Ricordo che in un film che ho avuto modo di vedere proprio
qui a Maiorca, il film israeliano “ The Machmaker” di Avi Nesher (2010) , uno dei personaggi, un ragazzino chiede al
nonno: “Ma perché è successa la guerra? Cosa erano i campi di concentramento?”
.
Il nonno lo guarda e arrabbiandosi di colpo gli risponde:
“Di queste cose in questa casa non si parla”.
La rimozione di eventi traumatici da parte non solo delle
persone (si veda il bellissimo film e il fumetto da cui è tratto Valzer con
Bashir) , ma delle intere comunità è una costante nella storia.
Connerton ha analizzato i modi in cui le società ricordano e
dimenticano in due libri “Come le società ricordano” (Armando editore) e il recentissimo “Come la
modernità dimentica” ( Einaudi).
Tra continui vai e
vieni vivo a Maiorca ormai da più di tre anni e mi stupisco sempre di più di
come tutto ciò che è legato alla guerra civile, a Franco, alla dittatura, sia visto e vissuto
come una sorta di tabù, qualcosa da non nominare, di cui non è necessario
parlare, di cui ci si deve dimenticare perché la società trovi la sua
pacificazione.
Un modo di affrontare la storia recente che fonda le sue
radici fin dal periodo storico della Transizione (la prima esperienza
democratica dopo la fine della dittatura franchista) quando, più che tentare uno scontro tra le diverse
parti, si è cercata subito una forma di
dialogo che, in realtà, ha finito per divenire il modo di affondare
gradualmente quello che di terribile la dittatura aveva creato.
La Spagna è una società di conflitti, stato contro
autonomie, autonomia contro autonomia , micro autonomie contro tutti.
Molti studiosi e anche tante persone che ho conosciuto a
Maiorca sono convinti che il non aver vissuto in modo diretto la prima e la
seconda guerra mondiale, non abbia portato alla creazione di un “sentimento
nazionale”.
Mi verrebbe da rispondere: e noi italiani che le abbiamo
vissute ampiamente sulla nostra pelle queste due guerre siamo stati in grado di
creare un “sentimento nazionale”?
Sia quel che sia, penso che ci sia un fondo di verità nella
riflessione dei miei amici maiorchini, quello che sorprende è che solo grazie
ad una causa avviata da alcuni giudici argentini, solo adesso si stia
scoperchiando il coperchio che teneva chiusa una terribile pentola a pressione
con i suoi terribili segreti.
Si deve al magistrato argentino Maria Romilda Servini de Cubria se queste storie terribili sono
uscite dal limbo in cui giacevano.
La “magistrata” argentina ha raccolto il testimone da Baltasar
Garzon che qualche anno fa (a torto o a ragione non so giudicarlo non
conoscendo bene la vicenda) fu inabilitato dall’istruire la causa presso
l’Audiencia Nacional.
La Servini prese il testimone a fronte delle querele presentate
dai familiari e nel constatare che morirono anche dei cittadini argentini tra i
tanti, aprì l’indagine.
La “magistrata” è in questi giorni a Maiorca per raccogliere
le testimonianza di alcuni figli di persone cadute e scomparse che per l’età avanzata
non possono recarsi in Argentina o a Madrid e per raccogliere le prove di DNA
necessarie per preparare una richiesta ufficiale di esumazione dei resti dalle
fosse comuni.
Sono più di 40 i
maiorchini che persero i propri genitori e nonni durante la repressione. Ma la
realtà è molto più vasta.
L’Associazione “Memoria de Mallorca” (www.memoriadelesilles.org) che
da anni lotta quasi da sola perché si abbassi il telo di silenzio sulla
scomparsa dei loro cari, ha raccolto centinaia di storie di vita e testimonianza degli scomparsi e sono
consultabili sul sito dell’Associazione.
L’associazione ha anche censito ben 44 fosse comuni che
conterrebbero ben 2.200 corpi di vittime della repressione. Di queste 24 fosse
sono nei cimiteri municipali, 12 si trovano in cunette e nei campi, 4 sulle
spiagge e altre 4 in pozzi.
Maiorca fu uno dei luoghi della Spagna in cui la repressione
fu più crudele , tenendo conto che gli scontri armati durano appena 15 giorni.
Sono molte le storie di efferatezza documentate e che hanno
avuto un grande impatto anche a livello mediatico, una ci riguarda da vicino.
Porto Cristo, è una bella e pulita località turistica, tutto
è perfetto nel paese, tanto che davvero sembra difficile immaginare che negli
anni della guerra civile, avvenne uno dei fatti di sangue più cruenti della
guerra civile nelle Baleari.
Sulla spiaggia tranquilla di Porto Cristo i repubblicani del
Comandante Bayo che tentavano di riprendere Maiorca, furono affrontati, fermati e trucidati
(vennero bruciati vivi) dalle forze di
Franco aiutate da alcuni prodi soldati italiani mandati dal nostro
fascistissimo governo in ausilio delle armate di Franco.
Erano i soldati al soldo del così conosciuto “Conte Rossi”,
e fu proprio lui a fermare l’ultima resistenza repubblicana in terra baleare.
Alcuni amici dell’isola mi hanno raccontato di come questi
italiani venissero visti dalla gente del popolo come grandi seduttori e
soprattutto percepiti come ricchi e nobili, tutti una sorta di Conte Rossi.
Molte donne si innamorarono dei soldati italiani, alcune
lasciarono la miseria dell’isola per una miseria ancora più grande quella
dell’Italia fascista.
Questo è solo un episodio di questa memoria “sommersa” che
gradualmente grazie all’opera di alcune associazioni sta faticosamente venendo
alla luce.
Un’altra storia è quella del fucilamento del sindaco
repubblicano di Palma Emili Darder.
Il primo plotone di esecuzione si rifiutò di sparare , il
sindaco era molto malato e venne fucilato su una sedia perché non aveva neppure
la forza di tenersi in piedi. Nel cimitero di Palma , affianco al Muro della
Memoria , è stata collocata una sedia che ricorda questa tragica storia.
Si scava nelle fosse comuni , in questi giorni sono stati
esumati i resti delle prime tre vittime nella località di Sant Joan , ma si
esumano corpi dai cimiteri alla ricerca non solo di desaparecidos ma anche di
bimbi comprati , sottratti e venduti.
Un’altra associazione maiorchina sta tentado di portare alla
luce un’altra parte terribile della storia recente spagnola, di cui abbiamo
triste esempi in Argentina e Cile, la terribile storia dei bambini sottratti e
venduti.
Qualche giorno fa la prima esumazione, il primo esame di
poveri resti di storia prima che diventino polvere.
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