“Questo e' soltanto un altro giorno in questo posto dimenticato da Dio. Prima viene l'amore poi segue il dolore. Che i giorni abbiano inizio. Le domande aumentano e le risposte cadono insormontabili...”.
Più o meno con queste parole inizia Love Boat
Captain una delle più intense canzoni di Riot Act, l’album dei Pearl Jam frutto
di un dolore forte e inaccettabile, una canzone magari poco conosciuta e poco
cantata nei concerti ma in cui, a mio parere, il grande poeta Eddie Vedder ha
sintetizzato la percezione del senso di vuoto che porta il dolore e la
necessità dell’amore necessario per superarlo.
Soltanto un altro giorno quindi, con il suo
dolore, con la sua pena , un giorno come tanti per molti, un giorno difficile
da dimenticare , per molti, per i tanti che vivevano tra i monti al confine tra
Bosnia e Erzegovina e Serbia.
Un altro anno è passato ed è di nuovo il
momento di ricordare Srebrenica, il dolore incommensurabile, la ricerca
incessante della giustizia, i tentativi di revisionismo o solo di ridimensionamento.
Un altro anno è passato pensando al dolore
degli altri.
Srebrenica per me, nel tempo, è divenuta
un’ossessione, che si è sempre di più accentuata invece che attenuarsi.
Neanche visitare il Memoriale di Potocari mi
ha aiutato a fare i conti con questo dolore “questions rise and answers fall insurmontable”
Molti potrebbero pensare: “ma in fin dei conti
non si tratta di un tuo dolore, è un dolore di altri , perché lo senti così
tanto tuo?”
Forse perché quando tutto è successo e per
anni ancora, l’intero mondo si perse nella sua indifferenza e forse perché
penso che tutti dovremmo essere ossessionati dal genocidio che li è avvenuto e
che si perpetua in mille e svariate forme ogni giorno, nelle mille Srebrenica
che purtroppo ogni giorno segnano il mondo.
E poi perché sono sicuro che se al posto di
migliaia di steli bianchi, fossero state piantate nel terreno miglialia di
croci bianche, lo sterminio di Srebrenica avrebbe avuto un impatto differente.
Sono morti dei musulmani, per anni poco è importato e forse ancora adesso
qualcuno ha retro pensieri.
Srebrenica rappresenta la paura che possa
accadere anche qui a pochi chilometri da casa.
A Tuzla, Srebrenica, Bratunac, oggi, più che
ogni giorno, un vento freddo e ostile attraverserà come un brivido l’animo di chi è rimasto o di chi
è ritornato in una terra desolata.
Molto si è scritto, molto nel mio piccolo, ho
scritto anch’io e ne trovate traccia nel finale di questa breve riflessione.
Ma quel che rimane è il silenzio , il
maledetto, terribile, silenzio del Memoriale di Potocari.
E’ soltanto un altro giorno che Dio manda
sulla terra e in fin dei conti quello di cui abbiamo bisogno è solo amore.
E vi auguro amore e pace e lo auguro
soprattutto, alle nonne, le madri, le figlie , figli e nipoti di Srebrenica.
Love is all you need.
Per approfondire vi invito a leggere e vedere alcune cose che ho raccolto nel corso dei miei viaggi nei Balcani, video, foto e brevi riflessioni:
https://www.youtube.com/watch?v=DqeZ1tc48nw (prima parte di un video che ricostruisce l'atto che ogni 11 del mese si svolge nella piazza intitolata ai martiri a Tuzla in memoria di tutte le vittime di Srebrenica, la registrazione video e' del novembre 2009)
https://www.youtube.com/watch?v=chuCgT2tg6I (seconda parte del video girato a novembre 2009)
http://www.balcanicaucaso.org/Reportage/Un-infinito-prato-di-steli-bianchi.-Ricordando-Srebrenica-147284 (Una mia riflessione su Srebrenica dopo la visita al Memoriale di Potocari Gennaio 2014 ospitata dal sito dell'Osservatorio sui Balcani e il Caucaso)
Love Boat Captain
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