui purtroppo la memoria di quanto può essere terribile e disumano l’uomo. E’ necessario che questi luoghi esistano, che questi memoriali vivano, perché molti che hanno purtroppo subito la barbarie stanno morendo e le voci pian piano si spengono.
Lo scorso anno ero stato a Mauthausen, una camminata di 5 km a piedi nella neve dalla stazione fino al Campo di Concentramento, poca gente, qualche zingaro. E già perché ci si dimentica spesso che i rom hanno subito lo stesso tragico destino degli ebrei  e degli omosessuali e dei testimoni di Geova.
Ma quest’anno mi sono spinto in altri territori complice anche la partecipazione al Festival di Kustendorf sulle montagne tra Serbia e Bosnia.
A 43 km da Mokra Gora dove si tiene il festival , c’è Srebrenica.
Srebrenica è stata ed è per me un vero e proprio tormento, una ossessione, fin da quando, dopo troppo tempo qualcuno se ne accorse e iniziò a proiettarne le immagini in Tv.
Non voglio parlare di che cosa è successo a Srebrenica, nonostante tutto si è scritto molto e anche in maniera revisionista. Anche in questo caso per alcuni sembra quasi che ci siano stati una serie di strani suicidi di massa più che degli eccidi. Ma forse queste persone non hanno mai visitato Srebrenica.
Arrivare a Srebrenica non è semplice. La via più diretta è da Sarajevo o da Tuzla. Da Belgrado partono dei pullman ma arrivano a Ljubovija e li si fermano.  C’è il confine, bisogna cambiare mezzo.
Per raggiungere Srebrenica da Mokra Gora non ci sono mezzi diretti e i 43 km potrebbero divenire 400, ma ho una macchina, peccato che abbia targa serba, non ci avevo pensato, ma ne parleremo tra breve.
Da Mokra Gora si attraversano le belle montagne dei Monti Tara fino ad arrivare ad un paese sulle rive della Drina Baijna Basta, da li verso Ljubovija la strada corre in parallelo alla Drina, il grande, pulito, storico bacino d’acqua che divide la Bosnia, meglio la Repubblica Serba di Bosnia, dalla Serbia. Pochi i punti di attraversamento del fiume per centinaia di chilometri, cosicché piccoli paesi si guardano da sempre senza mai incontrarsi, come la metafora di quanto accaduto. La distanza è tanta tra queste due sponde e si sente nell’aria nel cielo, nella natura.
A Ljubovija, superato il paese, se si svolta verso sinistra si finisce direttamente davanti alla sbarra della frontiera. Un caseggiato con poche pretese dove anni prima la frontiera non esisteva, il controllo è accurato approfondito. Non c’è cordialità, solo indifferenza.
Si passa dall’altro lato attraversando un vecchio ponte in ferro che ricorda quelli di Eiffel, vecchio in tutto, quasi fa paura.
Il posto di frontiera della Repubblica Serba di Bosnia è ancora più malmesso, quasi artigianale.
Controllo dei documenti , poi il poliziotto mi chiede se vado a Sarajevo.
No, gli dico, vado a Srebrenica a visitare il Memoriale.
Mi guarda e sorridendo mi dice: “Good luck”. Rimango interdetto, era solo un modo di dire o davvero ho bisogno di fortuna?
Superato il posto di blocco girando a sinistra si è già nel territorio di Bratunac uno dei luoghi sfortunati di questa aspra terra. Bratunac, quando ci penso non posso non pensare allo spettacolo “ A come Srebrenica” e a come Roberta Biagiarelli pronuncia il nome scandendolo “Bra- tu – nac”. Se non l’avete mai visto lo spettacolo vedetelo è qualcosa che vi lacera il cuore.
Ed è una terra lacerata quella che attraverso, umiliata e offesa, in cui ancora sono chiaramente visibili i segni della guerra e della barbarie. Decine di case sono ancora da ricostruire e riesco a vedere solo quelle sulla strada principale, figurarsi quelle nascoste sulle colline.
Bratunac è polverosa, caotica, ci sono taxi ovunque che sostituiscono un carente servizio di bus collegando la città alle sue frazioni.
Qui in occasione della commemorazione del massacro di Srebrenica si è tenuta la contro manifestazione dei negazionisti serbi.
Perdo la strada, chiedo in giro, alcuni fanno quasi finta di non sapere dov’è Srebrenica.
E guardano quasi tutti la targa della macchina e spesso non sono sguardi benevoli, un ragazzo mi grida qualcosa mentre passo, riesco a capire solo la parola “Serbia”. Inizio a sentire un disagio sempre più forte mi sento quasi in obbligo di dire: “Sono straniero io non c’entro niente”, ma mi limito a pensarlo.
Qui la memoria e la divisione sono ancora terribilmente forti e ci sono mille memorie da ricucire.
Ritrovata la strada, dopo un chilometro scarso si arriva a Potocari il luogo in cui è situato il Memoriale.
Potocari è un altro dei luoghi della vergogna, il luogo in cui c’era la base dei caschi blu olandesi che non solo non riuscirono a fermare il massacro ma quasi senza volerlo diedero una mano a renderlo ancora più grottesco.
Il Memoriale è tutto nelle foto che tra poco vedrete, un immenso prato di steli bianchi e poco altro. E silenzio e dolore.









Srebrenica, la città dell’argento , srebro significa argento in serbo-croato, è li a pochi km. Sono indeciso se andare,  cosa posso trovare? Che effetto avrà su di me? Cosa può dirmi di più che già non dica questo prato infinito di steli bianchi?
Decido di andare, la attraverso in lungo e in largo , andata e ritorno in silenzio, guardo la gente, la gente mi guarda e ogni tanto guarda la targa. Ragazzi giocano a calcio per strada non si spostano quando sto per passare. Cerco l’antica Srebrenik, ma trovo il sito archeologico chiuso. Volevo un po’  di cultura per stemperare i turbamenti.
Vado via attraverso di nuovo questa terra desolata così lontana ancora da almeno una “finta pace”.
Poi, è incredibile a volte lo spirito umano, nella mia ricerca di qualcosa di culturale, qualcosa che ricordi la storia antica dei luoghi, cerco una necropoli in cui ci sono gli stecci dei bogomili, tombe medievali caratteristiche della Bosnia.  Non la trovo,  ma poi fermo in macchina ad un semaforo mi chiedo, con tutti questi morti che senso aveva  visitare una necropoli ?
Pochi chilometri mi separano dalla frontiera e dal viaggio di ritorno verso Belgrado seguendo la Drina.

Non dimenticate Srebrenica, non possiamo lasciarla sola.

venerdì 24 gennaio 2014

Kustendorf 2014. Alcune riflessioni a margine !!!

Da poche ore è finita la settima edizione del Kustendorf festival creato e organizzato dal "professore" Kusturica sui monti che da qualche tempo sono divenuti la sua patria elettiva. 

E' difficile spiegare cosa significa vivere il festival Kustendorf a chi non è mai stato per la sua unicità.
prima di tutto il luogo. Un villaggio in legno creato da Kusturica in occasione delle riprese di uno dei suoi film più belli "La vita è un miracolo" ai confini tra la Serbia e la Bosnia in cui è nato ma che a torto o ragione sembra averlo cancellato. Alcune sue scelta sono state discutibili e probabilmente ha preso fin troppo la parte dei "colpevoli", ma sta di fatto che l'ostracismo nei suoi confronti è divenuto totale, tanto da cancellare anche i segni della sua esistenza anagrafica, sembra.
A Drvengrad non c'è il tappeto rosso ma gli ospiti d'onore arrivano in elicottero direttamente dall'Aeroporto di Belgrado, ad accoglierli Kusturica e la sua crew.
Non è un festival per VIP e per sfilate di moda, ma è soprattutto un festival per adetti ai lavori, per cineasti alle prime armi, per chi vuole imparare qualcosa da chi l'arte di fare il cinema l'ha imparata sul campo.
La giornata tipo del festival inizia alle 11.00 con il primo film, quest'anno una retrospettiva di cinema new wave americano a cui segue in alcuni casi un workshop curato da alcuni importanti registi tra cui lo stesso Kusturica.
Dopo una pausa è il momento dei film facenti parte della categoria "New Authors" che propone film di nuovi autori provenienti in questo caso dal mondo balcanico.
Due su tutti:
- Dragan Wende di Lena Muller, Dragan Von Petrovic e Vuk Maksimovic. La storia di un ragazzo serbo che telecamera in spalla si reca a Berlino per incontrare lo zio che non vede da anni e che non è mai più tornato in Serbia. Una storia familiare bellissima e divertente. Lo zio Dragan ha fatto mille lavori ha gestito sette bar e stato in carcere e ora fa il tutto fare e l'imbonitore per un nightclub come ce ne sono tanti a Berlino Ovest. Dragan rilegge la storia di Berlino e del Muro dal suo punto di vista rimpiangendo quel muro e la possibilità che per lui e i suoi incredibili amici significava. Uno spaccato di vita Yugoslava a Berlino, quella Yugoslavia che per il nonno del protagonista è ancora esistente nonostante tutto. Lui si sente Yugoslavo e non serbo perchè è nato in Yugoslavia e non in Serbia. Un film da vedere per comprendere le mille sfaccettature di una Berlino marginale;
-Little Budo di Danilo Beckovic. Grandi attori e una gran bella e divertente storia che gioca sui luoghi comuni legati ai Montenegrini. Diciamo che potremmo in qualche modo paragonarlo con Benvenuti al Sud e seguito. La storia geniale e divertente pone in evidenza anche in alcuni casi esagerando la differenza di vedute tra i provinciali montenegrini e i "cittadini" belgradesi. Moltissimi montenegrini emigrano a Belgrado per studiare o per lavorare e spesso non tornano più, ma quanta nostalgia di casa. Divertente e interessante per chi vuole capire di più di un paese così piccolo e strano che ha adottato l'euro come moneta corrente.
Dopo una ulteriore pausa, e un buon caffè locale,  alle 17.00 è il momento del film facente parte della sezione Contemporary Trends in cui quest'anno sono stati presentati alcuni film notevoli.
Tra tutti vorrei segnalare:
- Miss Violence di Alexandros Avranas, una storia di violenza e sfruttamento familiare basata sulla sindrome di stoccolma realmente verificatasi in Germania e trsposta dal regista in Grecia. Un padre che abusa di tutte le componenti femminili dela suo nucleo familiare tranne una delle figlie che preferisce il suicidio. Il film inzia proprio con il suicidio della ragazza nel giorno del suo undicesimo compleanno. perchè proprio l'unidcesimo compleanno? Lo si scopre nel corso del film che gioca su una inziale difficoltà nell'individuare i ruoli e le età all'interno della famiglia. Chi è la madre dei due figli piccoli? Che rapporto ha con le sue altre ragazze? un ottimo film che purtroppo no so che distribuzione potrà avere.
- Broken Night di Guillermo Arriaga il regista di Babel e Amores Perros. Un corto di appena cinque minuti, un incidente, una madre e una figlia piccola vive per miracolo e due strani ragazzi che sembrano muti e disadattati. Chi sono? Forse gli angeli della morte?
- La Grande Bellezza, ma di questo parlerò a parte.
E' ora di cena nel villaggio e mentre chi ha il pass come opsite o come studente regista approfitta dell'apposito ristorante situato nella cosidetta "Area Vip", gli altri si recano a cenare nell'unico ma davvero ottimo ristorante del villaggio. Cucina tradizionale serba abbondantissima e ottimo vino ... montenegrino. D'altronde il confine con il Montenegro qui è vicinissimo.
Alle 21.00 è il momento delle opere prime (o quasi) dei nuovi autori in concorso. E' difficile scegliere tra i venti e più corti presentati e tutti di ottima qualità anche perchè purtroppo difficilmente avranno la distribuzione che meriterebbero. Anche in questo caso però mi riservo un approfondimento in una seconda fase.
Si fa sera ed è ora della musica. La pellicola lascia il posto agli strumenti ed è davvero buona musica.
Sul palco del Kustendorf festival si sono susseguiti tra gli altri, il padrone di casa Kusturica con la No Smoking Orchestra, i Mostar Sevdah Reunion con la loro musica balcanica fusion, la banda gipsy Mahala Rai Banda e last but not least la bravissima ZAZ che in Serbia è una leggenda. La gente ha fatto la fila pazientemete e si è addirittura accontentata di ascoltarla fuori dal teatro tanta la sua fama. Buon jazz come qualcosa di più che non riesco a definire. Cercatela su Youtube ( non me ne voglia Kusturica per cui Youtube e MTV sono quasi da considerare i messaggeri del male) e ascoltatela ne vale la pena.
Dopo il concerto chi vuole può fare mattina nel bar "dei VIP" tra una birra un caffè lungo un te e tanto, per me decisamente troppo, fumo.
Vi ho incuriositi, spero di si.
Se vi va di leggere qualcosa di più sui film e vedere le gallery e i video dei workshop potete andare sulla pagina ufficiale del festival:
www.kustendorf-filmandmusicfestival.org

giovedì 16 gennaio 2014

In viaggio verso l'Utopia. Kustendorf.

Tra pochi giorni inizio un altro viaggio, l’ennesimo nei Balcani. Con il tempo mi sono spostato sempre più gradualmente verso sud est e ancora mi mancano territori che forse rimarranno non visitati.
Come nel Gennaio del 2011 l’obiettivo principale del viaggio è il villaggio di Drvengrad sulle montagne al confine tra Serbia e Repubblica Serba di Bosnia, dove il sempre più visionario maestro Kusturica ha ricostruito la sua Sarajevo, la sua Yugoslavia.
Un viaggio verso e dentro l’utopia, un viaggio che per me  è iniziato nel 2003 con i primi viaggi in Slovenia, ma che aveva radici ben più antiche, ben più profonde.
Alcuni mi chiedono perché sono così attratto dai Balcani, così legato a questi luoghi. Non so dare la risposta, nonostante tante volte ci abbia provato. C’è qualcosa di ancestrale e di mitico che mi lega e mi spinge verso questi luoghi così aspri e sconosciuti ai più. Qualcosa che fa parte di me da sempre e che ogni giorno emerge con maggiore forza. Una sorta di legame, delle radici, che sprofondano nelle altre vite che probabilmente ho vissuto.
Altrimenti non ci sarebbero ragioni sensibili.
Un lungo viaggio, dicevo, iniziato nel 2003 e che ora in un certo qual modo trova una prima conclusione su quei monti dove il visionario regista cerca di ricostruire un’idea di Jugoslavia che finisce per essere frutto di continue reinterpretazioni e polemiche anche in chiave nazionalistica.
Kusturica è un rinnegato, ha tradito la sua presunta patria, la Bosnia, per la Serbia, si è convertito alla religione ortodossa, è divenuto, forse senza davvero comprenderlo ( o forse non gli interessa), un simbolo da sbandierare ai quattro venti da parte dell’ultranazionalista presidente della Repubblica Serba di Bosnia Dodik.
Ma forse non è solo questo e dietro la costruzione della nuova città in pietra di Andricgrad nella leggendaria Visegrad narrata da Andric, e l’evoluzione e la consolidazione della città di legno di Drvengrad e il suo festival Kustendorf c’è sicuramente molto di più.
Questo è il primo post che narra di questo viaggio nel cuore dell’utopia. Un viaggio nella storia e nelle storie di più di dieci anni di viaggi.

Prima tappa Zurigo per uno scalo tecnico e per riflettere ancora un po sui Balcani e sulla natura del viaggio. 

sabato 11 gennaio 2014

L'Isola di Brumalia finalmente in e - book !!!

Cari amici balcanofili e atlantici,
in genere evito di farmi autopromozione, so cosa significa sentirsi bombardati da promozioni e consigli per gli acquisti ma d'altronde in qualche modo il mio ultimo romanzetto devo promuoverlo anche perche' devo dire ci tengo abbastanza. Qundi mi scuserete se vi rubero' qualche secondo.
Perche' degli amanti dei Balcani e dell'Atlantico dovrebbero essere interessati alla lettura dell'"Isola di Brumalia"?
Perche' il mistero che si cela nell'Isola ci porta direttamente al cuore straziato dei Balcani degli anni 90 e perche' nel contempo puo´ rappresentare l'occasione per conoscere un'isola pressoche' sconosciuta che, scoprirete nelle note, ha prestato lo scenario per questa piccola storia misteriosa.
In questo racconto c'e' tanto di quello di cui in questi ultimi anni ho parlato su questo blog e sono certo che nelle figure del Comandante, di Padre Johannes e negli Angeli Bianchi troverete dei frammenti di discorso che si sono sovrapposti su queste pagine.
E naturalmente alcune parti di me. Ogni personaggio del racconto, in fin dei conti, non e' altro che una parte di me.
Spero di avervi incuriosito.
Ecco il link dove potete acquistare la versione cartacea o l'e-book dell'"Isola di Brumalia":
 http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1044808
Buona lettura.

Beldocs festival tra memoria e attualità? E se quello che vediamo non fosse davvero "fiction"?

Si è aperto mercoledì con la proiezione di "Another Spring", film serbo in prima visione su come la Jugoslavia nei primi anni se...