venerdì 27 gennaio 2023
16 Kustendorf Day 2: tra riflessioni sul corpo e l'anima
Nel secondo giorno del Festival siamo entrati nel vivo della narrazione con i primi corti in competizione e con i film presenti nelle varie sezioni.
Si è iniziato, a mio parere, alla grande con la proiezione di uno dei film più importanti della filmografia di Dusan Kovacevic che riceverà in questi giorni l"Albero della vita", una sorta di premio alla carriera ma che al tempo stesso diviene un invito ad una nuova fase creativa.
The Balkan Spy è un film di sorprendente attualità, seppur girato nel 1984, che narra la parabola paranoide di un uomo convinto che il suo affittuario rappresenti un pericolo per la sicurezza nazionale. E' la narrazione della discesa agli inferi personali ma anche la stigmatizzazione di un sistema di controllo della vita tipico dei regimi totalitari il tutto in chiave comica e satirica in un mood tipicamente balcanico. Un film che ci ricorda la costruzione paranoide dei complottismi che tanto ha segnato i nostri ultimi tre anni, dalla gestione della Pandemia alla Guerra in Ucraina.
Nel pomeriggio, il film della regista giapponese Chie Hayakawa, Plan 75, ci ha portato in un futuro neanche troppo distopico, in cui il governo giapponese propone agli anziani ultra settantacinquenni una sorta di piano di uscita dalla vita, un'eutanasia di stato, un modo per non essere più un peso su una società che in qualche modo tende ad escludere chi non è produttivo.
Nel finale uno dei ragazzi che lavorano per il Plan 75, paradossalmente, si ritrova lui stesso a "traghettare" lo zio in uno di questi centri in cui semplicemente la persona scompare del tutto, visto che le stesse ceneri non vengono donate ai parenti ma riciclate come se fossero un rifiuto industriale. Il ragazzo con uno stratagemma e con l'aiuto di una dipendente filippina dell'ospedale riuscirà a trafugare il corpo dello zio nel tentativo di farlo cremare a sue spese in modo da poter tenerne le ceneri come memoria dell'esistenza del congiunto.
I temi trattati dal film si legano direttamente ad uno dei temi presentati da Kusturica nel suo discorso di apertura, quando in modo pungente ha raccontato di una nuova pratica esistente al momento quasi esclusivamente negli USA, quella del compostaggio dei resti degli amati congiunti.
Come concludeva il regista, alla fine ci si potrebbe trovare a mangiare la zia, la nonna, e perchè no, la madre o un figlio.
Mi ricorda un po' il cattolico "polvere sei e polvere ritornerai", anche se questa pratica del ritorno alla terra e della ciclicità dell'esistenza, pone molti problemi etici e teologici in paesi in cui è forte il riferimento alla Chiesa Cattolica ed Ortodossa.
Memoria o oblio?
Ritorno alla terra o "restanza" nel mondo attraverso un simbolico ricordo della vita passata?
In serata la presentazione dei primi cinque corti. Personalmente ne sottolineo un paio che tra i cinque mi sono piaciuti di più.
Il primo è Talponi del regista italo-svizzero Vanja Tognola. E' la storica ironica e surreale di una coppia con un figlio che per dimostrare ai propri vicini di essere di un certo livello sociale, si inventa una inesistente vacanza alle Bahamas. In realtà la vacanza si risolve in una vita da "talpe" chiusi nel loro appartamento in cui ritornano nottetempo, con la creazione di improbabili ricordi fotoshoppati delle vacanze. Il finale è soprendente e ci porta a riflettere su dove ci si possa spingere pur di "apparire" più che essere.
Il secondo cortometraggio che vi segnalo è quello della cineasta di origine mongola Dulman Purev-Ochir "Snow in September", la storia dell'incontro tra un teenager che vive in uno dei fatiscenti edifici di origine sovietica ad Ulaanbataar con una misteriosa donna che chiede asilo in attesa del ritorno del marito. L'incontro con questa donna cambierà completamente il suo rapporto con la sessualità e i sentimenti sconvolgendo il suo piccolo mondo.
A domani per il resoconto del ricchissimo programma odierno.
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